Economia - 26 agosto 2022, 16:26

La startup 'MeWe Abitare' di San Bartolomeo al Mare premiata al Festival dell'Economia Civile di Firenze

È specializzata nel campo dell’abitare condiviso, offre servizi a persone vulnerabili, come anziani, disabili, donne sole con figli, che per reddito hanno difficoltà di accesso al normale mercato immobiliare

La startup 'MeWe Abitare' di San Bartolomeo al Mare è stata premiata al Festival dell'Economia Civile di Firenze.
'MeWe abitare collaborativo' è un’impresa sociale no profit aderente a Confcooperative che ha sede in provincia di Imperia, opera in tutta la Liguria di Ponente e nel basso Piemonte; è specializzata nel campo dell’abitare condiviso, offre servizi a persone vulnerabili, come anziani, disabili, donne sole con figli, che per reddito hanno difficoltà di accesso al normale mercato immobiliare e sono al di fuori di una normale rete di condivisione, che siano gli amici o la famiglia.
Senza pensare a situazioni estreme - dichiara Lucio Massardo, uno dei soci - la tanto invocata flessibilità del lavoro porta tanti a spostarsi, e in questo modo si allentano le reti. La maggior parte del mercato immobiliare sembra cucito sul modello delle famiglie tradizionali, le altre necessità sono completamente ignorate”.

La startup è stata scelta come una delle cinque che parteciperanno il 17 settembre prossimo al Festival Nazionale dell’economia Civile a Firenze, che si pone l’obiettivo di pensare al futuro costruendo il presente, rimettendo al centro la persona e l’ambiente. Il nuovo germoglio di 'MeWe abitare collaborativo' si è orientato  sulla casa adatta alla 'generazione z': quattro soci sotto i 35 anni hanno avviato una riflessione sull’abitare destinato ai giovani: cosa sognano, quale capacità finanziaria hanno, qual è il prodotto per loro?
Il mercato non li prende nemmeno in considerazione - prosegue Massardo - e si attacca loro l’etichetta di “bamboccioni” anche quando non è il desiderio di uscire di casa che manca, ma le condizioni materiali. Ed è altrettanto vero che non sanno dove saranno tra 5, 10 anni, in quale condizione professionale, per cui il ‘tradizionale’ mutuo per acquistare il ‘tradizionale’ appartamento non fa per loro. Credo che questo tema riguardi tutti noi, non solo questi giovani o le loro famiglie, ma non interessi davvero a nessuno. Abitare collaborativo significa pensare ad un mondo di relazioni, oltre alle pareti ed al tetto. Non abbiamo in mente le forme di elezione di abitare condiviso, ecovillagi, comuni o scelte simili, che richiedono anche un’alta condivisione ideale: vorremmo che il cohousing diventasse una delle opzioni normali di chi è alla ricerca di un’abitazione”.

Confcooperative Liguria - aggiunge il presidente Stefano Marastoni - esprime grande soddisfazione per il riconoscimento ricevuto da un progetto innovativo come quello proposto da MeWe abitare collaborativo. Ancora una volta si dimostra quanto la cooperazione sia un modello d’impresa moderno ed attuale, che consente di fondere idee innovative e nuova imprenditoria giovanile con il dare soluzioni ai sempre crescenti  bisogni sociali, creando al contempo occasioni di lavoro”.

Per quanto riguarda i costi, anche qui l’obiettivo è chiaro: “Noi siamo una no profit, quindi passiamo rinunciare alla nostra parte di guadagno, ma perché il progetto decolli non dovremmo essere i soli attori sul palco: fondazioni, enti che possiedono immobili sottoutilizzati, in modo tale da offrire davvero a chi non trova supporto nel sistema tradizionale dei mutui. Credo però sia necessario un passaggio preliminare: chi ascolta questi giovani, chi può dire, al di là delle rappresentazione che ne fanno gli adulti, che cosa desiderano, cosa cercano, che cosa proporre loro  per incrociare le loro reali necessità”.

Redazione