Attualità - 16 gennaio 2023, 07:25

Seborga ricorda Valerio Campagna, lapide in sua memoria posizionata vicino al Monumento degli Alpini (Foto e video)

A vent'anni dalla scomparsa è stato riconosciuto vittima del dovere

Seborga, ieri mattina, ha ricordato il caporalmaggiore Valerio Campagna. A vent’anni dalla scomparsa è stato, finalmente, riconosciuto vittima del dovere, in quanto deceduto a causa di una contaminazione da uranio impoverito durante una missione di pace in Bosnia. Nel Principato, alla presenza di autorità civili e militari, locali, provinciali e regionali si è svolto lo scoprimento di una lapide in sua memoria, posizionata vicino al Monumento degli Alpini e benedetta dal vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Monsignor Antonio Suetta, ed è stata deposta una corona d’alloro.

 

“Siamo a Seborga per commemorare il ventennale della scomparsa di un alpino che è deceduto a causa dell'uranio impoverito contratto durante la missione di pace in Bosnia“ - fa sapere il capogruppo degli alpini di Vallecrosia e membro del consiglio direttivo sezionale di Imperia Giuseppe Turone - “E’ una celebrazione molto semplice con l’alzabandiera, l’onore ai caduti e poi scopriremo una lapide in suo onore”.

Tanti alpini, anche di sezioni molto lontane come Belluno e Venezia, sono giunti a Seborga per partecipare alla toccante cerimonia. “Sono meravigliato dalla presenza di tante persone, in quanto non ci aspettavamo una moltitudine di gente e di una numerosa partecipazione degli alpini per una commemorazione, che è così importante e dovuta per Valerio” - dichiara il sindaco di Seborga Pasquale Ragni - “La mia soddisfazione è che siamo riusciti a riunire moltissimi amici e questo è un segno molto importante per Valerio, per la mamma e per il papà”.

Valerio Campagna, nato a Bordighera il 23 maggio del 1982 e cresciuto a Seborga, era in servizio presso il 7° Reggimento Alpini di Belluno, reduce dalla campagna nei Balcani 2001-2002, quando, da ricostruzioni fatte, a causa della condotta di operazioni in aree contaminate da uranio impoverito si ammalò. Il 27 gennaio del 2003 presso l’ospedale di Imperia è morto dopo una lunga malattia. “Valerio ha dato la sua vita per la nostra patria. È un momento molto importante perché in questi momenti il sentimento di appartenenza è più grande rispetto agli altri giorni. Valerio era uno di noi, è nato a Seborga nel 1982 e per l’amore verso la Patria ha lasciato la sua vita. L’obbligo delle istituzioni non è solo quello di ricordarlo ma anche quello di iniziare a fare qualcosa per tutti gli uomini e le donne che impegnano la loro vita nella difesa della patria, nelle missioni di pace che ci vedono impegnati in tutto il mondo” - afferma il consigliere regionale Veronica Russo - “Un grazie va a Valerio per quello che ha fatto prima di quella brutta vicenda e inoltre ringrazio tutti gli alpini”. “Partecipiamo volentieri a questa iniziativa di ricordo con vicinanza e rispetto perché Valerio è scomparso in questo modo tragico dopo aver servito la Patria” - aggiunge il consigliere regionale Enrico Ioculano.

Valerio morì il 27 gennaio del 2003 a soli 21 anni e fu portatore di pace durante la guerra in Bosnia. “Un pensiero affettuoso di vicinanza desidero riservarlo in primis ai genitori di Valerio“ - dice il colonnello Andrea Carli del settimo reggimento alpini di Belluno - “Un sentito ringraziamento va alla sezione di Imperia, all’associazione nazionale alpini e all’amministrazione comunale di Seborga per aver fortemente voluto con questa ricorrenza e con la posa della lapide commemorativa non dimenticare un alpino, un soldato, che si è messo a disposizione del paese per fare ciò che in cuor suo riteneva giusto fare. Anche se non l’ho conosciuto, attingendo al percorso di servizio di Valerio ne ho percepito immediatamente l’esempio di non dimenticare. Noi alpini ce la mettiamo tutta per non dimenticare. Venerdì, dopo aver onorato l’alzabandiera a reggimento schierato, ho voluto ricordare la scelta di Valerio che deve alimentare la nostra forza ed essere ricordata come esempio“.

