"Tra le categorie direttamente interessate dalle linee guida pubblicate dall'Inail per la riapertura delle attività economiche ci sono, sicuramente, gli stabilimenti balneari, per i quali viene indicata una distanza di almeno 5 metri tra una fila di ombrelloni e l'altra, e di 4 metri e mezzo tra due ombrelloni della stessa fila. L'applicazione di simili disposizioni significherebbe la perdita del 75% delle postazioni disponibili sulle spiagge liguri, libere comprese, e renderebbe difficile l'andare al mare per i nostri stessi concittadini, per non parlare, naturalmente, di eventuali turisti in arrivo da fuori regione". E' questo il commento di Gianmarco Oneglio, presidente di Fiba Liguria e imprenditore imperiese, rilasciato alla sua associazione di categoria. "Un dato che è ancora più allarmente rispetto alla perdita del 50% dei posti stimata, dalla stessa Fiba, a livello nazionale".
Nella giornata di ieri i vertici dell'associazione che rappresenta i balneari aderenti a Confesercenti hanno incontrato l'assessore regionale al demanio, Marco Scajola: "Abbiamo manifestato all'assessore tutte le nostre perplessità e le nostre paure perché, stante questa situazione, ad oggi non saremmo in grando di assicurare l'apertura degli stabilimenti in economicità e sicurezza: queste linee guida non ce lo permettono - sottolinea Oneglio - e, insieme alla Regione, abbiamo concordato la necessità di aprire immediatamente un confronto a livello di conferenza Stato-Regioni, affinché il governo autorizzi queste ultime a sottoscrivere con le associazioni di categoria dei protocolli diversificati, che tengano conto delle specificità degli oltre 7.400 chilometri di costa del nostro paese: se infatti, da una parte, è necessario garantire la sicurezza dei bagnanti, dall'altra deve essere assicurata anche la sostenibilità dell'attività per i gestori di stabilimento balneari e, più in generale, per tutte le imprese della filiera turistica, dalle strutture ricettive ai ristoranti». «Con il distanziamento tra gli ombrelloni di 4-5 metri si mette, di fatto, fuori mercato il 50% delle imprese balneari italiane. Possiamo scordarci l’estate al mare".