Come da tradizione la prima domenica di agosto ci si riunisce davanti al monumento al Redentore sul Saccarello. Anche quest’anno, nonostante i noti problemi sanitari legati al coronavirus, alle 11 verrà celebrata una santa messa sull’altare in pietra davanti alla gigantesca opera in ghisa. Ad officiare sarà il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, mons. Antonio Suetta, che conferirà un’importanza particolare alla cerimonia, implorando il Sacro Cuore affinché il pericoloso morbo abbia a cessare.
Decorrono ormai 120 anni da quando il monumento venne eretto, tramutando in realtà l’idea del pontefice Leone XIII, consistente nel dedicare al Redentore, nell’imminenza dell’inizio del nuovo secolo, una testimonianza di fede sulle più alte cime delle varie regioni italiane. A far sì che il progetto si sia trasformato in realtà fu un canonico triorese, Giuseppe Giauni, ma non va dimenticato che a finanziare in modo consistente (circa il 40%) della spesa fu una nobildonna cagliaritana, Margherita Brassetti, appena giunta a Triora, dove profuse la sua energia in opere benefiche, morendo in odore di santità. Ad inaugurare il monumento il 15 settembre 1901 avrebbe dovuto essere l’arcivescovo di Genova, mons. Tommaso Reggio, ma gli fu impedito da un improvviso malessere che il 22 novembre di quello stesso anno lo condusse alla morte.
Da allora il monumento vigila sulle valli sottostanti, venerato e curato da volontari riuniti in comitati ed associazioni. Attualmente ad occuparsi della manutenzione e dell’organizzazione del raduno è l’Associazione Festa del Redentore, il cui presidente è l’ex carabiniere Giancarlo Lanteri., che vi si dedica con grande entusiasmo, nel ricordo dei propri avi. Giancarlo, pur giovanissimo, era presente il 12 e 13 luglio 1980, cioè quarant’anni fa, quando vennero effettuati importanti lavori al monumento, fra i quali la “restituzione” di parte di una mano tranciata da un fulmine e ritrovata casualmente a Santo Stefano Belbo. Quanto avvenne in quella circostanza fu un vero e proprio “miracolo”, con persone provenienti da molti paesi, che vollero prendere parte ai lavori con entusiasmo e dedizione. Commovente fu l’opera di don Angelo Nanni, parroco di Dolceacqua, che, pur gravemente menomato, volle personalmente applicare parte del mantello, appositamente rifatto, al Redentore.
Due giorni fa, purtroppo, è morto un altro autentico ed appassionato 'tifoso' del Redentore. Si tratta di Vittorio Alberti, che insieme al padre Carlo, effettuò più volte, del tutto gratuitamente, consistenti lavori al monumento ed alla vicina cappella-rifugio. La foto che pubblichiamo a ricordo lo vede al centro, con un gruppo di volontari, saliti fin lassù per alcuni interventi urgenti.