Attualità - 06 aprile 2021, 16:37

Coronavirus e pandemia: la conferma di Coldiretti “Un’azienda agricola su cinque in crisi per lo stop ai ristoranti”

L'associazione di categoria: "Necessario rafforzare misure a sostegno dei settori più colpiti e permettere, al più presto, la riapertura del canale Ho.re.ca, sempre e solo in sicurezza"

Su quasi un’azienda agricola su cinque (18%), a livello nazionale, pesa la riduzione della domanda di prodotti, provocata, soprattutto, dal crollo del turismo e dal taglio degli acquisti da parte di bar, ristoranti e pizzerie costretti ad aperture e chiusure a singhiozzo. In questa situazione dove la pandemia fatica ad arrestarsi, occorre rafforzare le misure a sostegno all’agricoltura, soprattutto nei settori che hanno avuto perdite più rilevanti, dall’allevamento alla pesca, dal vino alla birra, e a supporto di tutte quelle imprese che hanno puntato sulla multifunzionalità (come agriturismi ed ittiturismi), oltre a promuovere l’economia circolare a favore del biogas. 

E’ quanto ha chiesto la Coldiretti all’audizione sul Dl Sostegni alla Commissione Bilancio del Senato proprio in occasione della diffusione dei dati Istat, relativi al periodo compreso tra il 2020 e il 2021, dai quali emerge che, inoltre, più di quattro aziende agricole su dieci (40,8%), a livello nazionale, non hanno ricevuto alcun tipo di sostegno economico. E’ importante aver ottenuto il taglio del costo del lavoro ma, oltre al rafforzamento delle misure di sostegno all’agricoltura, la Coldiretti ha chiesto anche la proroga della sospensione delle rate di mutui bancari, ed ha formulato al Ministero delle Politiche Agricole una proposta per il riparto del fondo filiere, a favore dei settori più danneggiati.

“Le aziende agricole ed ittiche del territorio – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa - non hanno mai smesso di lavorare, nonostante le difficoltà causate dalla pandemia, per garantire la continuità delle forniture alimentari e consentire quindi alle famiglie di fare la spesa sempre con prodotti di qualità. Tuttavia le chiusure forzate, le  limitazioni negli orari di apertura, i divieti agli spostamenti, il drastico calo delle presenze turistiche e la diffusione capillare dello smart working hanno devastato i bilanci del settore della ristorazione e ovviamente le perdite si sono  fatte sentire direttamente sui fornitori. La drastica riduzione dell’attività pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari Made in Liguria, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, dalla carne ai formaggi, che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. È necessario cercare di far ripartire tutti i settori il prima possibile, in totale sicurezza, ma, allo stesso tempo, è fondamentale sostenere con misure adeguate le imprese agricole ed ittiche del territorio, ed insieme ad esse l’intera economia regionale e l’occupazione”.