Medicina di famiglia ignorata nei provvedimenti in discussione a sostegno delle imprese e degli studi professionali per sopperire ai costi del caro energia e dell’inflazione.
A lanciare l'allarme sono i medici di medicina generale di Fimmg, che lamentano, oltre alla 'dimenticanza' nei provvedimenti dedicati al ristoro dei dipendenti pubblici per i quali è stata prevista un'indennità una tantum per il 2023 pari all’1,5% dello stipendio, come anticipo sul prossimo contratto, anche l'esclusione di un impegno in tal senso dai provvedimenti del 'Decreto Aiuti quater' a favore delle imprese.
"Probabilmente non è ancora chiaro che il medico di famiglia è un libero professionista convenzionato, assimilabile a una piccola impresa, e come tale tutti gli oneri di gestione del proprio studio professionale sono a suo carico, compresa la presenza di personale amministrativo e infermieristico" spiegano dalla federazione dei medici liguri.
"Non si comprende allora perché escluderlo dai provvedimenti che prevedono agevolazioni per le imprese e gli studi professionali - aggiungono - dal momento che, al contrario di altri professionisti che operano con partite Iva e con costi di gestione a proprio carico, il medico di medicina generale non può adeguare le tariffe delle proprie prestazioni ai costi sostenuti essendo un servizio pubblico regolamentato da una convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, peraltro ferma al 2018".
Sono queste le ragioni che hanno spinto la Fimmg nazionale, ligure e anche della provincia di Savona a "dare un segnale a tutte le forze politiche, locali e nazionali, che in questo momento stanno discutendo la prossima Legge di bilancio" spiegano dalla segreteria regionale e provinciale della federazione.
La protesta si è tradotta in un gesto simbolico e decisamente significativo, ben visibile anche ai pazienti. Oggi (15 dicembre, ndr), infatti, è stata indetta una giornata di visite ambulatoriali 'al lume di candela'.
E non si tratta di una reminescenza romantica ma la volontà dei medici di "sottolineare le condizioni critiche in cui lavoriamo senza ricorrere a sistemi di protesta più radicali che, in questo momento di picco dell’influenza stagionale e recrudescenza della pandemia, sarebbero contrati al senso di responsabilità verso i cittadini assistiti che da sempre caratterizza questa professione" aggiungono i medici nella nota.
"Siamo al lumicino, interveniamo prima che la medicina generale si spenga e con lei il Servizio Sanitario Nazionale".