Attualità - 21 aprile 2022, 14:05

"La pillola dei 5 giorni dopo senza ricetta per le minorenni": lo conferma il Consiglio di Stato

La pronuncia dopo la sentenza del Tar Lazio sui ricorsi "pro vita" alle disposizioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco: "Non è un farmaco abortivo. Tutela la salute piscofisica della minore"

Anche le giovani sotto i 18 anni potranno acquistare la pillola "dei cinque giorni dopo" senza la prescrizione del medico da presentare in farmacia. Potranno dunque farlo liberamente.

Con la sentenza n. 2.928 del 19 aprile il Consiglio di Stato ha infatti confermato la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (TAR) che nel maggio dell’anno scorso aveva ritenuto legittima la decisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) di eliminare l’obbligo, anche per le giovani sotto i 18 anni, di presentare la ricetta medica per richiedere la pillola “EllaOne”, comunemente conosciuta come la "pillola dei cinque giorni dopo’.

Respinti i ricorsi di alcune associazioni ‘pro vita’, da sempre in prima fila per la promozione e protezione alla vita umana. Tra i vari motivi delle impugnazioni, il fatto che l’eventuale somministrazione del farmaco EllaOne alla minorenne violasse il consenso informato dei genitori o dei tutori.

La III Sezione del Consiglio di Stato ha però chiarito che l’assunzione della pillola, "non costituisce un trattamento sanitario, sottolineando come l’eliminazione della prescrizione medica non si ponga in contrasto né con il diritto alla vita della minore a una corretta informazione, né con quello dei genitori a sostituirsi al minore, avendo piuttosto come scopo la tutela della salute psicofisica della minore".

Nell’ottobre 2020 l’Aifa si era già detta essere a favore della possibilità di acquisto di EllaOne da parte delle minori libero, senza ricetta quindi, come in effetti già avveniva con la ‘vecchia pillola’ Norlevo «una scelta legittima».

Dall'8 ottobre 2020, infatti, la pillola è in vendita in farmacia senza bisogno di ricetta, anche per le giovani sotto i 18 anni.

"Non è un farmaco abortivo – si legge nella sentenza pronunciata ora dal Consiglio di Stato –, non deve dunque essere confuso con l’interruzione volontaria della gravidanza. Gli studi scientifici alla base della delibera hanno chiarito che il processo antiovulatorio agisce prima dell’impianto dell’embrione".

CharB.