“L’aggressione – premeditata ed immotivata – della Russia verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre ottant’anni”.
Sono parole forti e cariche di significato quelle usate da Giorgio Giuffra, sindaco di Riva Ligure nell’ambito dell’orazione per la Festa della Liberazione. La guerra in Ucraina tiene banco nel commento del primo cittadino per questo 25 Aprile, soprattutto in rapporto con quanto vissuto in Italia durante il regime nazifascista e la guerra per la Liberazione dell'Italia.
IL DISCORSO INTEGRALE DEL SINDACO GIORGIO GIUFFRA
Come ha sottolineato Giuffra il paragone c’è ed è necessario soprattutto oggi. “Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia ed all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. - rimarca Giuffra - Ed allora, in occasione dell’imprescindibile rito laico che stiamo celebrando in questo momento, è possibile comparare la Resistenza europea al nazifascismo con quanto sta avvenendo in Ucraina? Con tutte le cautele ed i distinguo del caso, penso si possa rispondere in modo affermativo”.
"Sono passati settantasette anni da quando - il 25 aprile del 1945 - la voce di Sandro Pertini lanciava, dai microfoni Radio Milano Liberata, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e del Corpo Volontari della Libertà il proclama di insurrezione nazionale contro le truppe nazifasciste. Una data simbolica della guerra di Liberazione, scelta dalla Repubblica Italiana per ricordare la conclusione del conflitto sanguinoso, la fine della brutale e spietata occupazione nazista. - ha detto il sindaco di Riva Ligure - Questa giornata, per gli italiani, rappresenta la festa civile della riconquista della libertà. La vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione Repubblicana del 1948”.
“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell’Unione Europea ci mettesse a riparo dalla violenza. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre. - prosegue - In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici. Le immagini che ci arrivano dalle città dell’Ucraina in lotta per la libertà dell’Europa segnano la fine di queste illusioni”.
“La Resistenza è stata la dimostrazione del meglio di cui gli italiani fossero capaci: un’assunzione di responsabilità, una volontà di riscatto, una capacità di costruire qualche cosa di serio e di pulito. Chi dovrebbe essere il primo a notare le convergenze, oggi si attarda in sottili distinguo. - analizza Giuffra - Come se gli ucraini fossero figli di un dio minore. Coloro che contestano il nazionalismo ucraino dimenticano che l’idea di nazione cova sotto la cenere, matura e si consolida durante le occupazioni straniere. Sarebbe difficile, in un anno come questo, intonare Bella ciao senza rivolgere un pensiero agli ucraini che nelle scorse settimane si sono svegliati ed hanno “trovato l’invasor”.
Poi, il primo cittadino ha ricordato le parole scritte, in punto di morte, dal partigiano Giancarlo Puecher Passavalli, prima Medaglia d'Oro al Valor Militare della Resistenza, fucilato il 21 dicembre 1943, al cimitero nuovo di Erba, da militi delle Brigate Nere. “Poche righe che ci devono indicare la rotta da seguire. Che ci dicono che trasformare la giornata odierna in una generica ed ipocrita festa della pace, negando quindi il paragone tra l’invasione russa in Ucraina e l’occupazione tedesca nel 44-‘45, non solo giustifica l’autocrate russo ma diventa un’offesa ai patrioti caduti” - ha aggiunto.
“Ebbene, ascoltando le ultime volontà di un ragazzo di 20 anni che ha pagato con la sua stessa vita le atrocità della guerra, non possiamo non trarre che una conclusione: è evidente che tutte le opinioni siano legittime, anche quelle che tendono a confondere le coscienze, ma non è lecito inquinare la memoria per alimentare la polemica quotidiana. Quello del partigiano Giancarlo Puecher Passavalli è un autentico appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza”.
“Voglio ribadire, ancora una volta, tutta la mia solidarietà, quella della Civica Amministrazione a tutte le cittadine e cittadini dell’Ucraina. - conclude Giorgio Giuffra - Voglio inoltre esprimere vicinanza alle centinaia di migliaia di persone di nazionalità ucraina presenti in Italia che vivono giorni drammatici per il destino dei propri cari. Siamo al loro fianco nel dolore che avvertiamo di fronte alla guerra, nell’attaccamento alla pace e nella determinazione comune. Con i fatti e non con le parole”.
La cerimonia ha visto impegnati gli Alpini del gruppo Riva Santo Stefano. Il sindaco di Riva Ligure ha reso omaggio ai caduti con la deposizione della corona presso il monumento di piazza Matteotti. L’orazione ufficiale è stata fatta da Enrico Revello, della CGIL Imperia. Numerosi i cittadini presenti alla commemorazione, segno di quanto il 25 aprile, anche a distanza di 77 anni sia ancora vivo nella comunità grazie al ricordo tramandato di generazione in generazione e che oggi si scontra con un drammatico presente segnato dalla guerra.