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Economia | 05 febbraio 2023, 07:06

Economia e crisi in provincia di Imperia: il presidente di Confartigianato Granelli "In Italia non si insegna la cultura del lavoro"

Il presidente nazionale nell’intervista al nostro giornale “Meno burocrazia, lavoratori competenti e la rivoluzione digitale sono le carte vincenti che ci salveranno”.

Marco Granelli, presidente nazionale di Confartigianato

Marco Granelli, presidente nazionale di Confartigianato

Le micro e piccole imprese costituiscono una rete fondamentale per l'economia italiana, come sanno bene i tanti imprenditori della provincia di Imperia. Spesso però sono proprio queste attività quelle più vulnerabili in momenti di crisi come quelli vissuti negli ultimi anni.

Quali potrebbero essere gli strumenti giusti per superare le difficoltà date da pandemia, guerra, inflazione, rincari delle bollette e gli aiuti proposti dal Governo possono essere risolutivi? Interrogativi che interessano da vicino il tessuto economico della riviera dei fiori e della Liguria. Ne abbiamo parlato con il presidente nazionale di Confartigianato, Marco Granelli che ha fornito una chiave di lettura sul quadro imprenditoriale e sulle sfide del domani. 

L'intervista a Marco Granelli

Agli artigiani e alle piccole imprese italiane non mancano la capacità di resilienza, l’orgoglio, la passione, la voglia di farcela. Non saremmo imprenditori se non avessimo la forza di metterci alla prova ogni giorno. Abbiamo apprezzato la volontà del Governo, espressa anche dal Premier Giorgia Meloni alla nostra assemblea dello scorso novembre, di non ostacolare chi lavora e fa impresa. La manovra economica ha dato una robusta e pragmatica risposta all’emergenza energetica ed è orientata a gettare le basi della tanto attesa riforma fiscale, a semplificare la vita delle imprese e a salvaguardare il sistema manifatturiero made in Italy. Ora i nostri imprenditori non aspettano altro che segnali concreti per rimettersi in moto, sia con misure strutturali di riduzione della pressione fiscale e semplificazione degli adempimenti burocratici, sia facilitandone l’accesso a nuovi strumenti di finanza d’impresa, alla ricerca e ai progetti di innovazione digitale e tecnologica, di transizione ecologica e di internazionalizzazione”. 

Ci sono territori o settori, che hanno sofferto di più? Quali invece hanno sofferto meno e utilizzando quali strategie?

I rincari e la carenza delle materie prime, i maggiori costi dell’energia hanno colpito gran parte delle imprese manifatturiere. Mentre il settore delle costruzioni, edilizia e impiantistica, anche grazie ai bonus edilizia, ha trainato investimenti e occupazione. A conferma che gli incentivi per il risparmio e l’efficienza energetica del nostro patrimonio immobiliare rappresentano la strada giusta sia per sostenere il sistema delle imprese sia per attuare la transizione green”.

Spesso a mancare non è il lavoro ma lavoratori formati. Cosa si può fare per superare questo gap?

“La formazione dei giovani è un aspetto sul quale si gioca il futuro del Paese ed è tra i temi che stanno più a cuore a Confartigianato. Purtroppo in Italia non si insegna la cultura del lavoro. Veniamo da decenni di politiche formative sbagliate che hanno imposto un modello educativo che contrappone il sapere al saper fare. In serie A la cultura accademica e la conoscenza teorica, in serie B le competenze tecniche e  pratiche. Risultato: le nuove generazioni non trovano lavoro e le aziende non trovano manodopera qualificata. Serve un nuovo modello di formazione inclusivo ‘a valore artigiano’. Significa formare competenze complesse che coniugano cultura umanistica e cultura tecnica. Bisogna puntare sull’apprendistato professionalizzante come fondamentale canale incentivato di ingresso nel mondo del lavoro. Per questo chiediamo che venga ripristinata la decontribuzione totale, per i primi tre anni, del contratto di apprendistato applicato dalle imprese artigiane e dalle aziende fino a nove dipendenti. In questo modo si investirebbe concretamente sulla capacità delle nostre imprese di creare competenze e di offrire ai giovani nuove opportunità di occupazione. E’ anche necessario sostenere e rilanciare i percorsi di studio professionali sia in un’ottica di sistema, attraverso la strutturazione di percorsi di orientamento lungo tutto il percorso formativo, sia in un’ottica di filiera che incentivi maggiormente la formazione duale e professionalizzante e valorizzi il livello terziario con gli ITS".

La valorizzazione del Made in Italy è una priorità per questo Governo, ma come e cosa si può fare in concreto?

“Serve uno scatto di orgoglio per difendere le nostre produzioni e il contenuto di competenze, gusto, creatività, qualità, flessibilità, innovazione espresso dall’artigianato e dalle piccole imprese. Chiediamo che vengano rafforzati gli strumenti per favorire la creazione e la trasmissione delle imprese, semplificati tempi e modalità per accedere agli incentivi, potenziati gli strumenti finanziari necessari agli imprenditori per consolidare le proprie attività. Abbiamo bisogno di interventi mirati ai settori più innovativi, ma servono anche progetti di valorizzazione dei comparti forti del nostro manifatturiero tradizionale. Va ripensata e sostenuta una politica formativa per orientare i giovani nel mercato del lavoro. Per difendere e promuovere i nostri prodotti, occorre anche un impegno deciso contro la contraffazione, soprattutto nei settori della moda e dell’agroalimentare, puntando sulla tracciabilità delle fasi di produzione, il riconoscimento dell’indicazione geografica per i prodotti non food, il rafforzamento degli strumenti di garanzia della qualità come marchi e brevetti e certificazioni accreditate".

È possibile arginare la concorrenza sleale che arriva dai Paesi esteri? 

“Si deve, innanzitutto, potenziare l’attività di controllo e repressione di tutto ciò che sottrae lavoro e reddito ai nostri imprenditori e risorse finanziarie allo Stato e minaccia la sicurezza e la salute dei consumatori. Ma occorre anche valorizzare, nei confronti dei consumatori, qualità, durata, rispetto delle norme, convenienza e sicurezza dei prodotti italiani”.

Gli artigiani cosa chiedono a questa Europa che pare avere sempre più potere ma che spesso danneggia i nostri mercati? 

“Insieme con SmeUnited (l’Organizzazione europea dell’artigianato e delle PMI di cui Confartigianato è membro fondatore) ci battiamo affinché l’Europa riconosca il ruolo delle micro e piccole imprese e il valore e le specificità del made in Italy. In questi anni così difficili, siamo riusciti ad affrontare le crisi con risposte rapide e congiunte a livello europeo, frutto di un dialogo che ha avvicinato posizioni inizialmente distanti e mettendo le basi per una “solidarietà europea” che ora va consolidata, ma anche adeguata ai contesti nazionali. Confartigianato continuerà a battersi affinché l’Europa sia il luogo delle libertà e delle opportunità che immaginavano i Padri Fondatori dell’Unione e in  cui ogni imprenditore vorrebbe operare". 

Qual é l’obiettivo che - come presidente - intende raggiungere?

“Vorrei che, grazie all’impegno di Confartigianato, si riconoscesse finalmente il valore delle nostre imprese. Vorrei un Paese orgoglioso dei 4 milioni di ‘piccoli giganti’ coraggiosi che contribuiscono a fare dell’Italia la seconda manifattura d’Europa e che, ogni giorno, si battono per restare competitivi, nonostante tutto. Vorrei politiche economiche ‘a misura’ di artigiani e di micro e piccole imprese, capaci di valorizzarne la qualità, l’innovazione, la capacità competitiva”.

Nadia Muratore

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