“Per costruire opere pubbliche serve un sistema legislativo funzionale, lo dico parlando da Genova, da quella città che ha ricostruito un viadotto attraverso una convergenza di intenti e volontà e secondo un momento di felice collaborazione tra i vari livelli di governo". Così il governatore ligure e vicecoordinatore della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, al webinar sulle Infrastrutture organizzato da Confindustria insieme ad ANCE e alla Conferenza delle Regioni e con il contributo dell’Università LUISS.
"Costruire un ponte in due anni, prosegue il governatore, non sarebbe una cosa miracolosa in altri paesi del mondo. Qui da noi lo abbiamo fatto senza derogare a nessuno dei principi cardine della concorrenza, dell’affidamento dei controlli sulla criminalità organizzata, né di quelli dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti-corruzione ndr), all’epoca infatti Cantone è venuto più volte a sovrintendere i lavori di sorveglianza che hanno funzionato, allontanando aziende che non avevano i requisiti. Un ponte che non si è fermato neanche con la prima ondata del Covid, segno che quando il nostro ordinamento è nelle condizioni, riesce a realizzare le opere. Questo significa che non è impossibile farlo, ma servono le semplificazioni di cui si parla tanto”.
“Spero che questa indagine – ha detto Toti – serva a chiarire una volta per tutte il motivo per cui si fatica in Italia a far camminare i cantieri pubblici e rappresenti uno stimolo bipartisan per modernizzare il Paese, costruire reti infrastrutturali nei tempi giusti e fare in modo che il denaro non resti appoggiato sul bilancio degli enti pubblici per tanto tempo. Se non si affrontano questi nodi la tagliola del 2026 del Recovery Fund scatterà e noi rischieremo di indebitare ulteriormente il nostro Paese”. Secondo Toti “né le gare europee che si trascinano per anni, né il sistema di controllo sugli appalti possono essere un freno alla realizzazione di infrastrutture che hanno un senso se realizzate nei tempi giusti e ragionevoli, altrimenti rischiamo di costruire un sistema poco utile alla modernizzazione paese di cui l’Italia avrà così bisogno al termine della pandemia”.
“Mi auguro – ha concluso il governatore della Liguria – che, come dopo la peste del 1300, Genova e il suo porto seppero risollevarsi con una grande stagione di opere pubbliche nell’Umanesimo e poi nel Rinascimento e dopo il rimbalzo che seguì la tragedia delle due Guerre mondiali , così dopo il Covid dobbiamo essere pronti alla ripresa, abbiamo poco tempo e nel mentre bisogna dotarsi di un quadro normativo utile, come si è fatto con il ponte San Giorgio”. “Con il Recovery Fund la politica si è occupata di più di come recuperare debito pubblico, piuttosto di come utilizzare quei fondi, ma questo è il dibattito fondamentale. In questo modo il rischio fondato è quello di costruire un gigantesco debito, il 160% del nostro PIL, e utilizzare il Recovery con tempi talmente lunghi da renderlo inefficace, perché una volta progettate, se realizzate in tempi infiniti le opere saranno superate dagli eventi” ha poi proseguito Giovanni Toti intervenendo al webinar organizzato sul ritardo delle opere pubbliche in Italia.
“Tutto questo avviene – ha continuato Toti - proprio alla vigilia di una serie di opere che dovrebbero essere di grande sviluppo. Noi pensiamo alla grande diga del porto di Genova e a due quadranti ferroviari Genova – Rotterdam e Lisbona -Kiev. Noi dobbiamo anche riflettere su come questo Paese sia piano piano scivolato dal miracolo dell’autostrada del Sole, 1000 km che attraversano l’Italia, realizzati in soli tre anni, a una media di 6 anni per la realizzazione di un’opera pubblica di medie dimensioni. Per questo serve un sistema legislativo funzionale che non rinunci ai sistemi di controllo e alla necessità della concorrenza. Ma non possono essere né le gare europee che si trascinano per anni, né il sistema di controllo sugli appalti un freno alla realizzazione delle infrastrutture”.
“Come Conferenza delle Regioni – ha aggiunto Toti – vogliamo che la battaglia che stiamo facendo per fare in modo che il Recovery Plan che il Governo presenterà all’Unione Europea risponda davvero alle priorità dei territori e dei cittadini e non sia il frutto si idee calate dall’alto di qualche pur rispettabilissimo supermanager. Come Regioni abbiamo già censito i progetti di cui – a nostro avviso - il Paese avrebbe bisogno per il Piano nazionale di Recupero e Resilienza. Noi siamo pronti e se Il Governo vuole ascoltarci credo che possa essere davvero possibile creare una grande opportunità di rilancio in grado di rimettere in moto velocemente le economie dei diversi territori”.