Il primo infopoint ligure destinato ai profughi in arrivo dall'Ucraina è stato inaugurato questo pomeriggio a Genova, nei pressi della stazione di Brignole, dove è stata montata una struttura che servirà a fornire le prime informazioni a chi arriva in Italia dopo essere fuggito dalla guerra.
All'inaugurazione erano presenti il presidente della Regione Giovanni Toti e l'assessore regionale alla protezione civile Giacomo Giampedrone.
“Questo è il primo dei quattro infopoint che stiamo aprendo in tutte e quattro le province liguri, – ha commentato Toti – il primo a Genova, domani a Savona, a Spezia c'è un camper in via temporanea, ma entro il fine settimana verrà sostituito da un'analoga struttura, così come a Imperia dove i servizi di protezione civile e sanitari della Regione saranno di pronto accesso e di pronta conoscibilità anche a coloro che dovessero arrivare qua con mezzi propri e quindi non accompagnati da associazioni.
Immaginiamo un uso residuale rispetto alla domanda che abbiamo potuto constatare fino a oggi, ma comunque importante per orientare tutti i bisogni. Abbiamo anche appena finito una riunione con il direttore di dipartimento della protezione civile nazionale Fabrizio Curcio e tutti i presidenti di Regione per fare il primo 'tagliando' alla macchina dell'assistenza, in cui abbiamo avanzato alcune proposte oltre che sollecitato alcune modifiche. È chiaro che a carico delle regioni e dei commissari resta la prima accoglienza, quindi si parla di un sistema di accoglienza temporanea, per circa una settimana prima che vengano inseriti nei sistemi 'Cas' e 'Cai', ovvero i due sistemi di accoglienza gestiti dalla prefettura”.
Per quanto riguarda la disponibilità dei posti letto in Liguria, Toti spiega: “Abbiamo 150 posti a disposizione derivanti dagli ex covid hotel. Abbiamo chiesto alla protezione civile come proseguire alla fine dell'emergenza covid, cioè 31 marzo al momento prevista, con l'attivazione di ulteriori strutture di accoglienza temporanea, con una gara nazionale e sollecitazioni a livello locale. Aspettiamo indicazioni su questo, oltre alla copertura dei costi”.
“Abbiamo sollecitato anche – continua – uno strumento simile all'autonoma sistemazione di protezione civile, ovvero coloro che hanno già un punto di appoggio nelle città italiane possano avere una sorta di assegno di mantenimento per usufruire delle case che condividono con persone provenienti dalla stessa area geografica in modo che possano auto sistemarsi come si fa con le calamità di protezione civile quando qualcuno non va in una casa messa a disposizione dalla pubblica amministrazione, ma si sistema autonomamente, e lo si rimborsa.
Abbiamo anche ulteriormente sollecitato una programmazione e un monitoraggio dei flussi in arrivo che molto spesso conosciamo quando è già a destinazione, per le pratiche sanitarie che restano a nostro carico, ma che difficilmente si riesce a programmare, perché molti degli arrivi sono in autonomia, e quindi non fatti attraverso canali e neppure censiti, quindi o in territorio di emergenza, quindi al confine polacco o alle frontiere italiane, abbiamo chiesto un sistema di monitoraggio per conoscere in anticipo i flussi e poter programmare le misure da cogliere.
Credo che la straordinaria generazione della popolazione italiana abbia in parte risposto a queste esigenze, ma ora serve strutturarle con la protezione civile nazionale. Di tutto questo il direttore di dipartimento Fabrizio Curcio ha preso gli appunti del caso, ci rivedremo prima in sede tecnica e poi di nuovo con i presidenti di Regione nelle prossime giornate per mettere a punto un sistema che però è già in piena attività”.