Bilancio negativo per il commercio del Golfo dianese sul fronte dei saldi. Nonostante siano iniziati il 29 gennaio scorso, subito dopo l’ok per le vendite promozionali, a poco più di due settimane dall’avvio si registra oltre il 50% delle perdite sugli incassi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Incertezza sul futuro economico, perplessità per il continuo spostamento di zona di rischio della Liguria, e mancanza di prospettive a lungo termine: sono questi i principali motivi che affliggono i commercianti di Diano Marina, San Bartolomeo al Mare e Cervo.
Il settore che maggiormente è stato investito dalla crisi, derivante dalla situazione epidemiologica, è quello dell’abbigliamento e particolari difficoltà si registrano in quello relativo alle confezioni sartoriali e gli abiti da cerimonia. Soffre, seppur in modo leggermente minore, il comparto delle calzature, l’arredamento per la casa, e quello dell’abbigliamento bimbi e sportivo. Anche in questi ambiti infatti, le cifre della stagione sono molto lontane da quelle degli anni passati. L’ultimo weekend appena trascorso è stato poi ancora più disastroso considerato il passaggio da zona gialla ad arancione della nostra regione.
“Noi viviamo di turismo, dichiara alla nostra testata la presidente di Confcommercio del Golfo Dianese Franca Weitzenmiller, e per ovvie ragioni il primo bilancio non può che essere negativo, purtroppo. Nonostante le associazioni di categoria siano riuscite a posticipare la stagione dei saldi a fine gennaio, dando spazio alle vendite promozionali, il settore è in forte sofferenza. Noi ovviamente capiamo e siamo solidali con il comparto alberghiero e della ristorazione, ma anche il settore del commercio al dettaglio in generale e quello dell’abbigliamento in particolare, sta subendo una crisi senza precedenti. Nella visione più ampia, tutti e tre gli ambiti sono collegati. Senza turisti ovviamente registriamo meno vendite e senza possibilità di apertura la sera dei ristoranti si riporta una notevole inflessione degli introiti”.
Grava anche la questione dei matrimoni, delle cerimonie e degli eventi in generale. Così come disposto dall’ultimo Dpcm le celebrazioni hanno un numero estremamente ridotto di invitati e parallelamente sono vietate anche le feste (sia all’aperto che al chiuso), le sagre, le fiere e i congressi (possibili solo da remoto). “Adesso i negozianti, continua Franca Weitzenmiller, si ritrovano ad avere intere collezioni invendute che comunque non potranno essere riproposte l’anno prossimo. Gli imprenditori quindi, devono sopportare costi imponenti per pochi ricavi. E alla merce, vanno aggiunti i pagamenti per gli affitti dei locali, le tasse e le utenze. È un cane che si morde la coda poiché, in una prospettiva futura, non si compra perché non si è riusciti a vedere, ma se non si investe di certo non si avranno guadagni”. Si attende quindi questo mese per poter risollevare il morale e non solo. Lo stop dei saldi è previsto il 15 marzo. Di certo queste due settimane in zona arancione, e le limitazioni ancora in atto sugli spostamenti tra le regioni, graveranno ulteriormente sulla situazione.
“Sul territorio, chiosa la presidente di Confcommercio del Golfo Dianese, il numero dei vacanzieri che possono venire sul territorio poiché possessori delle seconde case è molto esiguo quindi l’unico auspicio, a fronte di un contenimento dell’emergenza sanitaria, è che presto si possa tornare in zona gialla con anche una mobilità tra le regioni. Il commercio del dianese non ce la può fare facendo leva solo sulla popolazione residente. Auspichiamo quindi ad un ritorno al più presto della normalità e della dinamicità dell’economica poiché al momento l’intero settore è statico e paralizzato. Anche a livello psicologico, ha concluso Franca Weitzenmiller, sapere di essere comunque in zona arancione incide sulla corsa agli acquisti. La gente ha meno voglia di uscire, anche se non siamo in un lockdown totale come quello della primavera scorsa, e di conseguenza si registrano meno occasioni da dedicare allo shopping”.