Tra i presenti alla cerimonia, che è stata accompagnata dalle salve di cannone del Principato di Seborga, vi erano pure il dottor Gerardo Corvatta, vice prefetto e capo del gabinetto, il consigliere della Provincia di Imperia Daniele Ventimiglia, il vicesindaco di Vallecrosia Marilena Piardi, i consiglieri comunali della città della famiglia Fabio Perri e Cristian Quesada, il sindaco di Camporosso Davide Gibelli e la principessa Nina di Seborga. “La sezione nazionale alpini venne fondata, nel 1919 dalle reduci della prima guerra mondiale, con lo scopo di onorare e ricordare tutti coloro che persero la vita sui campi di battaglia. Per non dimenticare è diventato il motivo fondante dell'associazione nazionale alpini e noi siamo qui riuniti per non dimenticare Valerio Campagna, alpino di leva che ha perso la vita a causa della sua partecipazione ad una missione di pace in Bosnia“ - illustra il presidente della sezione Ana Imperia Giovanni Badano - ”La sezione di Imperia punta il triste primato di annoverare ben tre caduti in missioni di pace. Quest’anno la sezione celebrerà il proprio centenario e perciò l’anno sarà caratterizzato da tutta una serie di eventi in cui verranno esaltati e ricordati i valori degli alpini. Questa è la prima tappa, ne seguiranno altre che ricorderanno tutti i caduti delle campagne militari e i caduti delle missioni di pace”.

“Oggi è una giornata importante per tanti motivi e sono onorato e anche emozionato per avere il compito di fare una breve orazione ufficiale” - sottolinea Marcello Bellacicco, generale di corpo d’armata - “Il mondo è piccolo e quello militare è ancora più piccolo. Io e Valerio ci siamo incrociati. Valerio stava realizzando un suo sogno, oggi qui stiamo compiendo un atto di giustizia. La faccenda dell’uranio impoverito e di coloro che sono morti a seguito delle contaminazioni assorbite nei due teatri operativi del Kosovo e della Bosnia non ha avuto una risposta adeguata da parte delle istituzioni. Cerimonie come questa ritengo che debbano essere anche finalizzate a capire, ad avere insegnamenti e a cercare di correggere degli errori. È stato fatto un errore nei confronti di questi ragazzi che sono morti dopo. Sono morti perché evidentemente ci sono state delle azioni non adeguate in termini di protezione. Le istituzioni devono avere lo spessore morale e la capacità di riconoscere se ci sono stati degli errori e non costringere delle famiglie a dover proseguire iter legali per aver riconosciuto quella che era la realtà. I genitori di Valerio chiedevano soltanto che a Valerio venisse resa la giustizia, il riconoscimento del motivo per cui lui può essere e deve essere considerato a pari ad un caduto in un’operazione militare. Oggi finalmente è stato compiuto un atto di giustizia. Valerio ha avuto riconosciuto la chiusura del cerchio della sua vita militare, che è stata breve. Faceva parte del settimo reggimento alpini che è tra i reggimenti che ha più pagato il prezzo in termini di caduti nelle ultime missioni, soprattutto in Afghanistan”.

Un risarcimento per il giovane alpino che chi l’ha conosciuto lo ricorda come un ragazzo brillante, scherzoso ed intrepido. “Sono sollevata e felice” - commenta la mamma di Valerio, Marisa Ruggiero - “Subito sono andata in panico perché è stata veramente dura. Dopo vent’anni finalmente ha raggiunto quello che si merita. È morto per la patria. Era un militare di leva, non era un semplice volontario. Nel 1982 è partito come ultimo scaglione e quindi era proprio di leva effettiva. Ringrazio tutti i presenti ma soprattutto il sindaco di Seborga Pasquale Ragni che senza di lui avrei battagliato ancora per anni”.

