Nel panificio di Camporosso da qualche giorno accanto a pagnotte e focacce con grano duro italiano e olio extravergine, grissini, pizze e dolci da forno, si trova un prodotto speciale: il Pane nero di Pigna. Conosciuto anche con il nome di “pan negru”, presenta un profumo forte e persistente.
Per chi ha conosciuto la sua fragranza, che si diffondeva dai forni collettivi del paese, risulta inconfondibile per l’utilizzo di una particolare miscela di frumento e di segale ottenuta con macinazione a pietra. Il tutto veniva prodotto artigianalmente senza usare lieviti chimici o altri additivi, ma solo lievito madre.
La sua bontà dipendeva direttamente dall’esperienza e abilità di chi lo preparava e dalle materie prime utilizzate. Da anni si erano perse le tracce di questo pane, molto antico e segnalato in tante guide e riviste. Viveva nei ricordi delle persone più anziane, che lo consumavano semplicemente con pomodoro, olio di oliva, sale e basilico.
Ora dopo una lunga ricerca e sperimentazione si potrà nuovamente gustare questo pane grazie all’opera di Marco Lia, che da qualche giorno nel suo panificio di Camporosso lo ha rimesso in produzione e vendita.
Un pane d’altri tempi, che non diventa gommoso dopo poche ore dall'uscita dal forno, e che ripropone il profumo ed il gusto del grano di una volta. Un pane che, se anche diventa "duro", può essere utilizzato in ottime ricette casalinghe di recupero, che sono piatti simbolo della cucina italiana.
Come riferito dal sindaco di Pigna, Roberto Trutalli, nel recente incontro/spettacolo con l’attore chef Stefano Bicocchi, in arte Vito, un pane che nel 1979 è stato definito da un giornale milanese come “il miglior pane integrale d’Italia e non solo della Liguria”.
Un prodotto unico realizzato utilizzando il frumento e la segale coltivati nella valle ad una quota compresa fra 700 e fino a 1000 metri di altitudine.
Se volete quindi riscoprire il sapore e la consistenza del pane di una volta e non volete limitarvi al consumo di quello moderno prodotto con farine industriali, potete sostenere chi tenta di tornare agli antichi metodi di produzione, in particolare utilizzando la macinazione a pietra naturale e la lievitazione con pasta madre.
“Fare il pane per la nostra famiglia non è soltanto un lavoro, ma significa sentirsi al centro di una comunità e di un territorio – spiega Marco Lia – vogliamo offrire ogni giorno ai nostri clienti i sapori, i profumi e le fragranze di una volta, tutto all’insegna della sicurezza alimentare e del rispetto dell’ambiente. Continuiamo la tradizione, ma anche innoviamo con altre ricette e produzioni. La nostra produzione può incontrare i gusti e le esigenze di una clientela più ampia ed oggi particolarmente attenta a quello che si mangia, a partire da quello che si coltiva, dove e come per arrivare a come e quanto si produce. Recuperiamo così la storia e la tradizione più autentica del nostro territorio, messa in secondo piano dai processi di omologazione del gusto e rimettiamo al primo posto l’attività dell’uomo al posto di quella delle macchine”.
Il Panificio, che si trova a Camporosso in un posto strategico e di grande passaggio all’inizio di via Braie (tel.0184 294348) per la sua attività e per le sue produzioni naturali e con sapori irripetibili, è stato premiato lo scorso anno con il riconoscimento di “Custode del Territorio” dall’Associazione Ristoranti della Tavolozza.