Serata speciale per il 70° Festival di Sanremo che, come è ormai tradizione, dedica il giovedì alle cover. Quest’anno anche alla storia della kermesse. Anche questa sera abbiamo voluto dare i nostri voti alle esibizioni dei 24 ‘big’ in gara, anche se in versione cover e duetto.
Michele Zarrillo con Fausto Leali “Deborah”: regalano all’Ariston un inizio di serata all’insegna dell’energia blues. Ottima intesa, grande resa. Poco da aggiungere. Voto 7
Junior Cally con i Vito “Vado al massimo”: e così ci si ritrova in un mondo reggae, con l’onore al merito di aver riscritto parte del testo rendendolo quantomai attuale con tanto di riferimento alle ‘sardine’ (che piaccia o no). Peccato si perdano sull’incipit e manchi un pizzico di mordente. Voto 6
Marco Masini con Arisa “Vacanze romane”: un vestito nuovo per uno dei pezzi più eleganti mai sentiti nella storia del Festival. Scontro tra voce graffiata e angelica, bianco e nero, pulito e sporco. Purtroppo le intenzioni non sono all’altezza dell’esecuzione e pesa qualche sbavatura. Voto 6,5
Riki con Ana Mena “L’edera”: difficile dare un giudizio a un’interpretazione che non dà e non toglie niente. A dir poco insipida in tutto. Voto 5
Raphael Gualazzi con Simona Molinari “E se domani”: eleganti, uniti, morbidi. Esecuzione di una profondità senza pari, sembra di volare via. Belli da vedere e da sentire. Voto 8
Anastasio con Premiata Forneria Marconi “Spalle al muro”: la scrittura di Anastasio merita sempre un’attenzione particolare, anche solo per l’apprezzabile sforzo di voler mettere del proprio quando si hanno i contenuti. Si incontrano due mondi musicali che, insieme, possono solo fare del bene. Voto 7
Levante con Francesca Michielin e Maria Antonietta “Si può dare di più”: toccano un pilastro della storia festivaliera senza snaturarlo troppo. Ne esce un’interpretazione non memorabile, ma precisa. Voto 6,5
Alberto Urso con Ornella Vanoni “La voce del silenzio”: lei ha quella sua aura e quella sicurezza che non si può spiegare, lui non esce da quell’interpretazione stantia che piace solo a chi ama quel lirico-pop in stile italo-americano. Nel complesso creano qualcosa di buono, ma nulla di più. Voto 6,5
Elodie con Aeham Ahmad “Adesso tu”: la sente e la fa sua, delicata ma di grande potenza e intensità. Un look tutto nuovo per una fetta di storia del Festival. Voto 8
Rancore con Dardust e La Rappresentante di Lista “Luce”: piccoli giganti mettono mano a un brano già enorme per sua natura. Non c’è un angolo di errore, non c’è un dettaglio che non sia perfetto. Era difficile fare meglio dell’originale, ma qui siamo oltre ogni aspettativa. Voto 9
Pinguini Tattici Nucleari “Settanta volte”: istrionici e un po’ furbetti nel portare un medley dal sicuro effetto sul pubblico, ma peccano in originalità negli arrangiamenti. Nel complesso un bell’insieme, ma già che si osa allora perché non mischiare un po’ di più le carte in tavola? Voto 7
Enrico Nigiotti con Simone Cristicchi “Ti regalerò una rosa”: non c’è elemento di novità rispetto alla versione originale, ma quel testo è sempre un pugno in faccia e la cosa non si può ignorare. Voto 7
Giordana Angi con Solis String Quartet “La nevicata del ’56”: la sua (forse eccessiva) maturità vista in gara martedì in questo caso fa bene il proprio lavoro, dà quel graffio che ricorda la voce di Mia. Emozionante. Voto 7
Le Vibrazioni con i Canova “Un’emozione da poco”: la caricano tanto, ma nel complesso ne esce un’esibizione sentita e potente e orchestrale. Entusiasmano ma non spiccano per originalità. Voto 6,5
Diodato con Nina Zilli “24000 baci”: bella intesa, bello show, bell’arrangiamento. La smontano e la ricostruiscono cucendosela addosso. Così si fa una cover. Voto 8,5
Tosca con Silvia Perez Crus “Piazza Grande”: sembra di stare in un film, sembra di stare in piazza Grande in una sera calda d’estate. Si divertono e fanno divertire con un’aura che abbraccia l’Ariston e la sala stampa. Voto 8
Rita Pavone con Amedeo Minghi “1950”: sono un tributo vivente alla musica italiana, a modo loro anche al Festival di Sanremo. Non si poteva chiedere loro di sbaragliare la concorrenza, ma lasciano un’emozione sul palco. Voto 7
Achille Lauro con Annalisa “Gli uomini non cambiano”: …e non cambia nemmeno il testo che resta al femminile, grande scelta. Per il resto è un’interpretazione all’altezza di chi sa di incarnare il nuovo alieno della musica italiana. Belli belli. Voto 7,5
Bugo e Morgan “Canzone per te”: non hanno bisogno di duetto perché le due personalità di Morgan sono d’aiuto per fare da cantante e direttore d’orchestra. Arrangiamento ricco e articolato, adatto al contesto. Prestazione canora non eccelsa per qualche inciampo tra i due. Voto 6,5
Irene Grandi con Bobo Rondelli “La musica è finita”: arrangiamento alla 007 e una bella intesa per una performance dal grande calore. Nulla che lasci a bocca aperta. Voto 6,5
Piero Pelù “Cuore matto”: che tiro ragazzi! Lo fanno esibire all’1.24 e risveglia tutto l’Ariston in una serata che sembra infinita. E poi quel duetto con Little Tony in schermo…totale. Voto 7,5
Paolo Jannacci con Francesco Mandelli e Daniele Moretto “Se me lo dicevi prima”: sembra scritta 10 giorni fa e loro la rendono più attuale che mai, teatro-canzone come ce n’è bisogno. Voto 7,5
Elettra Lamborghini con Myss Keta “Non succederà più”: lei canta malissimo, la Myss porta il suo essere ‘pazzeska’ per salvare il salvabile. Resta solo la performance. Voto 6
Francesco Gabbani “L’italiano”: è bravo a fare sempre la scelta più vicina al gusto del pubblico, poi mette in scena un teatrino ‘lunare’ che non si sa se sia ironico o meno. In attesa di schiarirci le idee resta un qualcosa che sarà ricordato solo per quella roba della tuta. Voto 6