"Nel solito silenzio dell’Amministrazione Comunale la maggior parte delle centinaia di piante di agrumi site nel centro storico stanno soffrendo diverse malattie, tra cui la cocciniglia, ma non solo, e risultano in taluni casi spoglie e con i frutti marci", la denuncia supportata da un report fotografico arriva dal gruppo consiliare 'Diano Domani'.
"La situazione è da tempo altamente preoccupante per le piante che nel corso degli anni sono diventate uno dei simboli più apprezzati della città e dimostra clamorose inefficenze da parte della Gm Spa a cui ormai da anni è stata affidato l’appalto per la cura ed il mantenimento del verde pubblico cittadino".
“E’ uno scempio – dicono i consiglieri Francesco Parrella e Micaela Cavalleri – che deturpa il grande patrimonio arboreo di Diano Marina e rischia di compromettere anche le piantumazioni private site nelle vicinanze degli aranci malati. Abbiamo presentato un’interrogazione per sapere dall’Amministrazione quali azioni sono state adottate e per conoscere, una volta per tutte, se all’interno dell’organico della società controllata diretta da Domenico Surace esistono professionalità e competenze specifiche per un settore, quello del verde, che non può vivere di improvvisazione anche per il fatto che le operazioni di potatura e di cura delle piante, oltre all’utilizzo dei relativi prodotti, necessitano di conoscenze tecniche specifiche".
”I primi aranci a Diano Marina risalgono al 1923 per volontà di un commissario governativo dell’epoca e, proprio alla soglia del centenario, quella che per residenti e turisti è conosciuta ovunque come 'La Città degli Aranci' potrebbe vedere compromesso il proprio agrumeto che si estende in tutto il centro cittadino.“Tante aiuole e giardini vivono da tempo nell’incuria, numerose alberature sono state abbattute negli anni scorsi da Za e soci, ma lasciar morire così anche i nostri aranci-simbolo è davvero vergognoso. Vogliamo conoscere anche le spese effettuate e se e quanto costerà un intervento risolutivo, i cittadini meritano di sapere e non di continuare soltanto a subire tali inefficienze”, - concludono Parrella e Cavalleri –