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Attualità | 30 agosto 2022, 07:11

Sanremo: code e lunghe attese al Pronto Soccorso, i medici di famiglia "Troppi luoghi comuni nei nostri confronti"

Il Dottor Daniele Gasparotti, segretario regionale dei Medici Italiani evidenzia tutte le problematiche della categoria ma, soprattutto, la carenza di dottori

Sanremo: code e lunghe attese al Pronto Soccorso, i medici di famiglia "Troppi luoghi comuni nei nostri confronti"

“Si parla sempre dei medici di famiglia, ma nessuno parla con loro, in un momento sicuramente difficile per loro e per i relativi pazienti”. Sono le parole del Dottor Daniele Gasparotti, segretario regionale del sindacato dei Medici Italiani che prosegue: “Probabilmente non ci si rende conto del momento politico della nostra sanità. Facciamo ipotesi del futuro, ma non ci rendiamo conto di quello che è stata fino ad oggi”.

Uno dei motivi del contendere è il pronto soccorso di Sanremo che, in questi ultimi giorni è preso d’assalto e, nei giorni scorsi ha vissuto momenti difficilissimi con lunghe code di accesso. “Da quanto ho appreso – prosegue Gasparotti – abbiamo notato come la cooperativa che lavora all’interno del ‘Pronto’, insieme a medici e infermieri dell’Asl stanno facendo i salti mortali per tenere in piedi il servizio, facendo turni massacranti e i servizi vengono anche rallentati dalla stanchezza”.

Numeri alla mano il 2021 ha avuto numeri superiori a quest’anno: “Credo che il problema non sia solo attuale ma anche storico. La Asl non ha grosse responsabilità, visto che si cerca di coprire i turni ma tutto questo è difficilissimo”.

Uno dei problemi evidenziato da più parti è quello relativo alle scarse risposte dal medico di famiglia. Chi sta male, quindi, spesso si rivolge al Pronto Soccorso, dove teoricamente dovrebbero approdare solo situazioni di maggiore gravità: “Il problema è relativo ai numeri dei medici di famiglia – dice Gasparotti – e, in provincia di Imperia dovremmo essere 186 mentre non superiamo i 120. Ognuno di noi ha ampiamente superato i 1.500 pazienti previsti e alcuni arrivano a 1.800. Abbiamo raschiato il fondo del barile, chiamando i neo laureati, dando loro circa 650 pazienti ciascuno e che saliranno ancora. Questo per coprire chi è senza medico”.

C’è anche il nodo legato agli appuntamenti presi dal medico di famiglia, altro motivo del contendere: “Devono essere presi per Legge ed è sempre stato così, anche se alcuni non lo facevano. Ora è diventata una priorità per evitare assembramenti e rischio di sviluppo del Covid, come avvenuto due anni fa a Bergamo. Questo, però, non vuol dire che chi ha un’urgenza non viene visitato, anzi ben volentieri”.

E’ emersa anche la polemica sulle 38 ore settimanali di lavoro dei medici di famiglia: “Magari fosse davvero così – risponde il segretario Gasparotti – ma non lo è. La maggior parte di noi arriva a 50/60 ore, tra il lunedì e il venerdì. Le polemiche sono emerse per un decreto ministeriale, ma il medico non è solo quello che sta in studio, perché ci sono le visite a domicilio e una burocrazia che ci uccide. Da tempo il mio sindacato insiste sul progetto per trovare amministrativi e infermieri che aiutano, con strutture che facciano fronte alla situazione”.

La domanda che nasce sempre spontanea è quella di chi si reca spesso al pronto soccorso. E ci si chiede il motivo. “Noi vediamo i pazienti e, quando serve una visita specialistica, i tempi di attesa variano da 6 mesi a un anno mentre in urgenza si dovrebbe ottenere in 30 giorni. A quel punto il paziente che può permetterselo va a pagamento mentre altri si recano al pronto soccorso, sperando in una visita specialistica. E senza dimenticare che, negli ultimi tempi, le code si trovano anche nel privato”.

Ci sono anche alcuni pazienti che non sanno che, senza appuntamento posso essere visitati dal medico di famiglia: “Forse c’è anche un errore di informazione da parte nostra – dice Gasparotti – e, quindi, alcuni ‘fuggono’ al pronto soccorso. Io ho un sistema di informazione verso i pazienti mentre altri non lo fanno, ma prendersela con i medici di famiglia e l’Asl, che fanno di tutto per aiutare i pazienti, non mi sembra corretto”.

Da evidenziare come, fino a poco tempo fa, c’erano i medici che si occupavano dei codici meno gravi in pronto soccorso. Un servizio che veniva svolto a Imperia e Sanremo, dai dottori di guardia medica e altri, nei periodi più ‘caldi’, gestendo quei casi in cui non sapevano come gestire il problema o non avevano il medico: “Purtroppo non si può più fare – risponde Gasparotti – per fa fronte alla carenza di dottori, che sono stati spostati alla ‘Guardia Medica’ che, altrimenti, non si poteva più organizzare”.

Questo è proprio il problema ‘principe’ della sanità pubblica, la carenza dei medici. Servirebbe una riorganizzazione generale del settore, ma non è certo facile: “Questo, nonostante abbiamo in Italia moltissimi medici rispetto al resto d’Europa. Siamo al quarto posto nel continente e, quindi, ci si chiede il motivo della carenza. Semplice la risposta: guadagnano pochissimo, 40 euro lordi all’anno per un paziente, che salgono a 50 in caso di anzianità. Visto che una visita può costare 50 euro, in due volte il guadagno del medico è già azzerato”.

Carlo Alessi

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