Oggi si celebra e si celebra la Giornata mondiale del diabete. La data corrisponde a quella di nascita del professor Banting, che assieme al suo allievo Best isolò l’insulina nel 1921, cambiando la storia dei malati di diabete mellito, permettendone la sopravvivenza. Anche in Asl1 imperiese la giornata assume un valore importante attraverso le iniziative messe in campo dal Servizio Endocrinologia Diabetologia e Malattie Metaboliche, guidato dal dottor Alberto Aglialoro.
Secondo i dati Istat 2020 i diabetici in Italia sono il 5.9% della popolazione, oltre 3.5 milioni. Questi dati sono in realtà sottostimati: circa 1 milione di diabetici in Italia non sa di esserlo e una parte non dichiara la malattia. “La Liguria ha il triste primato di essere al primo posto tra le regioni del nord Italia e di superare la media nazionale, ci spiega il primario Aglialoro. In Liguria i diabetici noti sono circa 90.000, la popolazione diabetica nota in Asl1 imperiese conta circa 12.700 persone con una prevalenza del 6.3%, dato questo analogo a quella delle altre Asl liguri. Questo primato è spiegato in parte dal fatto che la popolazione ligure è la più anziana d’Italia e l’invecchiamento aumenta il rischio di sviluppare la malattia diabetica. In particolare la prevalenza del diabete nei soggetti over 65 anni supera il 15%. La percentuale di soggetti oltre i 65 anni in Asl1 è del 27%, in media con i dati regionali -28.4%, ma nettamente sopra i dati nazionali -22.6%. I numeri della malattia diabetica nella nostra regione sono destinati, visto questo trend demografico, ad aumentare inesorabilmente nei prossimi anni”.
Essere diabetico significa che l’organismo utilizza male gli zuccheri e questo comporta un aumento degli stessi nel sangue. Esistono due tipi di diabete: il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2. “Tuttavia, negli ultimi anni stiamo assistendo in tutte le Asl liguri, evidenzia il primario, ad un aumento significativo del diabete secondario a terapia cortisonica (diabete steroideo) per i cambiamenti demografici (invecchiamento della popolazione). Trattasi spesso di soggetti affetti da patologia respiratoria cronica e di pazienti oncologici. Il diabete di tipo 1 colpisce l’età pediatrica e il giovane adulto e si caratterizza per il fatto che l’organismo non produce assolutamente l’insulina che è l’ormone che permette alle nostre cellule di utilizzare gli zuccheri come fonte di energia, da ciò ne consegue che queste persone non possono fare a meno dell’insulina fin dall’inizio della comparsa della malattia. Il diabete di tipo 2, invece, può colpire il soggetto giovane ma più spesso colpisce il soggetto adulto e anziano e si caratterizza per una cattiva utilizzazione degli zuccheri per uno scarso funzionamento dell’insulina. Tecnicamente questo fenomeno si chiama insulino-resistenza e generalmente è direttamente correlato al grado di sovrappeso o per una ridotta produzione di insulina. Spesso nel diabete di tipo 2 i due meccanismi coesistono. La persona con diabete di tipo 2 all’inizio della malattia può controllare il suo diabete attraverso un adeguato stile di vita, alimentazione e attività fisica, con il passare del tempo se la malattia non è più adeguatamente controllata dallo stile di vita sarà necessaria una terapia farmacologica. Purtroppo, in genere dopo diversi anni di malattia, anche nel diabete di tipo 2 la produzione di insulina si esaurisce e la persona dovrà iniziare la terapia insulinica. In termini di numeri è importante sottolineare come oltre il 90% della popolazione diabetica è affetta da diabete mellito di tipo 2”.
La malattia, come è noto, ha delle complicanze significative che necessitano di particolar attenzione. “Le complicanze croniche della malattia diabetica sono spesso invalidanti e peggiorano significativamente la qualità di vita del diabetico. Avere il glucosio alto nel sangue in cronico aumenta sensibilmente il rischio di infarto, ictus e di lesioni ulcerative ai piedi, il cosiddetto 'piede diabetico',, inoltre, aumenta il rischio di lesione alla retina, ai reni e ai nervi periferici. Il diabete aumenta da 2 a 4 volte il rischio di infarto miocardico, di ictus cerebrale e aumenta significativamente la mortalità cardiovascolare e cerebrovascolare, ed è la principale causa di cecità in soggetti in età lavorativa; la malattia renale cronica è una complicanza comune nelle persone con diabete, 40% delle persone con diabete di tipo 2, e contribuisce a circa la metà dei casi di malattia renale terminale, circa il 15% dei diabetici sviluppano una lesione ulcerativa plantare. Degno di nota è anche il rapporto tra diabete e deficit cognitivo e demenza”.
