“Il Casablanca verrà demolito per permettere la messa in sicurezza della foce del fiume Verbone e noi non sappiamo dove andare” - dicono i gestori del noto ristorante - pizzeria Casablanca sul lungomare di Vallecrosia - “Ci è arrivata una bella batosta e non abbiamo nessun diritto per evitarlo”.
Dopo 30 anni di attività chiuderà perciò un locale storico della città: “Il Comune ci aveva avvisato un anno e mezzo fa. Ci era arrivata una lettera di convocazione per andare in Comune ma in quella riunione il sindaco Biasi non si è presentato, c’erano solo il vicesindaco e alcuni tecnici che ci hanno detto che dovevamo andarcene. Eravamo sopresi di questo avviso dopo tutti gli anni passati qui, durante i quali abbiamo sempre pagato tutto senza mai ritardare o mancare un pagamento. Non c’era un motivo per poterci cacciare via” - raccontano Antonio e Salvatore - “Poi ci è arrivata un’altra lettera, una raccomandata, nella quale si diceva che, come di comune accordo, non ci sarebbe stato il rinnovo del contratto e così abbiamo parlato con il sindaco Biasi per dirgli che non avevamo firmato nessun accordo né avevamo detto che eravamo d’accordo ad andare via, però a causa del discorso di messa in sicurezza non abbiamo avuto alternative. Quest’estate, poi, abbiamo fatto una richiesta di proroga al Comune spiegando tutte le problematiche nate nell’ultimo anno e mezzo anche a causa della pandemia ma la nostra richiesta di proroga non è stata ascoltata. Ci hanno infatti risposto che il nostro contratto sarebbe scaduto alla fine del dicembre del 2022 e quindi dovevamo andarcene. La scorsa settimana il sindaco Biasi è venuto a parlarci ma non è cambiato nulla: il contratto scadrà il 31 dicembre 2022”.
“Avevamo chiesto un anno di proroga perché durante la pandemia abbiamo dovuto fare delle richieste di soldi in banca per poter mantenere l’attività, pagando le spese, e i dipendenti e perciò volevamo lavorare almeno fino alla prossima stagione estiva per poter recuperare qualcosa, perché le rate abbiamo cominciato a pagarle dal 2022, ricordando che durante la pandemia noi non abbiamo mai chiesto aiuti al Comune anzi abbiamo pagato tutto, a prezzo pieno, e in tempo quando tutti gli altri comuni avevano fatto invece degli sconti per venire in contro alle esigenze delle attività. Il sindaco ci ha risposto di andare dal commercialista per fare un conteggio affinché loro potessero metterlo al Bilancio. Avevamo chiesto la proroga sottolineando il fatto che eravamo disposti anche a rinunciare alla liquidazione se ci davano anche solo sei-sette mesi in più. Le parole che ci ha detto il sindaco sembravano troppo leggere come se non gli importasse di noi ma solo di fare i lavori entro i tempi previsti perché sennò probabilmente perde i 2 milioni e mezzo di euro per poter realizzare i lavori” - fanno sapere i gestori.
“Eravamo stati già convocati nel 2015 e così mi ero incontrato con il sindaco dell’epoca che mi aveva spiegato come stavano le cose, però poi, nel mese di luglio di quell'anno, ho ricevuto un’altra lettera dal Comune che spiegava che visto che non aveva ottenuto il finanziamento per poter fare i lavori di messa in sicurezza del fiume Verbone, ci avrebbe rinnovato il contratto” - ricorda Antonio - “E comunque nel progetto iniziale era prevista la ricostruzione del locale dove ci saremo dovuti trasferire conclusi i lavori se avessimo vinto la gara d’appalto e, comunque sia, ci era stato garantito il diritto di prelazione. In trent’anni non abbiamo mai dato problemi e se c’erano dei lavori da fare li abbiamo sempre fatti senza chiedere nulla a nessuno“.
“Secondo il progetto della messa in sicurezza della foce del Verbone, dove siamo noi oggi, passerà il torrente e così non si può costruire un locale entro dieci metri dagli argini di sinistra e di destra” – dichiarano i ristoratori - “Ci sono state delle parole sui social, non volute da noi, dopo che un cliente, di sua spontanea volontà, aveva iniziato una raccolta firme per noi. Il progetto ci piace però non capiamo perché inizialmente era prevista la ricostruzione del locale da un’altra parte e ora invece no, visto che comunque il Comune perde un’entrata in questo modo perché grazie a noi gli entravano 30mila euro all’anno. Il Comune deve ringraziare noi attività se c’è vita sul lungomare perché con il lavoro di tutti attiriamo gente, se non ci fossero i ristoranti la vita sulla passeggiata sarebbe un mortorio. Non ci è stato riconosciuto nessun merito e inoltre riceveremo solo una buona uscita minima di legge pari a 30mila euro, che comprende 18 mensilità, che ci servirà per pagare la buona uscita ai dipendenti”.
I gestori del locale vallecrosino non sanno ancora che fine faranno: “Stiamo cercando un nuovo posto in cui riaprire il locale” - svelano - “Al momento siamo in trattative con un paio di posti in zona per un nuovo locale. Il problema però sono le tempistiche perché i posti che stiamo valutando non sarebbero liberi prima di febbraio-marzo del 2023 e a noi il contratto scadrà il 31 dicembre 2022”.
Dopo la chiusura, la demolizione del locale dovrebbe essere immediata. “Ci hanno detto che possiamo restare fino al 15-20 gennaio, poi dobbiamo portare tutto via perché a febbraio partirà la demolizione. Il problema è che se non troviamo un altro locale non sappiamo dove portare tutti gli attrezzi. A dicembre dovrebbe partire la gara d’appalti e a febbraio dovrebbero buttare tutto giù. Ho mandato tutti i documenti ad un avvocato per avere maggiori dettagli e capire se potevamo fare altro ma abbiamo agito bene e non c’è nient'altro che possiamo fare”.
La gestione del futuro Casablanca passerà nelle mani dei figli: “Se riusciamo a trovare un nuovo locale, probabilmente cambierà nome, a livello di ragioni sociali, ma saremo sempre noi a gestirlo. Lo dedicheremo ad Anna Maria. Cercheremo di dare al ristorante una nuova impronta“.
I gestori del Casablanca, durante l'incontro con il primo cittadino, hanno anche evidenziato criticità, dubbi e pericolosità sulla ciclabile che passa di fronte al locale: “Ogni giorno tre o quattro persone rischiano la vita sulla ciclabile perché i cartelli non vengono capiti dalla gente e in più hanno messo una tassa doganale per poter passare qui davanti, visto che non si potrà più farlo quando metteranno una sbarra, che tra l’altro non ha senso visto che poi inizieranno i lavori di abbattimento. Inoltre abbiamo fatto notare che se viene spostata l’aiuola e non viene messa bene il sensore non è più allineato come dovrebbe e così la sbarra non si aprirà" - concludono - "La telecamera che è stata posizionata abbiamo saputo da un vigile che non riprenderà neanche le macchine che entrano. La sbarra perciò, secondo noi, creerà solo disordine e difficoltà ai locali”.