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Eventi | 10 dicembre 2022, 07:16

Festival di Sanremo 2023: dopo due edizioni quest'anno non ci sarà il 'tamponificio' di piazza Borea D'Olmo

Intanto c'è preoccupazione per la decisione di non allestire la sala stampa per le radio e tv private

Festival di Sanremo 2023: dopo due edizioni quest'anno non ci sarà il 'tamponificio' di piazza Borea D'Olmo

Dopo due anni di tamponi per poter entrare all’Ariston e in sala stampa i protagonisti, gli addetti ai lavori e i giornalisti al seguito del Festival di Sanremo non dovranno sottoporsi ai continui tamponi per dimostrare la propria negatività al Covid.

Con il cambio delle normative e delle restrizioni, infatti, non è più obbligatorio esibire un tampone negativo o il green pass e, all’interno di Ariston e Sala Stampa nemmeno indossare la mascherina (a meno di cambiamenti in corso d’opera sul piano sanitario e normativo). Dopo due anni in cui piazza Borea D’Olmo era infatti diventata il cosiddetto ‘tamponificio’ a cura di Asl 1 ma su commissione della Rai, quest’anno tornerà a essere luogo di aggregazione e spettacolo, probabilmente con i Tir di radio e televisioni per intrattenere il pubblico che si muove in città.

Per la Rai si tratta anche di un bel risparmio, visto che nelle due occasioni ha sborsato circa 400mila euro a ogni Festival, per far allestire tutto il sistema all’Asl 1 che si occupava di eseguire i tamponi. Da evidenziare come, secondo le informazioni che circolano in questi giorni, anche quest’anno non verrà allestita la sala stampa per le radio e tv private che, fino al 2020 trovava posto al Palafiori di corso Garibaldi.

Negli ultimi due anni ne è stata allestita una unica al Casinò e, anche quest’anno la Rai ha deciso di ripetere l’iniziativa, nella sala privata. Una scelta sempre affascinante e di prestigio per la casa da gioco matuziana ma che, per gli operatori dell’informazione risulta poco pratica, sia per l’area ridotta a disposizione che per la distanza dall’Ariston.

E, se fino all’anno scorso, c’era di mezzo il Covid con molti giornalisti e speaker di radio e tv rimasti a casa, quest’anno le restrizioni sono finite e saranno in molti tra loro a lamentarsi per l’impossibilità di avere un luogo in città dove poter lavorare. I due anni di Coronavirus hanno insegnato l’utilizzo delle video call e, sicuramente, saranno in molti tra i cronisti del settore radiotelevisivo a seguire le conferenze on line ma, ne siamo certi, non mancheranno le polemiche.

Carlo Alessi

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