“E’ da troppo tempo che si sente parlare di istanza di fallimento nei confronti di Rivieracqua da parte dell’amministrazione comunale di Imperia e di Amat il cui socio privato Iren detiene poco meno del 50%”.
Interviene in questo modo Rifondazione Comunista, che commenta la giornata di oggi, decisiva per il futuro di Rivieracqua. “Dal 2012 – prosegue - non si è riusciti a dare corpo a Rivieracqua che doveva diventare davvero il gestore unico del comparto idrico provinciale, depurazione compresa. Come sempre le questioni vengono trascinate nel tempo e non risolte in modo da giustificare il solito provvedimento emergenziale. In questo caso si tratta decretare il fallimento del consorzio pubblico Rivieracqua che è l’espressione locale del dettato referendario del giugno 2011 in cui 27 milioni di cittadini si sono espressi per una gestione esclusivamente pubblica dell’acqua. Oggi verrà presa una decisione in un senso o nell’altro sulla base delle garanzie che Rivieracqua saprà dare circa il debito di 2.5 mln di euro nei confronti di Amat. Ma Amat potrebbe ritirare l’istanza di fallimento se Rivieracqua diventasse una società mista pubblico-privata e non più ‘in house’. Questo è quanto sarebbe stato deciso dall’assemblea dei sindaci che a fine novembre ha espresso un sì definitivo all’ingresso del socio privato per salvare le sorti di Rivieracqua. Ma la condizione debitoria dipende dal mancato conferimento delle aziende idriche cessate e il mancato pagamento dei contributi da parte di alcuni Comuni”.
“Non solo a Imperia ma in molte altre realtà italiane l’acqua non è ancora gestita pubblicamente. Secondo ‘Altra Economia’, negli ultimi 10 anni si è registrato un rincaro delle tariffe di circa il 90%, ben oltre l’aumento del costo della vita mentre i grandi gestori privati (Acea, Hera, Iren e altri) hanno aumentato i profitti e investito meno nella manutenzione e ristrutturazione nell’intero ciclo dell’acqua (potabilizzazione, distribuzione e depurazione). Come conseguenza cresce, secondo fonti Istat, il rapporto tra volume di acqua disperso e quello effettivamente immesso nella rete che è stato pari al 41% nel 2015”.
“Rifondazione Comunista chiede che venga rispettato il dettato referendario scongiurando l’ipotesi fallimentare a carico di Rivieracqua, accorpando le singole aziende idriche e recuperando i crediti: “L’acqua deve essere pubblica perché è un bene comune che non può essere fonte di profitto per pochi”.