È stata poi celebrata dal vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Monsignor Antonio Suetta, una santa messa in memoria di Valerio davanti alla chiesa di San Bernardo. “Un’occasione davvero preziosa per tutti noi per riflettere, per non vivere distratti, per non vivere in superficialità come spesso purtroppo succede. Accanto a questo momento civico, molto bello e significativo che abbiamo celebrato poniamo questo momento di spiritualità, di fede e vorrei cogliere questa relazione. Che cosa celebriamo noi su questo altare durante la messa? Noi celebriamo una morte, la morte di Gesù, alla quale è venuta per noi la salvezza e la vita. Questo è il senso dell’eucarestia. La luce della fede che emana da questa celebrazione eucaristica ci aiuta anche ad accogliere in una prospettiva di ulteriore profondità la vita e il sacrificio di Valerio per il quale oggi ci siamo raccolti. L’impegno nei confronti della vita prima di tutto“ - dice il vescovo Suetta durante l’omelia - “Valerio è stato un ex allievo salesiano e in tutte le foto che lo ritraevano, mostrate oggi, ricorreva il suo sorriso. La santità è stare sempre allegri. L’allegria nel senso più profondo del termine, cioè la vera gioia, quella che non viene offuscata nemmeno dalla fatica, dal sacrificio e neppure dalla morte grazie appunto alla luce della fede. Sono contento, mi rincuora sapere che nel suo cammino educativo Valerio, grazie a Don Bosco, ha conosciuto questa proposta di vita, che è la gioia vera, quella che Dio ha pensato per ogni uomo, quale che sia il cammino della nostra vita. Credo che Valerio, scegliendo come obiettivo della sua vita di svolgere una missione al servizio della comunità e di realizzarsi comunque nella disciplina, nel sacrificio, nell’impegno per gli altri, nella consapevolezza certamente anche di essere esposto a qualche rischio piuttosto gravoso, ha come risposto nel suo cuore a questa chiamata di Dio nel dire che il sentiero della gioia, il percorso della gioia chiede di scommettere tutta la vita sul bene, sulla verità e sulla giustizia. La sua morte è stata tardiva rispetto al servizio che ha vissuto. Questo probabilmente è stata un’opportunità perché ha dato del tempo a Valerio per riflettere su quello che stava attraversando. È davvero prezioso e grande quello che oggi è stato fatto: mettere un cippo piantato nella terra dove sono le radici di Valerio. Il cippo chiaramente non è il premio definitivo per il sacrificio di Valerio, il premio definitivo è il fatto che la sua vita, buttata nella terra come si butta un seme, noi siamo certi, che rifiorirà nel regno di Dio”.

Durante la cerimonia è stato pure mostrato un video che ritraeva immagini della vita di Valerio. “Un ringraziamento va agli alpini, innanzitutto a coloro che sono caduti nel compimento del loro dovere, a coloro che sono andati avanti, a coloro che sono in armi e stanno al servizio della nostra patria e a tutti gli alpini in congedo che sparpagliati anche sul nostro territorio nei vari gruppi e sezioni sono davvero presenti e con un bel fermento di amicizia e di unità civile compiono tante opere di volontariato. Credo che il senso di unità e di amicizia che gli alpini esprimono siano per tutti noi un prezioso fermento di bene” - afferma il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Monsignor Antonio Suetta, che ha consegnato alla mamma di Valerio un’implorata benedizione apostolica su pergamena di Papa Francesco.

“Grazie alla richiesta del gruppo alpini di Vallecrosia c’è un messaggio che arriva direttamente da Roma, rivolto ai genitori” - annuncia il consigliere regionale Veronica Russo. Il ministro della Difesa, l’onorevole Guido Crosetto, ha mandato un messaggio ai genitori di Valerio. Anche il senatore Gianni Berrino ha portato un saluto ai genitori. Il consigliere regionale Veronica Russo ha infatti consegnato una chiavetta contenente il suo video messaggio.

Infine gli alpini di Vallecrosia hanno lasciato un omaggio floreale sulla tomba di Valerio dove è stata letta la preghiera dell’alpino. La cerimonia si è conclusa con un rinfresco offerto dalla presidenza regionale di Francesco Verrando dell'Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra.