Il clamoroso cambio di rotta in merito alla gestione e al futuro dell’ospedale ‘Saint Charles’ di Bordighera ha risollevato il dibattito sulla sanità pubblica a Ponente.
La Regione ha scelto di abbandonare la strada della gestione privata sovvertendo, di fatto, quanto portato avanti dalla precedente amministrazione sempre a guida Giovanni Toti.
Oggi riceviamo e pubblichiamo l’intervento di un lettore che desidera condividere con la redazione le proprie riflessioni in merito con relativi interrogativi.
La recente decisione del presidente Toti di annullare la procedura di passaggio ai privati dell’ospedale ‘Saint Charles’ ha colto di sorpresa il comprensorio intemelio suscitando da un lato preoccupazione per le sorti dell’ospedale e dall’altro dando il via libera alla ripresa di polemiche, critiche, malumori, scontri politici ed ideologici tra sanità pubblica e privata; ‘querelles’ che sembravano, finita l’era Viale, miracolosamente sopite.
Come è noto a tutti negli ultimi anni l’ospedale ‘Saint Charles’ ha subìto un progressivo ridimensionamento, che ha comportato nella sostanza il declassamento del Pronto Soccorso a Punto di Primo Intervento (con l’allora beneplacito di chi ora lo invoca a gran voce) e la progressiva perdita di importanti reparti di degenza e di ambulatori.
Il progetto di riforma del sistema sanitario della passata amministrazione regionale, orientato alla tutela delle singole realtà territoriali in un contesto generale di efficientamento ed armonizzazione delle risorse, aveva considerato per il rilancio e potenziamento del ‘Saint Charles’ la necessità di ripristinare un Pronto Soccorso col conseguente corollario di reparti (cfr. decreto Balduzzi) affidando la gestione dell’ospedale ad un ente terzo privato, in regime di convenzione e sotto il controllo del sistema sanitario regionale pubblico.
Tale scelta era motivata da ragioni economiche e organizzative-gestionali. Il privato in pratica, a fronte del ripristino di un Pronto Soccorso (con i reparti correlati) e della garanzia dell’esecuzione di un volume di prestazioni sanitarie in regime di convenzione (ticket per i cittadini) concordato preventivamente con la Regione avrebbe avuto uno spazio dedicato all’attività privata pura (come si dice a gran voce “il privato non fa beneficienza”).
Inoltre il privato avrebbe pagato un canone di locazione annua di 600.000 euro, di cui 300.000 da destinare al territorio.
Questi i presupposti che il gestore terzo privato ha accettato aderendo ad un bando di gara europeo e presentando una regolare offerta.
Dal punto di vista del cittadino non sarebbe cambiato nulla; infatti per le prestazioni in regime di convenzione avrebbe pagato solo il normale ticket del SSN presentando regolare impegnativa del MMG.
Non dobbiamo nasconderci dietro ad un dito: quando partiamo per andare, ad esempio, a Milano all’Istituto Humanitas dobbiamo sapere (e lo sappiamo) che ci stiamo recando presso un ospedale a gestione privata convenzionata (cioè un tot. di prestazioni concordate con la regione pagabili con il ticket del SSN e una sezione “solventi” per l’attività privata pura). Schema organizzativo analogo sarebbe stato per il ‘Saint Charles’.
Ma tant’è; fatte salve le innumerevoli polemiche, la situazione attuale vede un progetto di rilancio e potenziamento del ‘Saint Charles’ stoppato dal presidente Toti.
Il problema vero è uno solo: posto che il gestore privato aderendo al bando di gare europeo e depositando una regolare proposta si è impegnato a ripristinare un Pronto Soccorso con tutti gli annessi e connessi, il sistema sanitario regionale pubblico è in grado di fare altrettanto?
È in grado di ripristinare il Pronto Soccorso dotandolo di tutte le adeguate risorse umane-economiche-tecnologiche?
È in grado di ripristinare i reparti che per legge (decreto Balduzzi) devono essere correlati al Pronto Soccorso dotandoli di tutte le adeguate risorse umane-economiche-tecnologiche?
Non si tratta di gestione pubblica vs. gestione privata convenzionata, bensì di capire chi è in grado di fornire i servizi di cui necessita la popolazione.
Se il sistema sanitario pubblico è in grado di farlo direttamente lo faccia e non chiami il privato a supporto; ma se non è in grado di farlo direttamente riconosca la bontà di un suo stesso progetto che, pur di garantire i servizi sanitari di cui la popolazione ha bisogno, riconosce le proprie difficoltà e sceglie di affidare ad un privato la gestione (nb: non la vendita) di un ospedale assumendosi tuttavia la responsabilità del controllo del gestore stesso e del livello qualitativo prestazionale fornito.
Ma, soprattutto, non illudiamo né prendiamo in giro la popolazione con goffi e maldestri slogan demagogici o con progetti decontestualizzati di futuri ospedali di comunità che nascono con finalità completamente differenti e che nulla hanno a che vedere con le necessità di servizi sanitari di cui ora ha bisogno la popolazione.
Intanto questo pomeriggio alle 17 a Ventimiglia è in programma una riunione tra i 18 sindaci del comprensorio intemelio proprio per confrontarsi sul 'Saint Charles' e sul suo destino.