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Attualità | 05 luglio 2020, 12:32

Edward Lear e la tomba del gatto Foss

Sanremo, la prima città in Europa a inaugurare la moda delle piccole tombe per animali.

Edward Lear e la tomba del gatto Foss

La Liguria ha adottato da pochi giorni una nuova legge sulle attività funebri e cimiteriali, che consente la sepoltura delle ceneri degli animali d’affezione insieme al defunto. Il provvedimento è stato approvato quasi all’unanimità ed è stato accolto con grande interesse dagli amanti degli animali da compagnia, che sono tantissimi. Cani e gatti in particolare vivono insieme ai loro padroni, ne condividono la casa ed ora potranno giacere insieme, a patto di essere cremati in un’urna separata.

la tomba di Foss nel giardino di villa Tennyson (Archivio Moreschi)

Il primo caso europeo di tumulazione di un animale da compagnia è stato registrato a Sanremo nel 1887 ed ha avuto come protagonista lo scrittore e poeta inglese Edward Lear. L’autore di scritti nonsense e famoso per i suoi “limerick”, durante il suo soggiorno sanremese si era legato in particolare ad un gatto di nome Foss. Un legame profondo e che è durato per molti anni, tanto che il giorno 29 novembre del 1887 Lear ne comunica la notizia della sua morte al suo più caro amico, Lord Carlington, ex Governatore dell’Irlanda, in questo modo: “Il mio compagno per trenta lunghi anni Foss se n’è andato tre giorni fa. Sono solo sollevato che non abbia sofferto molto, da quando si era in parte paralizzato negli ultimi due giorni. Egli è stato il mio compagno quotidiano per 30 anni; aveva perciò 31 anni di età.”

Edwar Lear ed il suo gatto in una sua illustrazione 

Lo stesso necrologio viene inviato a tutti gli importanti amici che lo scrittore aveva in tutte le principali città, e potrebbe destare qualche sorriso il fatto che un autorevole rappresentante della letteratura (nonsense) scrivesse a tanti importanti personaggi del mondo per annunciare la morte del suo gatto.

Foss venne tumulato nel giardino della sua e sopra la tomba posta una stele. Circostanza questa testimoniata da una foto presente nell’archivio Moreschi di Sanremo.

La stele da un lato costituisce un nonsense biologico, il gatto non può aver superato i 30 anni di età, mentre dall’altro inaugura la moda delle piccole tombe per animali. È il primo caso europeo!!!

Della tomba di Foss, che si trovava nel giardino di villa Tennyson, nello spazio fra l’attuale Auditorium Alfano e la piscina del Royal, ora non c’è più nessuna traccia, ma per un breve periodo fu meta di pellegrinaggio di amici e conoscenti di Lear, a dimostrazione della fama dello scrittore e del suo inseparabile animale di compagnia.

L’archivio Moreschi conserva anche un’altra preziosa testimonianza dell’amore di Lear per il gatto Foss

Il fotografo che l’ha realizzata si chiamava Alberto Roncarolo, uno dei numerosi ritrattisti, arrivati a Sanremo al seguito della loro clientela e titolare di uno studio sito al 2 della Via Nuova, allora intitolata a Re Vittorio Emanuele. Un imprecisato giorno del 1885, munito del pesante armamentario per le riprese esterne, Roncarolo si recò a metà della passeggiata Imperatrice per raggiungere villa Tennyson, dove abitava Lear. La foto è perfetta dal punto di vista tecnico, illuminazione corretta, postura composta, e equilibrato rapporto fra gli tutti gli elementi, ma osservandola con attenzione si rimane subito colpiti dalla posizione del braccio sinistro, decisamente innaturale per un classico ritratto d’epoca e l’espressione forse troppo attonita.

Foss, il compagno affezionato e protagonista di innumerevoli vignette, doveva essere ripreso con Lear, ma saltò giù all'ultimo momento prima che scattasse l’obbiettivo. E così nella foto si può osservare la mano di Mister Lear, ancora nell’atto di reggere il gatto, che un attimo prima che Roncarolo azionasse la cordicella dell’otturatore a tendina, saltò a terra e lasciò solo nella foto uno sbigottito Edward Lear.

Qualche mese dopo la scomparsa di Foss, anche Lear lasciò la vita terrene. Riposa nel cimitero monumentale della Foce di Sanremo, una città dove aveva vissuto per una ventina d’anni, osservandola dal suo buon ritiro, frequentandola quasi furtivamente, avendo rapporti con molti suoi cittadini ed esprimendo una nutrita serie di giudizi, non sempre positivi come questo ad esempio: “A proposito degli abitanti di questa zona: non ho mai incontrato persone così ben disposte ed affabili come i San Remesi. Sono lodevoli e da ammirare, nel senso che ti ignorano finché non gli servi in qualcosa; e siccome a me non hanno nulla da chiedere, mi lasciano tranquillo e per questo io li ammiro. La gente è divisa in due gruppi separati: i conservatori ed i progressisti. Quest'ultimi si prodigano per venderti terreni, case, latte, legna — e che so io— e si darebbero da fare in ogni modo per i forestieri; sono cortesi ed educati, ma in nessuno di loro emerge un segnale o una vaga ombra di reale interessamento per noi. E non parlo in quanto inglese: ho avuto modo di verificare le impressioni di alcuni ufficiali, provenienti dalle più differenti zone dell'Italia, nelle quali ho trovato conferma della mia impressione su questo aspetto dei sanremesi, caratteristica generalizzabile a tutta la Riviera genovese. Aprono le loro mani solo per ricevere soldi e mai per spenderne! La bellezza di questo luogo ahimè, prima o poi svanirà anche qui, perché ville ed altri tipi di bruttezze stanno prolificando in fretta. Se riesco a acquistare un altro pezzo di terra da mantenere incolume, lo aggiungerò a quello che già posseggo e farò dei cambiamenti per prevenire una totale devastazione”.

 

Claudio Porchia

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