Queste elezioni regionali ci hanno detto tante cose. Prima di tutto prosegue la disaffezione dei cittadini, specialmente quelli giovani, verso la politica, con le urne che continuano ad attirare solo un elettore su due. Ai più attenti non è sfuggito poi il preoccupante 6% di differenza tra coloro che contemporaneamente hanno ritirato la scheda per il referendum ed hanno invece rifiutato quella per le elezioni regionali.
Da non sottovalutare anche la poca incidenza che ha avuto la nuova legge elettorale ligure, in merito alla parità di genere, vista la poca differenza di scelta di donne rispetto al passato. Questo nonostante le nuove regole che prevedevano la presenza equa tra i generi nelle liste elettorali e la possibilità della doppia preferenza (consideriamo inoltre che in Liguria le elettrici sono più degli elettori: 702.083 contro 639.279).
Ma soprattutto queste regionali hanno evidenziato la forza dirompente del movimento civico “Cambiamo con Toti Presidente”, assente cinque anni fa e nato solo nell’ultimo periodo dell’Amministrazione Toti. Proprio il cosiddetto “civismo” si sta infatti confermando come elemento determinante ed ago della bilancia nelle elezioni non più solo di tipo comunale ma anche regionale. Oltre a Giovanni Toti in Liguria, lo ha dimostrato anche Luca Zaia in Veneto, dove la sua lista ha ricevuto molti più consensi di quella della Lega.
A Sanremo amministra una maggioranza guidata dal sindaco Alberto Biancheri e sostenuta dal Partito Democratico ma soprattutto da un gruppo civico composto per lo più da esponenti di estrazione di centrodestra (alcuni anche con trascorsi importanti nei partiti tradizionali di Forza Italia ed Alleanza Nazionale). Se questo gruppo si fosse alleato con gli attuali Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, oggi la città di Sanremo avrebbe un governo del tutto diverso.
In Regione Liguria il discorso, pur non replicabile pedissequamente per più motivi, abbiamo assistito a qualcosa di simile, con la lista “Cambiamo con Toti Presidente” che ha avuto un impatto dirompente all’interno della coalizione dove è risultata, numeri alla mano, determinante con la percentuale ricevuta. Anche in questo caso al suo interno sono presenti molti ex esponenti del centrodestra tradizionale. Basti pensare che fino al 20 settembre 2019 Marco Scajola, recordman di preferenze nella lista, era in Forza Italia di cui era anche coordinatore provinciale.
Giovanni Toti parte quindi da qui. Non ha mai nascosto di avere ambizioni nazionali anche in termini di leadership. Ci aveva provato quando era in Forza Italia ma gli spazi erano inesistenti. Ora, forte anche di questo risultato sia di squadra sia personale, è facile pensare ad una sua proiezione in ambito più ampio e non più solo ristretto tra Ventimiglia e Sarzana, con una possibile espansione del suo movimento anche ad altre realtà della penisola. La Liguria risulterebbe quindi a tutti gli effetti un “laboratorio politico” per costruire quello che potrà essere uno degli scenari nazionali futuri.
Di seguito l’estratto della trasmissione di ieri sera, con la mia riflessione finale su quanto sopra esposto: