“Quest’anno sto vivendo un’esperienza completamente diversa rispetto all’anno scorso. Sono da solo e salire su quel palco crea tantissime sensazioni”. Così Rancore, il rapper romano classe '89, in gara al Festival di Sanremo dopo la partecipazione nel 2019 a fianco di Daniele Silvestri con "Argento vivo".
La genesi del suo brano “Eden”, è onirica. “Ho sognato l’Eden – racconta –, poi un albero e una mela che si stacca e inizia a rotolare. Mentre rotola ripercorre la storia dell’uomo, dall’inizio fino ai giorni nostri. Ho deciso di scrivere una canzone che raccontasse i tempi che stiamo vivendo e che parlasse di come, ancora una volta, l’uomo è di fronte a una scelta che potrebbe cambiare il nostro futuro”.
“Una sorta di montagna russa vocale – commenta Rancore, a proposito dei fitti riferimenti culturali intrecciati nel testo –: è un brano nato con l’esigenza di aprire domande e discussioni”.
Poi, sulla performance di ieri in occasione della gara tra le cover, con “Luce” di Elisa eseguita assieme a Durdust e La rappresentante di lista: “E’ la prova che col rap si può reinventare la musica: non c’era occasione migliore della serata cover per far venire fuori questo aspetto. Sono andato a prendere qualcosa che facesse parte della mia generazione, anziché unire il rap al cantautorato di molti anni fa. Ricordo bene quando Elisa vinse nel 200, con un testo di grande spessore, a tratti onirico, a tratti ermetico. E a lei l’esibizione è piaciuta molto”.
Una performance che ha ancora una volta riconfermato la padronanza scenica di Rancore, dall’espressività al dinamismo, tipicamente teatrali. “Per me ogni elemento sul palco racconta qualcosa, e il corpo è un mezzo che voglio usare. La musica è pura dinamica, non è qualcosa di statico. Eden ha più aspetti vocali, uno più cantato, uno tranquillo, uno più arrabbiato. Anche la faccia che ci metto, dura, comunica la situazione emotiva e psicologica della mia generazione. È un momento drammatico per il pianeta”.
Nonostante l’ottimo giudizio della critica, la giuria demoscopica non ha premiato Rancore, posizionandolo tra gli ultimi gradini della classifica.
“A Sanremo – commenta il rapper – ci sono sempre stati elementi classici e di rottura. Con ‘Volare’ Modugno ha aperto le mani e tutta la storia è cambiata. Il linguaggio del rap non è facilissimo da capire in italia, ma è un genere che si può fare anche con pochi mezzi, come il calcio, per questo è diventato un linguaggio mondiale. Sanremo cambia ed è dinamico, in quanto festival della canzone italiana: sarà sempre lo specchio delle cose che avvengono. Tuttavia è normale che qualcuno faccia resistenza: ma lampadine fanno luce proprio perché c’è una resistenza interna. La mia speranza profonda [rispetto al piazzamento in classifica, ndr] è che il mio linguaggio sia arrivato un po' dopo".