Con una prevalenza in continua crescita, il diabete viene identificato dall’Oms quale priorità globale per tutti i sistemi sanitari. Il tema della giornata 2022, scelto, dall’International Diabetes Federation, è l’accesso alle cure per tutti, in quanto milioni di persone nel mondo ancora non riescono a ottenere le terapie disponibili. Questo è infatti il messaggio principale che l’Asl 1 vuole diffondere. “Il diabete è una malattia sociale, chiosa Aglialoro, perché è una malattia molto diffusa nella popolazione e provocando complicanze croniche invalidanti ha un impatto in termini di benessere e di salute sulla società. Ovviamente una malattia così diffusa e invalidante se curata male incide pesantemente sui costi sociali sia in termini di costi diretti, quali terapia farmacologica, autocontrollo, ospedalizzazione, sia in termini di costi indiretti come assenza dal lavoro, ridotta produttività del soggetto lavorativamente attivo, aumento di consumo di risorse, ma anche in termini di costi intangibili legati al peggioramento del benessere psico-sociale e della qualità di vita percepita. Fondamentale quindi, prosegue il primario, è garantire l’equità di accessibilità alle cure per tutti. Le strutture ospedaliere in sinergia con le società scientifiche stanno lavorando in questa direzione con tutte le istituzioni affinchè vi sia la massima integrazione tra le strutture ospedaliere, il territorio e i medici di base. Occorre agire sulla prevenzione alla malattia attenzionando quindi le familiarità, un eventuale stile di vita inadeguato, attraverso esami di laboratorio che possono essere 'spia' della malattia. In questo scenario un ruolo importante viene svolto dalla medicina di iniziativa che coinvolge sia il medico di base che lo specialista guardando anche le strategie del Pnrr. In questo contesto la sanità deve essere “cittadino-centrica” deve quindi avere al centro del proprio agire le persone e chi ha il diabete deve essere ‘accompagnato’ per tutta la vita. Quindi occorre intervenire sulla continuità tra ospedale e il territorio. Una volta che il paziente termina gli accertamenti specialistici viene riaffidato al medico curante ed è per questo che occorre rinforzare il contesto territoriale che non comprende solo il medico di base ma anche le Rsa visto che ospitano molti pazienti. È quindi indispensabile una maggiore integrazione tra territorio e medicina specialistica: proprio in questa direzione si sta muovendo il PNRR sulla base di alcuni principi fondamentali ossia prossimità, innovazione, digitalizzazione -telemedicina-, rafforzamento dell’assistenza domiciliare, competenze professionali e sostenibilità). Il progetto prevede una maggiore integrazione tra i diversi luoghi di assistenza, ospedale, territorio, Rsa, consultori, ambulatori, per la presa in carico delle malattie croniche e quindi anche del diabete. Il progetto prevede ad esempio la realizzazione di piattaforme sanitarie territoriali dove lo specialista viene chiamato in consulenza dal medico di medicina generale, ossia le case di comunità che in provincia di Imperia saranno 5, una ogni 50mila abitanti; saranno quindi 5 piattaforme dove ci ha in carico la malattia congiuntamente al medico curante attiva lo specialista quando è necessario. Dobbiamo immaginare che la popolazione diabetica sia come una piramide. In alto vi è un 10% che ha complicanze e quindi va inquadrata dallo specialista mentre alla base vi è una popolazione più ampia e stabile seguita dal medico curante e poi dallo specialistico quando è necessario”.
Oltre all’accesso alle cure per l’Asl 1 e per gli specialisti fondamentale deve anche essere in un’ottica di migliore assistenza al paziente anche l’accesso alle emozioni. “Un altro aspetto altrettanto imprescindibile nell’assistenza alla cronicità diabete è, conclude il direttore del SSD Endocrinologia Diabetologia e Malattie Metaboliche Alberto Aglialoro, l’umanizzazione delle cure, l’attenzione alla persona ’oltre la malattia’, alle sue emozioni, alla socialità, alla famiglia, a tutto ciò che sta attorno alla persona con malattia cronica. Il team diabetologico dedicato deve possedere conoscenze e competenze riguardo alla 'comunicazione efficace' indispensabile nel processo motivazionale e di accettazione della malattia, deve essere capace di accompagnare la persona affetta da diabete per tutta la vita”.