“L’obiettivo primario è la tutela della salute pubblica. Un’iniziativa propositiva e non repressiva che si prefigge di innalzare il livello di attenzione tra gli allevatori avvicinando la sanità pubblica, in questo caso il dipartimento di Asl 1 nel rispetto dei ruoli delle autorità competenti, alle realtà anche più piccole”: così al nostro giornale Fabrizio Boggero, direttore della Struttura complessa “Igiene alimenti origine animale” di Asl 1 imperiese, spiega l’importante iniziativa che ha preso il via nella nostra provincia.
L’azienda sanitaria, attraverso il dipartimento di prevenzione di in particolare la S.C “Igiene alimenti origine animale”, ha avviato un'attività di monitoraggio che riguarda gli allevamenti galline ovaiole presenti sul nostro territorio, una cinquantina circa. Tutti infatti hanno ricevuto delle schede di autovalutazione con lo scopo di comprendere se vi siano o meno criticità sul fronte dei requisiti strutturali.
“Un’iniziativa propositiva e costruttiva, spiega il direttore Boggero, che - nel caso vi siano delle problematiche - permette di comprendere la natura delle stesse e parallelamente offre soluzioni per rispettare i requisiti sanitari”. Questo tipi di allevamento permettono un rapporto diretto col consumatore che infatti, si reca in loco per acquistare le uova. “L’interesse comune è quello di tutelare la salute pubblica, evidenzia Boggero. Il consumatore va tutelato e agli allevatori quindi dobbiamo far conoscere le regole da rispettare. Lo scopo è quello di innalzare il livello di attenzione e anche di informazione tra gli allevamenti, soprattutto quelli più piccoli. Ciò ci permette anche di monitorare il territorio sul fronte delle malattie a trasmissione alimentari come la salmonella”.
L’uovo al suo interno è praticamente privo di elementi estranei quali batteri e virus e il principale veicolo di microrganismi patogeni è il guscio. Infatti, dopo la deposizione il guscio si inquina molto facilmente per contatto con ambiente e feci degli animali. La flora microbica che vi si raccoglie potrebbe essere molto varia e composta da diversi tipi di batteri, da lieviti e da muffe: Salmonella spp, Listeria Monocytogenes, Staphylococcus Aureus e Coliformi fecali. Poiché però gli avicoli sono un possibile serbatoio di salmonelle, è questo il batterio che più frequentemente si può trovare sulle uova.
Le contaminazioni del guscio vengono contenute dal rispetto di specifiche norme da parte dei produttori, fra queste l’applicazione di buone pratiche di allevamento, HACCP nei centri di imballaggio, buone pratiche di trasporto e vendita. Ma se nelle aziende che si rivolgono anche alla grande distribuzione le prassi corrette sono ormai consolidate e i controlli sanitari sono molto stringenti, nelle piccole realtà potrebbero presentarsi criticità ed è per questo che l’Asl 1 ha deciso di intervenire con questa campagna di autovalutazione.
“Oltre all’autovalutazione, precisa il direttore Boggero, ricordiamo attraverso la scheda quali sono i paletti da rispettare e i requisiti strutturali che gli allevamenti devono avere per tenere sotto controllo la situazione ed evitare qualsiasi tipo di rischio per la salute pubblica in primis la salmonella. Malattia questa che può essere sia insita negli animali sia per contaminazioni successive in seguito a non corrette lavorazioni dal punto di vista igienico. Le aziende stanno rispondendo e infatti, la maggior parte ha accolto favorevolmente l’iniziativa”.