Attualità - 05 giugno 2022, 07:21

I Foreign Fighters, letteralmente combattenti stranieri: diciamo le cose come stanno

I Foreign Fighters, letteralmente combattenti stranieri, sono un gruppo di persone provenienti da un centinaio di paesi che decidono volontariamente di partecipare a conflitti armati che non riguardano il paese in cui vivono o talvolta neanche quello da cui provengono.

I Foreign Fighters, letteralmente combattenti stranieri, sono un gruppo di persone provenienti da un centinaio di paesi che decidono volontariamente di partecipare a conflitti armati che non riguardano il paese in cui vivono o talvolta neanche quello da cui provengono. Come quasi tutto ciò che accade nella nostra contemporaneità, questo fenomeno non è una novità di oggi. Se i mercenari sono sempre esistiti ci sono anche numerosi esempi di persone che hanno volontariamente scelto di prendere parte ad un conflitto per ragioni politiche e ideali.

Durante la guerra civile spagnola del 1936 per esempio moltissime persone hanno deciso di combattere con una o con l’altra parte indipendentemente dal lato con cui il proprio paese si era schierato. Palmiro Togliatti, George Orwell, Ernest Hemingway sono solo alcuni dei nomi più noti tra quelli che hanno partecipato alla guerra nonostante il loro paese fosse neutrale rispetto al conflitto o addirittura schierato con l’altra parte. Nel 2015 il fenomeno dei foreign fighters è stato al centro del dibattito per via della loro partecipazione alle guerre in Libia e in Siria. Circa ventimila uomini di cui almeno un quinto provenienti dall’Europa Occidentale avevano infatti deciso spontaneamente di partecipare alla guerra. Al contrario di come molti, soprattutto politici, hanno tentato di dipingerli, questi uomini non erano persone mal integrate se non completamente isolate dalla comunità. Diversi studi hanno dimostrati che molti di loro avevano completato l’istruzione universitaria e avevano addirittura un posto fisso, si direbbe quindi che almeno da fuori sembrassero persone ben integrate rispetto alla cultura occidentale. Altri si erano convertiti all’Islam o radicalizzati in età adulta. La partecipazione alla guerra in Siria e in Libia da parte dei foreign fighters veniva motivata principalmente da un sentimento di dovere religioso anche se sicuramente le motivazioni psicologiche e sociologiche devono essere più profonde.

Oggi con lo scoppio della guerra in Ucraina si è tornato a parlare di questo fenomeno. È legittimo chiedersi chi siano le persone coinvolte volontariamente in questo conflitto, da che parte combattano e soprattutto perché lo facciano. I Foreign fighters in realtà sono presenti in Ucraina, su entrambi i fronti, già dal 2014, quando è cominciata la crisi nel Donbass. Circa 1000 di questi soldati provengono dall’Occidente e le motivazioni che li hanno spinti ad arruolarsi volontariamente sono le più diverse. La principale di queste sembra essere quella economica e professionale. C’è anche però un forte elemento politico in questa scelta. Ci sono combattenti sia di estrema destra che di estrema sinistra. La Farnesina si è pronunciata in merito con una nota diffusa a fine marzo in cui ricorda che la partecipazione al conflitto in Ucraina può essere considerata reato ai sensi dell’articolo 244 e dell’articolo 288 del codice penale per cui è prevista una pensa da 4 a 15 anni di reclusione.

Cecilia Ramone