Attualità - 05 febbraio 2023, 07:11

Bordighera, vagava disorientato e senza documenti: aiutato a tornare a casa. L'incredibile storia di Igor

Era disperso in Francia dallo scorso 18 gennaio ma grazie alla gentilezza e all'aiuto della signora Gloria e di padre Oscar un 22enne moldavo in poco tempo riesce a riabbracciare la sua famiglia

Vagava disorientato sul lungomare di Bordighera senza documenti, senza soldi e senza conoscere l’italiano. Chiedeva aiuto ma veniva ignorato. Solo grazie alla gentilezza di alcune persone, alla fine, è riuscito a raggiungere il suo obiettivo: riabbracciare la sua famiglia. E’ l’incredibile storia di Igor, un 22enne moldavo.

Il ragazzo era stato segnalato come disperso in Francia, in particolare a Nizza, dove suo padre lo stava cercando dallo scorso 18 gennaio, nessuno però aveva pensato che poteva essere arrivato in Italia. “Abbiamo avuto l’opportunità di salvare una persona. Una storia incredibile che alla fine si è conclusa con un lieto fine. Nessuno pensava che si sarebbe arrivati ad una fine così positiva in poco tempo. Sembra una favola perché nel giro di un giorno siamo riusciti a riportarlo dalla sua famiglia” - fa sapere Gloria Olcese, che insieme a padre Oscar, francescano di Terrasanta, lo scorso 27 gennaio, ha aiutato un ragazzo straniero di 22 anni a ritrovare la sua famiglia - “Se uno è in difficoltà, come lo era lui, non è facile trovare aiuto. Diverse persone lo avevano schivato o gli avevano voltato le spalle anche se non sembrava un delinquente. Le nostre vite si sono intrecciate casualmente per un motivo: aiutarlo. Ci siamo riusciti anche grazie alla collaborazione di coloro che abbiamo interpellato per capire come poterlo aiutare. Avevamo chiamato pure la trasmissione televisiva 'Chi l'ha visto?' ma alla fine siamo riusciti ad aiutarlo noi e anche velocemente”.

Era una settimana che vagava in giro, probabilmente senza dormire o mangiare bene, fino a quando non ha incrociato la signora Olcese. “Venerdì 27 gennaio ero sulla passeggiata mare all’altezza di Capo Ampelio e sono entrata in chiesa per accendere un piccolo cero per mia mamma. Mentre ero in chiesa, e credevo di essere sola, con la coda dell’occhio ho visto qualcosa muoversi. C’era un ragazzo nell’ultima fila, che aveva una borsa di plastica del Carrefour, che guardava ovunque e anche nella cassetta delle offerte. Mi sono un po’ incuriosita però sono uscita dalla chiesa per raggiungere mio marito che mi aspettava fuori insieme al cane"  - racconta la signora Gloria - "È uscito, subito dopo, anche il ragazzo che si è diretto verso mio marito visto che io stavo rispondendo al telefono. Mio marito pensava che chiedesse l’elemosina e così gli ha dato dei soldi ma il ragazzo, che non li ha presi, lo guardava con aria interrogativa. Allora mi sono avvicinata e gli ho chiesto se c’era qualche problema e ho cercato di parlargli in diverse lingue: italiano, francese, inglese e tedesco ma non parlava nessuna di esse. Alla fine si è messo a parlare per conto suo in russo. Visto che la badante di mia madre era ucraina ma parlava russo, l’ho subito contattata per farmi aiutare a comunicare con il giovane. Lei gli ha parlato ma mi ha detto di lasciarlo stare perché sembrava un po’ fuori di testa visto che non si ricordava bene le cose. Abbiamo però capito che suo padre era a Nizza e che lui doveva andare lì. Visto che lei mi ha risolto la questione in modo sbrigativo ho chiamato una mia amica di Bordighera, che si occupa, come me, di cani abbandonati, per chiederle se conosceva qualcuno che avrebbe potuto ospitare il ragazzo almeno per la notte. La mia amica mi ha consigliato di provare a chiedere ai frati vicino alla chiesa di Terrasanta e così ho fatto. Siamo andati con lui dai frati, ho suonato il campanello ed è apparso alla porta padre Oscar che ha iniziato a parlare russo con il ragazzo”.

 

“Parlava pochissimo e non si ricordava nulla, solo il suo nome. Non aveva documenti o il cellulare, abbiamo pensato che poteva essere stato derubato. Sembrava un ragazzo tranquillo e a modo” - aggiunge padre Oscar - “Non era chiara la sua situazione ma avevamo capito che aveva bisogno di aiuto. Gli ho chiesto se si ricordava un numero di telefono di qualcuno da poter chiamare per avvisare che stava bene e dove fosse. Ha scritto un numero che abbiamo provato a chiamare ma risultava essere sbagliato".

"Non sapevamo cosa fare e così abbiamo chiamato i carabinieri, visto che tra le poche cose che aveva con sé avevamo trovato un foglio ripiegato di plastica degli alcolisti anonimi che usava come portafoglio nel quale c’erano altri due fogli, uno era un refus d'entrée dei francesi mentre l’altro era dei carabinieri nel quale diceva che si sarebbe dovuto presentare entro quindici giorni alla questura di Imperia per avere dei documenti nuovi" - riferiscono la signora Gloria e padre Oscar - "Abbiamo così capito che il giorno prima si era presentato alla frontiera e aveva cercato di oltrepassarla però lo avevano respinto”.

“I militari sono venuti, hanno fatto quello che dovevano e ci hanno consigliato di portarlo in ospedale visto che aveva un braccialetto da ricovero” - narra Gloria Olcese - “Abbiamo chiamato l’ambulanza che lo ha portato in ospedale dove, al pronto soccorso, lo hanno visitato e dove abbiamo scoperto che in effetti era già stato visitato ma visto che lo avevano fatto aspettare per tanto tempo alla fine se ne era andato. Avevano bisogno di un interprete e così con lui è entrato padre Oscar”.

“Ho spiegato al medico un po’ la sua situazione e mi ha detto che lo avrebbero visitato ma non potevano fare molto. In un primo momento sembrava che comunque lo avrebbero trattenuto per la notte e così ce ne siamo andati” - dice padre Oscar - “Verso le dieci di sera però hanno chiamato Gloria chiedendo di andare a prenderlo perché non potevano tenerlo visto che non aveva patologie, anche se era evidente che poteva avere un problema neurologico o psichiatrico visto che non si ricordava bene le cose. Ho preso la macchina, sono andato in ospedale, il medico mi ha spiegato che non potevano tenerlo visto che stava bene, mi ha dato un referto su di lui dove vi era scritto che lunedì doveva essere portato al Sert, perché non capivano se avesse una patologia o se avesse subito uno shock da trauma. Una cosa curiosa è che non voleva uscire dall’ospedale perché non voleva 'tornare indietro’ e perciò gli ho detto che noi saremo andati solo avanti e così si è convito a lasciare l’ospedale”.

“Ho chiamato l’albergo La Lucciola e ho parlato con la signora Linda chiedendole se poteva ospitare il ragazzo. Lei è stata molto gentile e ha accettato. Padre Oscar ha così accompagnato il ragazzo all’albergo dove avrebbe passato la notte” - fa sapere Gloria - “Il giorno dopo siamo tornati dalla signora per vedere come stava il ragazzo e come avesse passato la notte, sperando che non avesse creato problemi. Alle nove del mattino stava ancora dormendo e così padre Oscar è entrato nella sua stanza a controllarlo e gli ha detto di rimanere lì e di non uscire fino al nostro arrivo verso mezzogiorno". "Nel frattempo ho chiamato Mara Lorenzi per chiederle se conosceva qualcuno che poteva aiutarci. Ho chiamato in seguito il dottor Vichi e la Caritas. Poi con mio marito siamo andati alla Caritas per cercare di vedere se lì c’era una possibilità per lui. Il dottor Palmero ci ha detto che ogni giorno arrivano persone e famiglie che avevano bisogno o con problemi psichiatrici. Ci ha consigliato di provare ad andare al Sert lunedì e poi di richiamarli visto che il lunedì c’era Papini- illustra Olcese - “Sono tornata all’albergo per controllare il ragazzo che era nella sala delle colazioni e parlava per conto suo mangiando e mettendo in ordine. Aveva anche messo in ordine perfetto la camera in cui aveva dormito. Era molto riposato, tranquillo e sorrideva. Si era lavato e aveva indossato i vestiti puliti che padre Oscar gli aveva portato. Dal mio telefonino gli ho poi mostrato la cartina della Moldavia e in francese gli ho chiesto da dove veniva e mi ha mostrato una zona. In seguito, visto che mi ero accorta che qualche parola di francese alla fine la capiva, gli ho domandato se la sua mamma era lì e lui ha risposto sì. Ho riprovato a chiedergli un numero di telefono e così dopo circa dieci minuti ha scritto un numero, diverso da quello che aveva scritto il giorno prima. Quando padre Oscar arrivò ha subito chiamato il nuovo numero”.

Nel frattempo il padre del ragazzo, che lo stava cercando disperatamente, aveva tappezzato tutta la zona di Nizza con volantini per ritrovarlo. “Ho chiamato il numero e mi ha risposto la mamma, che era molto preoccupata perché lo stavano cercando da dieci giorni, visto che si era perso lo scorso 18 gennaio dopo essere uscito da solo dall’albergo dove alloggiava senza portare con sé i documenti. Aveva litigato con il suo amico e se ne era andato ma poi non è più tornato” - racconta padre Oscar - “Sua mamma mi ha dato il numero del padre, che era in questa zona. L’ho chiamato e mi ha detto che era nei pressi di Genova e stava ritornando a casa ormai privo di ogni speranza perché non aveva trovato il figlio. Con la nostra chiamata è tornato indietro ed è venuto a prenderlo. Suo padre lo aveva cercato a Nizza tappezzando tutta la zona con volantini con la sua foto, scritta in moldavo, per ritrovarlo ma non aveva pensato che poteva essere in Italia. Sono andati a Nizza a riprendere il passaporto del ragazzo e poi domenica sono partiti per tornare a casa. Il giovane era venuto a Nizza verso novembre con un suo amico in cerca di lavoro perché desiderava guadagnare qualcosa per aiutare la sua famiglia. Era andato via di casa senza avvisare i genitori. Aveva preso un autobus con il suo amico ed erano partiti alla volta della Francia dove avevano trovato un lavoro ma purtroppo guadagnavano poco. Dopo il litigio si era perso, e, in qualche modo, è arrivato in Italia ma non sapeva cosa fare per tornare a casa. Ora, invece, è finalmente al sicuro con la sua famiglia”.

“La storia di Igor fa riflettere perché, se non avessimo trovato la sua famiglia, che fine avrebbe fatto? A Bordighera o comunque in questa zona non ci sono strutture che avrebbero potuto accoglierlo e ospitarlo. Avevamo pagato la stanza dell'albergo per due notti ma poi dove sarebbe andato? Le istituzioni dovrebbero intervenire e mettere a disposizione strutture specifiche per casi simili" - sottolineano Gloria e padre Oscar - “Questa storia ci insegna che la speranza non muore e di come sia bello quando siamo tutti uniti per aiutare una persona in difficoltà. E’ importante soffermarsi a guardare le persone e accorgersi dell’altro, soprattutto se ha bisogno d'aiuto. A causa della vita frenetica che tutti noi viviamo, spesso, ci dimentichiamo di dedicare un po’ del nostro tempo agli altri. Se noi non dedicavamo il nostro a questo ragazzo probabilmente lui ancora oggi era a Bordighera o chissà dove in cerca di aiuto“.