Eventi - 05 agosto 2022, 16:01

Riva Ligure: stasera la rassegna 'Antiqua' porta la musica all'Oratorio di San Giovanni Battista

Il programma di questo concerto abbraccia oltre un secolo di storia.

Questa sera alle 21.15, presso all’Oratorio di San Giovanni Battista di Riva Ligure, in Via Nino Bixio, l’Accademia del Ricercare, nell’ambito del cartellone di appuntamenti del 2022 della stagione concertistica “Antiqua”,  grazie alla collaborazione con il Comune, proporrà il concerto dal titolo: “Sancta Harmonia”.

"A dispetto della sua posizione periferica, Venezia fu per oltre tre secoli uno dei centri musicali   più   importanti   d’Europa,   in   grado   di   influenzare   l’evoluzione   stilistica soprattutto in ambito vocale, grazie alla presenza di numerosi teatri e di istituzioni sacre di grande prestigio, prima tra tutte la Basilica di San Marco. Il programma di questo concerto abbraccia oltre un secolo di storia, spaziando dal primo Barocco, epoca coincidente con il momento di passaggio dagli ultimi splendidi bagliori del Rinascimento di Giovanni Gabrieli allo stile rivoluzionario di Claudio Monteverdi, alla   raffinata   Venezia   cosmopolita   di   Antonio   Caldara,   uno   dei   più   grandi contemporanei di Vivaldi, che  oggi, per ragioni francamente  incomprensibili, non gode ancora della fama che meriterebbe" - raccontano gli organizzatori.

"Un anno dopo aver chiuso traumaticamente il rapporto con la corte dei Gonzaga di Mantova, nel 1613 Monteverdi si trasferì a Venezia per assumere l’ambitissimo posto di maestro di cappella di San Marco, lasciato libero dalla morte di Giulio Cesare Martinengo. Nella città lagunare il Divino Claudio operò un radicale rinnovamento della cappella musicale, riorganizzandone l’organico e arricchendone la biblioteca, ma soprattutto impose i dettami della sua  seconda pratica, enfatizzando con una musica tesa e incisiva gli affetti dei testi poetici e influenzando con la sua carismatica personalità e le sue opere sacre e profane almeno una generazione di musicisti italiani e stranieri. - aggiungono - Tra costoro spicca il nome di Alessandro Grandi, compositore dalla biografia ancora in parte avvolta nel mistero, che nel 1620 venne chiamato dallo stesso Monteverdi a ricoprire il posto di vicemaestro di cappella, ruolo che mantenne per sette anni prima di trasferirsi a Bergamo, dove nel 1630 morì di peste insieme alla moglie e ai loro dieci figli. Grandi seppe elaborare un idioma molto personale, con un utilizzo assai maturo dello stile concertato e un frequente ricorso a cromatismi, dissonanze e audaci modulazioni, che esaltano con grande espressività i contenuti dei testi sacri, come si può notare per esempio nell’intensa Osculetur me".

"Il compositore più carismatico della generazione successiva a quella di Monteverdi fu senza dubbio Francesco Cavalli, lombardo (di Crema) come il suo predecessore e anch’egli diventato maestro di cappella di San Marco. Per la verità Cavalli, il cui vero cognome era Caletti, si dedicò in prevalenza al melodramma, arrivando nel 1651 ascrivere   addirittura   cinque   opere,   tra   cui  La   Calisto,   ritenuta   tra   i   suoi   massimi capolavori. Cavalli trasfuse la sua spiccata espressività anche nei suoi lavori sacri, che assumono non di rado un taglio teatrale sia nella linea melodica sia nella visione drammatica. Il nostro itinerario nella produzione sacra della Serenissima si chiude con Antonio Caldara, musicista veneziano di nascita, che decise ancora molto giovane di lasciare la sua città per cercare fortuna altrove. Dopo un breve soggiorno in Spagna, Caldara si stabilì a Roma, che proprio in quegli anni aveva raggiunto uno dei suoi momenti di maggiore   splendore   grazie   alla   presenza   di   compositori   del   calibro   di   Corelli, Scarlatti e del giovane Händel. Nella Città Eterna il compositore entrò al servizio del principe Ruspoli,   mettendosi   in evidenza soprattutto nel   genere  dell’oratorio".

"Nel 1711 Caldara partì alla volta di Vienna, per assumere l’incarico di vicemaestro della corte   imperiale,  per   la   quale  continuò   a   scrivere   oratori   e   opere   sacre  di   grande eleganza. Nei quasi vent’anni della sua permanenza nella capitale austriaca Caldara raggiunse una fama a livello europeo, che trova conferma nel fatto che venne sepolto nel Duomo di Santo Stefano, un onore riservato solo ai grandissimi" - concludono. 

C.S.