Politica - 20 dicembre 2022, 16:42

Ranise: "Punto nascite a Imperia non sostenibile pur godendo di maggiore sinergia con i reparti chirurgici"

"È chiaro che ogni decisione debba essere presa nel contesto più ampio del piano sociosanitario regionale, anche per evitare sprechi di risorse, già purtroppo limitate".

“Sulla concessione a Go Imperia, si è già espresso autorevolmente il Sindaco e i consiglieri Gaggero e La Monica in merito sono stati ampiamente esaustivi. Spiace solo che, per taluni, l'argomento sia sempre motivo di polemiche inutili e fuori tempo massimo. La realtà storica sta semplicemente in chi voleva il porto turistico e viceversa chi non lo voleva”.

Sono le parole di Antonello Ranise, che interviene sul Consiglio di ieri a cui non ha potuto partecipare per i postumi di un intervento. “In tema di punto nascite – prosegue - vorrei invece aggiungere alcune considerazioni che possano essere utili per un confronto costruttivo. Premesso che ogni decisione sarà presa con il piano sociosanitario del 2023, è da sottolineare come ogni direttiva debba rispettare essenzialmente la normativa del Decreto Ministeriale n° 70 del 2015 che stabilisce in 500 nascite annue il livello minimo sotto il quale un punto nascite sarebbe insicuro, (1.000 nascite annue il numero ideale). Sotto questa soglia un punto nascite non è sostenibile. Noi dobbiamo anzitutto tutelare la qualità e l' efficienza di un servizio. Due punti nascite non sono sostenibili a mio avviso”.

“È chiaro – termina Ranise - che un punto nascite a Imperia gode di una maggiore sinergia con i reparti chirurgici (Chirurgia e Urologia) e dispone di un Centro Trasfusionale in sede. Questo è il dato. È chiaro però che ogni decisione debba essere presa nel contesto più ampio del piano sociosanitario regionale, anche per evitare sprechi di risorse, già purtroppo limitate. Il vero problema, su cui insisto e su cui vorrei ci fosse una presa di coscienza anche della società civile oltre che degli addetti ai lavori, è la drammatica carenza di medici e infermieri, che mette a rischio la funzionalità dei singoli reparti e il destino stesso della sanità pubblica”.

Redazione