Attualità - 13 ottobre 2020, 07:21

Il dramma di Angelo Mazza, la sua ‘casa’ rischia di precipitare nel Roya: “Sono a due metri dal precipizio, rischio di perdere tutto” (Foto)

“Ho sempre cercato di lavorare, ho lavorato anche in cantiere e non mi tiro mai indietro, faccio volontariato come ‘nonno vigile’, cerco di darmi da fare come posso e arrotondare”

La 'casa' di Angelo Mazza

I panni stesi al sole a pochi metri dall’acqua. Quell’acqua che scorre, che incombe, causa della tragedia. La speranza posata sul ciglio del baratro. 

Non ha fine il dramma nel dramma di Angelo Mazza, 41enne abitante della frazione di Trucco a Ventimiglia, che si è quasi visto portare via dalle impetuose correnti del torrente Roya, la sua dimora, due roulotte adagiate sul margine del fiume su terreno del demanio pubblico, durante quella disgraziata notte del 2 ottobre. Ora tutto è a rischio frana. I Servizi Sociali gli propongono di rivolgersi alla Caritas e di lasciare i suoi cani in custodia in qualche struttura preposta.

“Sono a due metri dal precipizio, non so cosa fare, sto cercando di risolvere la situazione da solo - ci racconta - un’altra alluvione non potrei sopportarla, perderei tutto definitivamente. Ho montato dei pannelli per proteggere i miei cani e non farli andare di sotto. I Servizi Sociali mi hanno proposto di andare alla Caritas e portare i miei due cagnolini in un posto adatto a loro così da separarmene, ma non posso farlo”.

Angelo non vuole separarsi dai suoi cuccioli, due chihuahua, la sua famiglia, ai quali deve la sua stessa vita che il disastro ambientale stava per prendersi per sempre. Uno dei due ha cominciato a grattare compulsivamente sulla porta, strappando fortunatamente l’uomo al sonno. Quello che Angelo ha visto è stato l’inquietante ingrossarsi del torrente che per poco non ha spazzato via la sua casa. Ha preso in fretta i suoi amici a quattro zampe ed è fuggito durante la tempesta.

“Uno dei miei due cani non mangia se non mi vede, loro dormono con me, mi hanno salvato la vita. Devono stare con me. Sempre. Sono la mia famiglia - prosegue - ho avuto trascorsi non facili e loro per me sono tutto. Il Comune mi ha suggerito la soluzione di un appartamento e si farebbe carico delle spese di caparra e mese corrente, ma poi come faccio ad andare avanti? Percepisco soltanto 500 euro poiché fruisco del reddito di cittadinanza, il lavoro non c’è, chi me lo dà?”.

Adesso Angelo vive e dorme nel terrore di cadere giù, in ogni senso, da un momento all’altro, tuttavia si offre per migliorare la sua condizione: “Ho sempre cercato di lavorare, ho lavorato anche in cantiere e non mi tiro mai indietro, faccio volontariato come ‘nonno vigile’, cerco di darmi da fare come posso e arrotondare. Sono pronto a cominciare qualsiasi lavoro, faccio appello a chiunque volesse offrirmene uno. Anche la mia compagna è disposta a lavorare da subito, cerchiamo aiuto”.

Nel 2015, Angelo in mancanza di un tetto sulla testa, è stato perfino costretto a vivere in una tenda da lui costruita, qualche anima pia gli offriva il pasto e poteva bere alla fontana pubblica. Più volte le forze dell’odine gli avevano imposto lo sgombero e così dal 2017 vive nelle sue roulotte sul bordo dell’acqua. Sostiene di aver chiesto aiuto ai Servizi Sociali ormai da tre anni senza trovare soluzione.

Mentre trionfa al Festival di Venezia il film “Nomadland” omaggio alla vita nomade, lontana dalle convenzioni sociali, simbolo di perpetuo mutamento, nella vita reale è tutta un’altra sceneggiatura. Il paradosso di un sistema che esalta la teoria ma ne disprezza la pratica.

Diego Lombardi