Aumento del costo del grano, schizzato da 250 euro alla tonnellata a 600 dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, dell’energia e dei carburanti avevano fatto presagire tempi cupi ai 70 di addetti della Colussi di Fossano, e in particolare, alla quindicina di operai Agnesi trasferiti in Piemonte a seguito della chiusura del pastificio di via Schiva nel dicembre del 2016, reduci da 2 settimane di cassa integrazione decisa a causa di un decremento delle commesse legate all’aumento dei costi e dei prezzi.
Elio Anfosso, storico addetto all’ingresso dello stabilimento imperiese e oggi componente della Rsu Cisl dichiara al nostro giornale: “La direzione di Perugia ci ha chiesto di rinunciare a una settimana di cassa integrazione rispetto a quelle concordate che erano 6 a seguito di un aumento delle commesse. Ci è sembrata una buona occasione, viste le difficoltà. Molti ordini, soprattutto all’estero dove si è concentrato il mercato dopo il trasferimento da Imperia sono saltati e si sta cercando con quelli attive di ritoccare i contratti, visti che sono stati firmati antecedentemente a questa crisi complicata dalla guerra e altrimenti si rischia di lavorare in perdita”.
La cassa integrazione, in continuità produttiva, alla Colussi di Fossano era stata concordata, appunto, per 6 settimane da fine febbraio a fine maggio, per il calo delle commesse. Coinvolti dalla scelta aziendale 60 operai (la totalità) e alcuni impiegati. La Cig, però, è stata prevista in continuità produttiva, con almeno quindici giorni di attività ogni mese. Il gruppo perugino a seguito degli incontri con i sindacati ha garantito il versamento anticipato da parte dell’azienda in attesa di riscuoterla dall'Inps.
Alla Colussi sono impiegati quasi 70 lavoratori: a Fossano è concentrata la produzione di pasta Agnesi dal 2017.