La Riviera si offre al visitatore con le vicende che qui hanno avuto teatro, oltre che con la dimensione delle sue bellezze, dei suoi inverni tiepidi, della sua aria salubre e capace di rigenerare i polmoni inquinati.
I Giardini della Pergola ad Alassio o gli Hanbury della Mortola di Ventimiglia o lo scoglio di Bergeggi, Varigotti o l'isola Gallinara o le ville di Sanremo nelle quali è passata la Storia, e le altre località di collina o angoli di mare del Ponente ligure che forse più di altra parte di Liguria hanno affascinato coloro che vengono qui per la prima volta: tutte immagini che scorrono davanti a noi come una sequenza di un film. E il regista di questo film, come ogni buon regista, conosce già il finale ed è il finale di chi scende in Riviera e che ne resta comunque colpito per il clima mite e le romantiche vedute, sognando di tornarvi presto. E così è dal tempo dei romani ai viaggi delle genti del Nord Europa, soprattutto dal XVIII secolo in avanti, che si è scoperto il mito della Riviera, il mito di un paesaggio non concepito dunque solo nella modernità, ma in grado di rinnovare lo spirito.
Non per questo, tuttavia, i paesaggi restano immutati, dal momento che la nostra interazione con i luoghi è inevitabile così come i cambiamenti. In questo modo la Riviera è in grado di aprirsi ad un turismo che non può essere solo relax e ornamento: una Riviera, dove si sente ancora, è vero, l'eco dell'impero britannico e delle presenze altolocate della Russia zarista o della Germania guglielmina e che conquista pure gli animi dei turisti di oggi con il suo suggestivo richiamo di natura e di panorami, e pure con i suoi mutamenti, con le sue metamorfosi. Un contesto che spinge a partire da lontano verso queste atmosfere intense di azzurro e di verde che si intrecciano nei libri, nelle letture e negli scrittori (Carlo Levi che aveva una abitazione ed un atelier ad Alassio, per fare un esempio, o il poco noto, ma interessante, Gianni Clerici che nel 1939 ambientava storie di derivazione inglese, per non ricordarne altri di maggior fama) che qui più che mai non sono un elemento neutro o trascurabile, ma qualcosa che fa parte del paesaggio e delle vicende storiche, che sono in perfetta sintonia tra di esse.
Alassio con il suo Muretto che ne celebra il nome ovunque, Bordighera, che guadagnò la sua fortuna Oltre Manica grazie al famoso dottor Antonio di Giovanni Ruffini, Ospedaletti, il cui clima fu esaltato dal medico della zarina di Russia, Sanremo con le sue luci e i suoi fiori, Laigueglia, fatato paesino ricco di vibranti emozioni, Albenga e Ventimiglia capisaldi di antiche reminiscenze liguri, romane e medievali. Il tutto in un clima mite e riposante che ha qui attirato mezzo mondo e lo ha fatto sognare, ma anche immortalarne le tinte. Un particolare dell'inquieto soggiorno del compositore russo P.J. Chaikovskij a Sanremo, e che lo stesso musicista ricorda nelle sue lettere, è proprio quello di aver trovato la città ligure "noiosa, ma terapeutica", al pari del resto della Riviera. Chaikovskij giunse a Sanremo sulla scia delle colonie di stranieri, russi ed inglesi, in particolare, che lì si erano entusiasticamente trasferiti, e completò nella Città dei Fiori due sue capolavori, la Quarta Sinfonia e Onegin. Egli amava, nel tempo libero dal lavoro creativo, recarsi a dorso di asino nell'entroterra di Colla (Coldirodi) e di Taggia. L'autore russo era un po' infastidito dalla moltitudine di ulivi che incontrava in Riviera e dall'alacre attività che intorno ad essi ferveva, ma riconosceva che da queste parti si viveva una eterna primavera: un po' in contrasto con quei gelidi inverni della Madre Patria ai quali era abituato e che in fondo gli mancavano in questa terra fuori del mondo, impreziosita da sfumature non altrimenti rinvenibili.
Oggi però resta una Riviera che nel tempo ha smarrito molte delle sue grazie e fatica a rinnovare il volto segnato dalle rughe di un degrado percepibile a causa di un diffuso abbandono ed una intollerabile incuria. E in attesa di riscrivere il proprio destino.
Pierluigi Casalino