"Anche l'11 giugno 2015 era un giovedì. Improvvisamente più di 200 persone (Sudanesi, Siriani, Afghani...) erano rimaste bloccate alla stazione di Ventimiglia. Il Governo francese aveva deciso di reintrodurre i controlli alla frontiera e “respinto” le persone che non erano in possesso dei documenti per entrare nel paese, senza prendere in considerazione eventuali richieste di asilo".
Così Maurizio Marmo Presidente dell'organizzazione di volontariato Caritas Intemelia onlus ricorda la chiusura della frontiera 5 anni fa.
"I primi ad accorgersi, nei giorni precedenti, del quotidiano incremento di persone in viaggio, erano stati i seminaristi della Diocesi, impegnati nel periodo della Quaresima in un servizio di aiuto alle persone senza dimora. - ricorda Marmo - Quella sera è iniziato, come altre volte è successo nella storia di Ventimiglia, una nuova fase di convivenza con il fenomeno della migrazione, della fuga di tante persone da paesi in guerra o impoveriti".
"In questi anni il dispiegamento di forze della Polizia francese è stato imponente, a Mentone come in Val Roya, ma è stato inefficace e dannoso. - denuncia Marmo - Inefficace perchè la maggior parte delle decine di migliaia di persone che sono arrivate a Ventimiglia sono riuscite ad oltrepassare il confine e a raggiungere i loro connazionali o familiari in altri paesi europei, lo dimostrano il fatto che in alcuni anni le richieste di asilo sono state superiori in Francia rispetto all'Italia e anche le chiamate ed i messaggi che abbiamo ricevuto da chi è arrivato in Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Germania, Svezia... Le persone vengono respinte quotidianamente, per i controlli effettuati sulla base del colore della loro pelle, ma riprovano fino a quando riescono a passare".
"Dannoso perchè ha reso il viaggio più rischioso e costoso. Sono state una ventina le persone morte lungo i binari della ferrovia ed elettrificate sui treni, sull'autostrada (ricordiamo Milet, la sedicenne eritrea investita da un camion nell'ottobre 2016), cadute per i dirupi dei sentieri di montagna, annegate nel fiume Roya. - aggiunge - E per non rischiare la vita le persone sono costrette a pagare, alimentando traffico e sfruttamento da parte di passeur (come testimoniato dagli arresti effettuati dalle forze dell'ordine). E' una situazione indubbiamente molto difficile da gestire e con la quale convivere, mai era durata per così tanto tempo e con numeri così alti".
Il rappresentante della Caritas afferma: "La risposta delle Istituzioni è stata pronta, con la creazione del centro di accoglienza presso la stazione, ma si è anche pensato che il fenomeno potesse essere di breve durata e che non avere un luogo di accoglienza non richiamasse nuovi arrivi. Ma non è così: le persone giungono in città perchè c'è la frontiera e si fermano più o meno a lungo a causa dei controlli. Ormai abbiamo constatato che maggiore ed adeguati sono l'informazione, i servizi, l'accoglienza e meglio si risponde, non solo ai bisogni delle persone in transito, ma anche alla vita quotidiana dei cittadini di Ventimiglia".
"Consapevoli dei comprensibili disagi per il quartiere, crediamo sia stato importante il servizio svolto dai tanti volontari presso la Chiesa di Sant'Antonio, aperta grazie alla volontà del Vescovo, Mons. Suetta, ed alla disponibilità del Parroco, don Rito, in un periodo in cui erano centinaia le persone presenti in città senza alcun servizio e costrette ad accamparsi davanti alla stazione o lungo il fiume. - ricorda - La realizzazione del Campo del Parco Roya è stata ed è fondamentale. Ogni volta che per qualche ragione il servizio è stato limitato, come nei mesi in cui sono stati impediti nuovi ingressi per la necessità di effettuare lavori di manutenzione all'interno del campo, o come in questi giorni a causa della situazione sanitaria, decine ed in alcuni momenti centinaia di persone (anche minori soli, donne incinte e famiglie con bambini piccoli) sono nuovamente costrette a trovare soluzioni di fortuna in diversi luoghi della città".
"La collocazione geografica e la situazione storica richiedono che Ventimiglia continui a vivere la solidarietà, grazie all'impegno delle Istituzioni, della Croce Rossa, delle Organizzazioni non Governative, delle Associazioni, dei singoli cittadini. Anche Organizzazioni francesi da tempo collaborano ma soprattutto contestano il continuo rinnovo della sospensione degli accordi di Schengen da parte del loro Governo e la mancanza di rispetto dei diritti al confine; sono riuscite a far riconoscere il “principio di fraternità” ma non ancora un ripensamento sulla decisione più importante: la riapertura della frontiera.Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 25, il Signore ci invita a riconoscerlo nella persona affamata, assetata, malata, forestiera. Continuiamo a tenere aperto il nostro cuore ed a cercare insieme risposte umane: Ventimiglia CONfine Solidale" - conclude Maurizio Marmo.