Badalucco dopo la pausa delle piazze vuote dovute alla pandemia ha riscoperto oggi la ricorrenza del 77 anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La colonna sonora della ricorrenza, a base di 'Bella ciao' e altre musiche in tema, ha percorso, grazie alla banda “S.Cecilia” le vie del paese.
Nella centrale Piazza Marconi dopo l’esecuzione dell’Inno Nazionale hanno preso la parola il parroco Don Angelo, il Sindaco Matteo Orengo ed il rappresentante dell’ANPI dott. Paolo Luppi. Quest’ultimo, magistrato presso il tribunale di Imperia è piuttosto noto nella Valle Argentina. Il padre Bruno, scomparso nel 1988, era il comandante “Erven”, responsabile di una squadra partigiana che aveva combattuto nell’entroterra della Liguria di ponente, restando anche ferito.
Bruno Luppi era stato, in precedenza, un valoroso combattente con le mostrine del Regio Esercito. Aveva rifiutato di arrendersi ai tedeschi il 10 settembre 1943 nei combattimenti di Porta San Paolo a Roma. Sfuggito ai nazisti, riuscì a raggiungere la Liguria, dove entrò nelle formazioni partigiane che operavano sulle montagne. Da qui il buon afflusso di persone. Molti di quelli che hanno i capelli bianchi a Badalucco e dintorni avevano avuto modo di apprezzare la figura di Erven, creatore anche di un fondo per le borse di studio ai ragazzi di Taggia che avessero esaltato in un tema i valori della Resistenza.
Il primo oratore è stato il Sindaco Matteo Orengo che dopo aver ricordato l’articolo della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra ha detto: “Durante la pandemia avevamo avuto tutti l’ottimismo che ci comunicavamo da un terrazzo all’altro. Scrivevamo andrà tutto bene. Con la guerra di questi giorni quell’auspicio sembra quasi una beffa. Solo il Papa (Come del resto aveva detto Don Angelo) sa usare parole di pace. Sembra che non esista diplomazia capace di intervenire. E dire che il nostro Paese l’Italia, è Paese di bellezza ed amore. Le parole di pace portano alla pace, l’escalation delle minacce porta alla guerra”
Paolo Luppi ne ha sottoscritto le parole “al cento per cento” e così ha proseguito: “Mio padre quando scese da queste montagne pesava appena 38 chili. Se è riuscito a sopravvivere lui, come altri partigiani, lo dovettero ai contadini ed ai pastori di questa valle. Badalucco ebbe a fine guerra ben 47 caduti in combattimento contro i nazifascisti. E’ una città di ribelli per essenza. Ma quella rispetto alla guerra che si combatte in questi giorni era un’altra storia. Oggi sembra che ci sia nel mondo dell’informazione una tendenza a parlare solo di armi. Ma c’è di più il nostro ministro degli esteri, capo della diplomazia italiana ha dato del macellaio a Putin. Il capo della diplomazia del nostro Paese non può permetterselo. Così come è assurdo che il primo ministro dica di non comprendere cosa abbia detto Putin".
"Siamo ben lontani dai 40 anni in cui l’Italia, pur essendo nella Nato, manteneva buoni rapporti con l’Unione Sovietica e con Israele. Indubbiamente allora c’era una classe politica di livello elevato che sapeva cosa fare in ottemperanza ad una Costituzione che ripudiava la guerra. D’altronde, il cambiamento di rotta si ebbe nel 1999, sotto il governo D’Alema i nostri aerei decollati da Aviano andarono a bombardare con ordigni all’uranio impoverito la Serbia. E non fu un caso se nessuno ebbe niente da dire. Dopo la fine del Patto di Varsavia la Nato avrebbe dovuto sciogliere sé stessa e si sarebbe potuta fare un’Europa, comprensiva fino a Vladivostock. Invece la Nato si è allargata al punto da stringere come una tenaglia la Russia. I motivi dimostrati dai giacimenti di minerali rari sono essenzialmente economici. E c’è di più mi risulta incomprensibile considerare certi “resistenti” dell’Ucraina, con la svastica tatuata sul braccio. A fronte di questo comunque le menti più libere della cultura di destra e di sinistra stanno facendo sentire la loro voce di dissenso, così come certi Stati che cominciano a prendere le distanza da una politica solo bellicista.”
La conclusione di Paolo Luppi ha unito il suo pensiero divergente ad un discorso di natura più familiare, legato ad una mitica figura di prete della Valle. “C’erano tra i partigiani sulle montagne figure di sacerdoti come Don Rubino, Don Allaria, Don Caprile, che riuscivano, con il loro apostolato, a temperare gli eccessi che avrebbero potuto esserci. Ho un ricordo di mio padre in proposito. Nei pressi di Castelvittorio, il 25 aprile del 1945 la popolazione aveva catturato 4 soldati della Wermacht e Don Caprile si rivolse a mio padre perché evitasse la giustizia sommaria che si voleva fare. Erven entrò tra i facinorosi e disse: sono d’accordo per fare giustizia, ma prima dobbiamo fare un processo, a meno che voi non abbiate notizia certa che questi 4 abbiano partecipato alla strage di civili che c’è stata in località Gordale nei mesi scorsi. Tutti allora fecero un passo indietro e quei 4 ragazzi di leva, che non avevano nulla a che fare con le ss ebbero salva la vita. Bisogna sempre ragionare con la testa. Vi abbraccio tutti”.
Ancora una “Bella ciao” e poi il rinfresco, Come è giusto in ogni festa. Anche quella ritrovata , dopo tanto tempo. Forse con una nuova unità.