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Attualità | 01 novembre 2022, 08:56

Carenza di medici nella nostra provincia: Rifondazione Comunista "Servizio sanitario nazionale, questo sconosciuto"

“Una delle leggi più virtuose partorite grazie a quel presidio di giustizia ed equità quale è la nostra Carta costituzionale. Secondo la legge, l’assistenza sanitaria è fornita a tutti i cittadini senza distinzioni di genere, residenza, età, reddito, lavoro".

Carenza di medici nella nostra provincia: Rifondazione Comunista "Servizio sanitario nazionale, questo sconosciuto"

“Si registra nella nostra provincia un’allarmante carenza di medici convenzionati di famiglia e di medici ospedalieri, infermieri e operatori. A tale carenza si tenta di porre rimedio ricorrendo a medici a gettone, alle cooperative, o a medici contrattualizzati a tempo determinato riproducendo, anche in ambito sanitario, precarietà ed esternalizzazioni che vengono a costare di più all'ente pubblico e non garantiscono sempre una adeguata continuità”.

Interviene in questo modo la sezione provinciale di Rifondazione Comunista, commentando la situazione della sanità nell’imperiese. “Nella nostra provincia – prosegue - i servizi e i reparti dei nosocomi sono esposti ad un vero e proprio processo di erosione che procede a ritmi sempre più accelerati ed incalzanti. Non abbiamo più l’indispensabile reparto di chirurgia vascolare, sono stati depotenziati i reparti di angiografia interventistica e gastroenterologia. Sono fortemente carenti i reparti di, di ematologia, di oncologia, di psichiatria. Quest’ultimo ed indispensabile reparto, data la sua innegabile rilevanza sociale, è recentemente oggetto di una petizione volta a salvare l’esistenza stessa del dipartimento. Sono assenti nell'ospedale di Imperia la sala gessi o un pur minimo ambulatorio ortopedico, specialisti quali dermatologo e otorinolaringoiatra. Sull’intero territorio della nostra provincia si registra una carenza estrema nell’ambito della medicina preventiva, della medicina territoriale e la cui imprescindibilità è universalmente nota. In coda a questa triste lista che sentiamo il dovere di sottoporre alla vostra attenzione, ma non per questo di priorità ridotta, le liste di attesa sempre più lunghe per visite, esami diagnostici, interventi in elezione, che obbligano i cittadini a ricorrere a strutture private o in intramoenia  dove la disponibilità è sempre garantita. Basta pagare, basta esibire la polizza assicurativa. Siamo sempre più vicini al becero modello statunitense, dove il diritto alle cure è subordinato al censo e quindi al versamento di corpose quote assicurative. I nostri amministratori a livello asl e a livello regionale, invece di porre rimedio a tutte queste criticità elencate e a investire sulle risorse umane, continuano a portare avanti il progetto ospedale unico i cui costi sarebbero lievitati a oltre 350 mln di euro (ancora  non si conosce  chi si farà carico di questa ingente spesa); Nuova opera che non si sa come riempire per la carenza del personale sanitario e che non risolverebbe tutti i problemi che affliggono i cittadini della nostra provincia”.

“Dove è finito il servizio sanitario nazionale?” Si chiede Rifondazione. Fu istituito nel 1978: “Una delle leggi più virtuose partorite grazie a quel presidio di giustizia ed equità quale è la nostra Carta costituzionale. Secondo la legge, l’assistenza sanitaria è fornita a tutti i cittadini senza distinzioni di genere, residenza, età, reddito, lavoro. Va ricordato e ribadito con forza che quella legge, che istituiva uno dei migliori servizi sanitari, era ed è fondata su principi fondamentali, costituzionalmente rilevanti e garantiti: la responsabilità pubblica della tutela della salute, l’universalità, l’equità di accesso ai servizi sanitari, la copertura globale nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza. Il servizio sanitario è garantito dal finanziamento pubblico attraverso la fiscalità generale. L’emergenza pandemica che ha stremato il Paese non ha insegnato nulla, benché questa terribile congiuntura abbia fatto emergere, rendendoli drammaticamente evidenti, gli effetti deleteri delle scelte politiche operate, specialmente nell’ultimo decennio”.

“Ci preme sottolineare – termina Rifondazione - che è costantemente disatteso il criterio che fissa la disponibilità numerica dei posti letto, rispetto alla popolazione, per pazienti acuti e pazienti in riabilitazione; è disatteso il criterio che fissa il numero minimo di posti letto in Hospice, come il criterio relativo al numero minimo di posti letto nelle residenze protette in regime di convenzione”.

Redazione

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