In occasione del mese dedicato a contrastare la violenza contro le donne, lo Zonta Club Ventimiglia-Bordighera, con il patrocinio del comune di Ventimiglia e la Regione Liguria, ha proposto la conferenza "Il rispetto dopo la violenza". L’evento si è svolto ieri sera nella sala polifunzionale San Francesco, in via Garibaldi 35, nel centro storico della città di confine.
“Una conferenza che ha due obiettivi: presentare il foulard del rispetto, cucito e orlato a mano dai detenuti come simbolo di una sorta di riabilitazione e parlare dei sex offender, una categoria che purtroppo è in aumento” - ha spiegato la psicoterapeuta e criminologa Patrizia Sciolla.
Tra i presenti vi era anche il consigliere regionale Mabel Riolfo che ha sottolineato: “Sicuramente da parte di Regione Liguria, che ha patrocinato questo evento, c’è sempre di più un’attenzione nei confronti di questo tipo di problema. C’è un progetto a cui io ho tenuto particolarmente che è quello del foulard del rispetto in cui si è coinvolto lo Zonta e i carcerati in un atto che viene definito di gentilezza: quello di cucire i foulard e poi donare nei confronti delle donne. C’è un aspetto che riguarda la rieducazione della pena. Ben vengano questi tipi di eventi. Ci sono delle motivazioni, che sono aldilà della tutela della legalità, che sono socioculturali. Tutti quanti possiamo fare un passetto con i nostri figli e i nostri nipoti. Bisogna divulgare questa cultura per cambiare“.
La conferenza è stata presentata dalle presidenti dello Zonta club Ventimiglia-Bordighera, Gabriella Bodino e Gabriella Blancardi che hanno fatto sapere: “Lo Zonta è attivo dal 1985 e per la prima volta il club si è avvicinato anche agli uomini maltrattati. Ci siamo avvicinati al mondo dei detenuti come aveva già fatto lo Zonta a Torino”.
Sono intervenuti importanti professionisti che direttamente si occupano dei sex offender. Ha parlato la dottoressa Mimma De Chiara Espugnato, medico generico, che ha fatto una delucidazione della difficoltà di scoprire e scorgere la violenza in un ambulatorio medico. “Nei nostri studi medici, da studi affermati, pare che in un anno passino 120 donne che hanno subito una violenza domestica, però di queste donne nessuno ce ne parla. Spesso si dice che noi dovremo fare una specie di analisi differenziale, capire dietro al mal di testa o ad una colica addominale, che si possa nascondere una violenza, uno stato di disagio, però non è così semplice perché siamo troppo oberati dal punto di vista burocratico, i tempi sono molto stretti e forse le donne hanno bisogno di più tempo e di situazioni più tranquille senza limite di tempo. La pandemia ha cambiato il medico, spesso siamo veloci e un po' freddi e così si rallenta il rapporto di fiducia” - ha dichiarato la dottoressa Mimma De Chiara Espugnato - “Noi cerchiamo di far capire alle donne che anche se siamo sempre di corsa comunque la disponibilità di aiutarle c’è. Il medico di famiglia ha un ruolo centrale soprattutto nel mettere in rete gli attori fondamentali nell’aiutare le donne che subiscono violenza. Il medico di base può ridurre i danni. La società scientifica ha lanciato il “progetto viola”, che prende il nome dal fiore viola del pensiero che è simbolo dell'amore. Le donne sono informate su tutti i fronti eppure queste donne non bussano e non chiedono aiuto. In tre anni mi è capitato un solo caso che ha chiesto aiuto ed era un uomo aggressore che voleva cambiare perché aveva capito che in lui qualcosa non andava bene”.
Il giudice Paolo Luppi ha, invece, portato la sua esperienza nel tribunale di Imperia. ”L’itinerario processuale o procedimentale può essere molto complesso. Si parte da notizie di reato, quelli tipici sono i reati di maltrattamento in famiglia o il reato di atti persecutori, lo stalking o le violenze sessuali, e poi dalla denuncia fatta dalla persona offesa scaturisce un procedimento penale che può avere vari sbocchi: può esservi un processo con rito abbreviato, un rinvio a giudizio davanti al giudice di dibattimento, un patteggiamento davanti al giudice delle indagini preliminari oppure si può arrivare, nei casi in cui è possibile, ad una remissione di querela, nei casi di stalking. Nell’attesa del processo ovviamente è possibile l’adozione di misure cautelari. Una novità molto importante, da qualche anno, è costituita dalla misura del divieto di avvicinamento della persona offesa e nei casi in cui sia stato commesso un reato ad un convivente nell’allontanamento di questa persona dalla casa familiare” - ha detto il giudice Paolo Luppi - “Sono dell’idea che una maggiore prevenzione e una maggiore possibilità possa aiutare le donne. Molto spesso la solitudine delle persone offese, soprattutto nelle donne, che porta ad essere vittime e ad accettare e subire le violenze spesso solo quando la situazione sta diventando davvero grave e talvolta irreparabile si arriva ad una denuncia”.
La psicoterapeuta e criminologa Patrizia Sciolla ha invece illustrato che cosa significa essere sex offender e si è soffermata sul loro profilo psicologico. “Mi soffermo su cosa accade nella mente dei sex offender” - ha sottolineato Sciolla.
Infine lo Zonta Club Ventimiglia-Bordighera, la Maison Daphnè e la casa circondariale di Sanremo hanno presentato "Il Foulard del Rispetto”, realizzato dai sex offender che hanno appreso l'insegnamento dell'orlatura grazie a Barbara e Monica Borsotto, designer e direttrici della maison sanremese, azienda di famiglia etica e responsabile che, oltre a preservare un mestiere di tradizione, offre opportunità lavorative per trasmettere i valori dell'artigianato d'eccellenza. E' stato illustrato tutto il lavoro svolto durante la realizzazione del foulard del rispetto.
"Ringrazio per aver pensato ai detenuti della casa circondariale di Sanremo per questa iniziativa e la realizzazione del foulard e in particolare il club Zonta e la Maison Daphnè“ - ha affermato la dottoressa Cristina Marrè, direttrice della casa circondariale di Sanremo e di Imperia - “E’ stata un’iniziativa importante per la casa circondariale perché rappresenta un ponte attraverso l’esterno anche per l’istituto in particolare un pensiero va a i miei collaboratori, alla dottoressa Gatto, educatrice responsabile del progetto, al corpo della polizia penitenziaria e al personale del carcere di Sanremo”.
“L'iniziativa si pone l'obiettivo di stimolare la creatività degli uomini e metterli in gioco in un lavoro prettamente femminile. Inoltre ha permesso loro di ‘ricucire’ anche alcune ferite del proprio passato. Grande prestigio ci è stato poi donato dall'agenzia Design072 che ci ha fornito il packaging tutto ecosostenibile ricavandolo dagli scarti della produzione agroindustriale delle ciliegie che è stato il tema del foulard. Il progetto del foulard di seta aveva due obiettivi: il rispetto delle donne e dell’ambiente“ - hanno detto la psicoterapeuta e criminologa Patrizia Sciolla e Barbara Borsotto, direttrice della Maison Daphné.