Non tornano sui loro passi ma auspicano un ritorno alla contrattazione con il Cda. Sono i sindacati del Casinò di Sanremo, che oggi hanno fatto il punto della situazione sullo sciopero proclamato da sabato scorso per la decisione, definita ‘unilaterale’, di chiudere il gioco ‘lavorato’ dal lunedì al giovedì, nei pomeriggi dei momenti di minor affluenza alla casa da gioco matuziana.
I sindacati confederali, tutti sulle stesse idee, puntano l’indice sulla scelta della direzione della casa da gioco, evidenziando gli scarsi risparmi e sul rischio di perdere una clientela di qualità, che potrebbe spostarsi nella vicina Montecarlo, dove non hanno mai pensato di chiudere roulette e giochi di carte nei pomeriggi tra il lunedì e il venerdì.
Ai sindacati non sono andate giù le dichiarazioni rilasciate dal Cda dell’azzardo matuziano e nemmeno quelle del Sindaco, che ha di fatto sposato le scelte della direzione del Casinò: “Rischiamo di perdere moltissimi clienti che vengono solo in settimana – hanno detto – senza dimenticare che diversi di loro sono avanti con l’età e preferiscono giocare al pomeriggio, piuttosto che la sera. C’è da considerare anche la vicinanza di Montecarlo e chissà che anche Mentone, seppur un casinò piccolo, non decida di aprire tavoli al pomeriggio, proprio per farci concorrenza?”
“Noi non teniamo in ostaggio la casa da gioco ma sono loro che ci tengono in ostaggio – ha detto Valerio Nurra della Cgil, rivolgendosi al Cda – senza dimenticare che loro vanno e vengono mentre l’azienda e i dipendenti rimangono. Ci sembra che siano in lockdown cognitivo, perché non hanno idea di come si gestisce un Casino. Probabilmente, viste le dichiarazioni che ha rilasciato, anche il Sindaco non sa di quanto sia importante la roulette e il gioco lavorato per la casa da gioco. Sul risparmio voglio ricordare solo le spese scellerate fatte da questo Cda, come consulenze e straordinari, addirittura durante il lockdown”.
Anche Marilena Semeria (Fisascat Cisl) ha confermato di non tornare indietro sulle posizioni assunte: “Non lo facciamo per la sopravvivenza dei lavoratori del reparto che per l’intero comparto del gioco e degli appalti. Abbiamo la necessità di ripristinare gli incassi pre Covid e, per farlo, non dobbiamo comprimere l’offerta di gioco ma ampliarla. Soprattutto non deve essere chiuso il comparto che è da sempre il più importante in assoluto”. L’esponente della Fisascat Cisl ha evidenziato come la figura del croupier non è più quella di una volta: “Oggi abbiamo avuto la grazia di avere un lavoro a tempo indeterminato e ne siamo grati. Ma questo dovrebbe essere un diritto e il lavoro va rispettato, soprattutto verso chi, durante le festività è sempre al lavoro. Non abbiamo stipendi esorbitanti ma in linea con il mercato con la professionalità che mettiamo nel nostro impiego”. Ci sono i margini per trovare un accordo in tempi brevi? “Anche subito, se ci danno la possibilità di ripristinare tutto come prima, magari con qualche accorgimento che possa andare bene a entrambe le parti. Ogni giorno in cui stiamo a casa reddito per le nostre famiglie e non fa piacere a nessuno non lavorare”.
Dario Del Tufo (Snalc) ha dato spiegazioni sull’assenza del risparmio paventato dalla sala da gioco e i problemi dei tre interinali: “E’ un discorso pesante per loro e per noi, visto che arriviamo da 8 mesi di Covid. Quanto detto dal Presidente Battistotti non è assolutamente perché la decisione intacca la nostra retribuzione e il contratto che è scaduto a fine 2019. Noi non teniamo in ostaggio nessuno, anzi è proprio il contrario ma andiamo avanti per la nostra strada. Facciamo sacrifici e abbiamo proposte già fatte ma ora attendiamo un passo in avanti e di collaborazione”. C’è l’idea di una data in cui fermarsi o rimane il muro contro muro? “Noi siamo stati sempre collaborativi, anche in occasione dell’incontro con il Sindaco. Dopo sono andati avanti per la loro strada e noi per la nostra. Ci dovrà essere un punto di incontro e rimaniamo in attesa di una loro chiamata”.
La posizione dell’Ugl (Massimiliano Moroni) è molto chiara, ovvero secondo voi non c’è nessun risparmio e anzi si rischiano perdite con la chiusura paventata: “A differenza di altri abbiamo in mano la verità di dipendenti che sono in sala da trent’anni e i dati sono molto chiari. Noi non abbiamo detto no a priori, ma chi ci fa queste proposte deve anche dimostrare che portino beneficio e nessun taglio ai dipendenti. Ma devono dimostrarcelo e, in quel caso, siamo pronti a firmarlo”.
Durante l’incontro di oggi sono state attaccate le scelte del direttore dei giochi, come affermato da Enzo Cioffi (UilCom): “Alcune scelte sono state fatte per trovare nuove strade, come quella dei 2,5 euro di puntata ai giochi americani e trovare clientela meno facoltosa. Forse però ci si doveva rendere conto che non funzionavano e, il perseguimento delle stesse, hanno portato a cali degli incassi”. Avete anche puntato il dito sulla chiusura delle roulette che a Montecarlo rimarranno aperte: “La vicenda ha visto, inizialmente, la decisione dell’azienda che avrebbe voluto chiudere tutti i tavoli, compresi quelli americani. Con il dialogo abbiamo ottenuto di aprire gli americani ma rimane la chiusura delle roulette francese, che rappresenta un settore importante con l’affezione dei clienti e la tradizione e l’identità della nostra azienda. Il rischio che i nostri clienti possano varcare il confine e andare a Montecarlo è reale”.