Fascia nera al braccio destro, camicia rossa e grinta da vendere: è un Piero Pelù in grande spolvero quello che si prende la scena del PalaFiori il giorno dopo la serata cover: "Dobbiamo - dichiara - cambiare la mentalità nei confronti delle donne e il possesso deve scomparire dalla nostra cultura: questo percorso deve essere fatto insieme alle istituzioni e alla scuola".
La scelta di "Cuore matto", portata a Sanremo nel 1967 da Little Tony (in coppia con Mario Zelinotti, ndr), rientra nel discorso portato avanti da Pelù sulla violenza contro le donne: "Riletto nel 2020 - prosegue - il testo parla di femminicidio: dobbiamo fare i conti con una società evoluta, per questo gli uomini devono essere pronti ad accettare e superare l'abbandono da parte di una donna".
Nel testo di "Gigante", il brano portato in gara al Festival e dedicato al nipote, sono invece contenuti alcuni passaggi ispirati ai giovani dell'Istituto Penale Minorile di Nisida (NA), incontrati nel 2019: "Ho scelto - aggiunge - di portare in un luogo di privilegiati come Sanremo l'esempio di ragazzi a cui è stata rubata l'infanzia: è stata una delle esperienze più forti mai fatte dedella mia vita".
Pelù si è detto anche notevolmente soddisfatto dell'evoluzione fatta dal Festival nel corso degli ultimi anni: "Negli anni '80 - conclude - non lo seguivo perché ero impegnato a girare il mondo e a suonare nelle cantine. Grazie alle ultime conduzioni, invece, si è dato spazio ad un'ampia scelta di generi musicali compreso il rock; Achille Lauro che cita Bowie è l'esempio lampante della nostra origine comune".