Tanto si parla in questi giorni del Festival di Sanremo, ma gli imprenditori locali come vivono questa situazione? «Quest’anno organizzare una manifestazione canora durante una pandemia in una località come la nostra, che verrà “blindata” in modo che non si possano creare assembramenti, non avrà neanche lontanamente i riflessi economici delle stagioni passate,», dichiara Luciano Vazzano, Segretario territoriale CNA Imperia, «ma gli operatori sono unanimi nella sua difesa, nell’importanza che assume a livello di immagine l’evento Festival per una città come Sanremo, un grande punto di orgoglio per il nostro territorio ed una imperdibile occasione di visibilità.»
«Da qui l’idea di indagare il punto di vista degli operatori delle varie categorie produttive con tre domande dirette per capire il loro punto di vista e non solo. L’analisi è nata con l’obiettivo di innescare il dibattito sulle questioni chiave dell’economia instaurando una relazione diretta tra imprenditori e territorio sul tema di un Festival che quest’anno dovrà sicuramente rimodulare completamente il proprio assetto: l’obiettivo non è quello di ricordare le problematiche incontrate finora, bensì quello di sondare e generare strategie per il futuro.»
IL PUNTO DI VISTA DEGLI ASSOCIATI
Giunti ormai a fine gennaio, ha senso parlare di un possibile rinvio almeno a fine marzo della kermesse? Il settore comunicazione è unanime: spostare il Festival di qualche settimana non ha senso e pensare ad uno slittamento di lungo periodo inimmaginabile. Gli ordini del settore sono già partiti, le case discografiche hanno già programmato le nuove uscite, a giugno partono gli Europei di calcio, impossibile trovare uno spazio diverso di adeguata visibilità. Roberto Pecchinino, giornalista e regista di apprezzati documentari sulla città di Sanremo, «La programmazione è ormai definita dalla Rai e ci rendiamo conto che sia impossibile pensare ad uno slittamento.» Dello stesso avviso, il collega fotografo Tonino Bonomo, che pone l’attenzione sulla programmazione serratissima del palinsesto, in cui uno spostamento metterebbe tutto in discussione.
Olmo Romeo, titolare del wine bar Camillo e Referente territoriale Turismo e Commercio di CNA Imperia precisa, «L’attenzione va posta nei confronti della Rai. Chiedere un supporto economico oggi al Comune non è corretto, le priorità sono altre. È necessario invece ora che il Comune concordi con Rai nuove condizioni per recuperare eventi a favore della città. Ad oggi non siamo a conoscenza del rinnovo della convenzione triennale e questa sarebbe un’ottima opportunità per programmare nuove opportunità per la città, almeno due iniziative, che permettano di recuperare le perdite che l’evento così organizzato sicuramente comporterà.»
Marco Taddei, titolare del laboratorio orafo Taddei, puntualizza, «Migliaia di attività stanno soffrendo ed è fondamentale tenere a mente la priorità assoluta della tenuta del sistema economico. Un Festival “a porte chiuse” porterà ben pochi benefici alla città, soprattutto a seguito di un periodo già fortemente compromesso, anche a causa di restrizioni spesso incomprensibili. È indispensabile dunque che una parte dei proventi che derivano dalla sua organizzazione vengano messi a cassa e destinati a favore del territorio in modo costruttivo, a sostegno vero delle imprese, anche attraverso un coordinamento con le Associazioni di categoria».
Anche altri comparti sono dell’avviso che sia impossibile un rinvio.
Vincenzo Silvestri del panificio F.lli Silvestri e Mirco Di Giorgio della gelateria Lollipop confermano, «Ormai la macchina è partita. Le squadre di operatori sono presenti ed operative già da tempo e spostare di qualche settimana non sarebbe di maggior beneficio”. Raffaele Martino del ristorante Da Nicò, «E’ indubbio, la settimana del Festival è importantissima, ma non è come saltare l’estate. Rappresenta quindici giorni di grandissimo lavoro e soddisfazione, ma per realtà come la mia che possono contare molto sulla clientela locale, se le condizioni non cambiano, non ha senso spostare di qualche settimana.»
E Chicco Patrone del ristorante Chicco e Rosa concorda, «Avrebbe senso un rinvio se si potesse prevedere di almeno 2 mesi per permettere anche a noi del settore di avere una reale prospettiva. Se così si deve fare, però, che ci permettano di tenere aperto anche oltre le 18, non solo per asporto o delivery: se si consente un Festival così, restare aperti diventa una questione di coerenza».
Quanto vale la settimana del Festival per la tua attività, sia in termini di peso economico diretto, sia per le prospettive collegate?
Sergio Zambon della pasticceria 3Bon, commenta, «Per la mia attività, in genere le ricadute della settimana del Festival sono rilevanti, con un incremento del giro d'affari di circa il 70%. Durante l’ultima edizione, però, accessi contingentati e l’area di Via Garibaldi blindata hanno provocato grandi difficoltà». E prosegue Silvestri, «È ovvio che anche per il mio settore, quello della panificazione, il Festival rappresenti una opportunità, con un aumento pari ad almeno il 30-40% delle vendite. Questo però è un anno di passaggio e prevedere una programmazione impossibile. Addirittura per la nostra zona, quella del Mercato, potrebbe essere anche dannoso, proprio perché gli accessi alla città e la libera circolazione saranno difficoltosi».
Di pari avviso Roberto Mara della Marelu Hosting Services, che porta la testimonianza per il settore case vacanze, «Il Festival rappresenta un picco di lavoro assolutamente fondamentale per il settore. La clientela però si incentra nel periodo ed è legata strettamente all’evento», un punto di vista condiviso anche dalla categoria dei taxisti.
Il settore comunicazione è unanime nel sottolineare la grande importanza economica dell’evento, seppur evidenziando che anche per il loro settore quest’anno le condizioni saranno ben diverse: mancheranno le radio, mancheranno gli allestimenti negli alberghi e nei locali della città, mancheranno le serate di intrattenimento e gli eventi collaterali. Pecchinino interviene poi sul tema delle ricadute. «Il Festival rappresenta occasione di apertura del mercato e ritorno di immagine. Ho lavorato per anni a supporto della Rai, creando poi prospettive di medio lungo periodo. Lavorare “a porte chiuse” è impossibile, senza pubblico come un grande studio televisivo: il Festival ha bisogno di essere vissuto, non con un clima irreale, difficile da vivere anche per gli artisti. E questa modalità rappresenta un grande rischio: il precedente di un format “finto”, snaturato, realizzabile in qualsiasi studio televisivo. Un Festival troppo “blindato” rappresenterebbe un danno enorme per lo spettacolo stesso». Bonomo puntualizza l’importanza dell’evento per le testate locali, forse meno per il singolo fotografo professionista che in quel momento si scontra con una concorrenza agguerritissima: lo spazio che Rai dedica agli operatori locali è purtroppo molto limitata, seppur la manifestazione rappresenti comunque un momento importante per incontrarsi, fare accordi con le agenzie, più che un reale ed immediato ritorno economico.
Sanremo, Città della Musica: quali idee oltre il Festival?
«Il Festival è un evento trainante, ma non è il solo.», dichiara Roberto Pecchinino. «In passato, ogni mese c’era un evento di respiro internazionale, legato allo sport, alla vela, al golf, al pugilato, all’ippica o alla moda, con grandi eventi dedicati. Oggi manca forse un coordinamento e maggiore lungimiranza sulle reali necessità della città. Manca anche un reale confronto con tutti i settori produttivi della città, che sono tra loro integrati, nessuno escluso.»
Dello stesso avviso il pasticciere Zambon, che torna sull’importanza di legare la progettualità turistica al mondo dello sport: eventi di alto livello per destagionalizzare l’offerta anche grazie alla mitezza del nostro clima.
L’orafo Taddei puntualizza la necessità di una maggiore programmazione legata al tema della musica e del Festival attraverso la creazione di un percorso musicale che vada oltre la nascita di un museo, assolutamente importante, ma che sappia creare più punti di interesse e offerta legati al tema. Lo sostiene anche Mara, «Il brand “Città della Musica” è forse più percepito all’esterno delle città, che dai propri abitanti. Eppure è molto forte e rappresentativo.».
Simone Noceti di Festiamo, realtà dedicata al mondo delle feste e dell’intrattenimento, condivide questa visione. «A Sanremo, e sembra assurdo dirlo, non si percepisce una vera cultura della musica. A parte i format che ci arrivano da fuori, ad esempio, non è nata dalla città e per la città una rassegna. Non ci sono più negozi di musica e pensandoci, non mi viene in mente il nome di una piazza o di una via dedicata ad un compositore, ad un artista musicale o alla tradizione festivaliera. Forse siamo abituati ad aspettare che ci portino idee, ma non siamo pronti noi a pensare ad un progetto: in questo dobbiamo farci un esame di coscienza».
Bianca Ragusa dell’Estetica La Farfalla accentua l’importanza di enfatizzare anche a livello di immagine il legame inscindibile della città con la musica: spettacoli almeno una volta al mese nelle piazze o in spazi che possono dare tanto alla città, come l’Auditorium Franco Alfano o Villa Ormond, la filodiffusione, maggiore presenza comunicativa. «Il Festival non deve fermarsi con lo spettacolo di Domenica In, ma sapersi reinterpretare: la musica deve essere “visibile” tutto l’anno.». E sull’importanza di eventi collaterali e di una destagionalizzazione del Festival, numerosi gli interventi. «Per molti sanremesi, è inutile negarlo, il Festival è un disturbo.», provoca Di Giorgio del Lollipop. «Ma Sanremo è una grande città e come tale merita eventi di livello adeguato. Si può fare di più, sicuramente, anche incentivando idee e innovazioni locali sul tema della musica, ma non solo.». Un tema sottolineato anche da Bonomo, «Una Città della Musica deve concentrarsi su eventi di qualità: non troppa dispersione, ma attenzione al livello. Anche l’offerta per i giovani è importante: la musica aggrega ed è una componente fondamentale per l’offerta turistica, anche se dovrebbe essere data maggiore possibilità ai locali di fare intrattenimento oltre la mezzanotte».
«Dobbiamo lavorare per creare strutture e spazi adeguati da destinare ad eventi musicali.», continua Patrone. «No improvvisazione, ma garantire eventi di qualità, organizzati in sicurezza ed armonia con il territorio, anche al di là dell’emergenza sanitaria. Bisogna rispettare le posizioni dei residenti e trovare soluzioni efficaci che garantiscano il diritto al divertimento dei turisti: abbiamo una pista ciclabile completamente inutilizzata la sera che potrebbe permettere attraverso navette lo spostamento in varie aree della città, da adibire a spazi eventi sicuri e ben regolati».
E Olmo Romeo torna sull’argomento, «Quella che si presenta quest’anno è una occasione imperdibile per il Comune di Sanremo per concordare con Rai le migliori condizioni possibili per spalmare l’evento e lanciare una nuova idea di Festival, che non si limiti ad una settimana, ma offra nuovi eventi di livello, aperti al pubblico: più Festival e più Città della Musica, per tutta la città, che faccia lavorare non solo le attività del centro. Un esempio su tutti, il Festival di Barolo, che ha portato nel piccolissimo Comune cuneese migliaia di turisti e creato un evento internazionale di altissimo livello. Una progettualità condivisa in grado di coinvolgere tutti i settori produttivi e commerciali del territorio che guardi avanti, oltre l’emergenza».
«Il Festival di Sanremo può dare respiro sicuramente ad una parte del mondo dello spettacolo, ma soprattutto per il nostro territorio dare impulso a tutti i servizi ad esso collegati.», commenta Vazzano. «Ogni anno, in un anno “normale”, coinvolge non solo gli esercenti del settore somministrazione e ricettività, ma anche le imprese della comunicazione, i fotografi, i cineoperatori, i taxisti, i conducenti NCC, i pasticcieri, i fornai, le imprese del settore benessere, gli organizzatori di eventi, …: tutto un mondo che investe la città con una grande macchina organizzativa, con turisti, visitatori, e non solo per una settimana. Lo spirito della nostra indagine è stato proprio questo: dare voce alle esigenze del mondo dell’imprenditoria e pensare a creare i presupposti per una ripartenza attraverso il loro punto di vista. Il Festival quest’anno si deve fare, non abbiamo dubbi, è troppo importante per la nostra immagine. Non ci sono i tempi per un rinvio, ma questo anno di passaggio deve diventare una opportunità di miglioramento. È un evento che porta nel mondo il nome di Sanremo: esperienza e competenza devono diventare un patrimonio importante per la programmazione futura delle iniziative e la gestione delle risorse attraverso la creazione di una efficace cabina di regia condivisa, che sappia assumersi le necessarie responsabilità e che sappia incidere tangibilmente sulla rete produttiva, quella distributiva e sul vissuto della città».