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Al Direttore | 10 novembre 2019, 11:57

Regione unica Alpi Occidentali con Genova ago della bilancia, le considerazioni di un nostro lettore indirizzate al Presidente Toti

Enrico Berio auspica che queste sue proposte vengano tenute in considerazione per le prossime elezioni regionali

Regione unica Alpi Occidentali con Genova ago della bilancia, le considerazioni di un nostro lettore indirizzate al Presidente Toti

Il nostro lettore Enrico Berio invia una riflessione “per una forte regione unica Alpi Occidentali con Genova ago della bilancia”. La sua lettera è indirizzata in particolar modo a Marco Scajola affinché proponga al Presidente della Regione Toti ad inserire nel loro programma per le elezioni regionali la riduzione delle regioni, programma – dice - finora accantonato.

“Ricordando la vecchia idea del MI-TO in cui il sindaco di Genova, prudentemente, si era fatto ricevere dalla porta di servizio nell’incontro fra torinesi e milanesi, non si può dimenticare che qualcosa di simile era già accaduto molti anni prima quando Genova, analogamente, aveva fatto sentire il suo ‘Ge-Mi-To’ senza però, in tutti questi anni, muovere all’attacco rivelando tutte le possibili doti di efficienza e di valore insite nell’ipotesi di legare Genova al suo retroterra alessandrino mediante una ‘Provincia Dipartimentale Appennino Ligure’ nel quadro di una grande regione unica ligure-piemontese delle Alpi Occidentali, completata da altri tre dipartimenti ‘Alto Piemonte’, ‘Est Piemonte’ e ‘Alpi Marittime’.

L’ostinato richiamo, anche a livello regionale, all’antico Stato Genovese, che nei secoli mai riuscì a creare attorno a sé un amalgama di interessi e di volontà comuni, è ancora una volta un triste segno o di sfrenato egoismo campanilistico, o di insufficiente valutazione di elementi fondamentali di sociologia e di conoscenza delle possibilità di sviluppo del territorio.

Eppure basterebbe dare uno sguardo al passato, che anche oggi deve essere maestro di vita, per rendersi conto che il progresso e il benessere di zone adiacenti dipendono sempre dalla loro complementarietà, ossia dalla possibilità di essere l’una di aiuto all’altra e non, come avvenne per secoli nella Serenissima Repubblica di Genova, fonte di oppressione e di sfruttamento.

Ammettiamo pure che al giorno d’oggi la volontà della ‘Dominante’ non sia quella di opprimere i centri ed il territorio che le stanno attorno, ma semplicemente la necessità (o la volontà) di pensare prima a se stessa salvo i casi in cui, per ragioni contingenti e forse momentanee, motivi ‘politici’ inducano a dare a qualcuno maggiori contentini. Come sta facendo recentemente con l'imperiese dopo le forti prese di posizione di Claudio Scajola.

In questa fase di revisione istituzionale diventa perciò doveroso un esame di coscienza, uno slancio di volontà, tanto più che vi sono già profondi studi in materia e possibilità di non sminuire posizioni di prestigio con le nuove tecniche di Centri di potere reticolari e di rotazione nelle cariche come già avviene a livello europeo. E ne è conferma il rileggere questo antico, ma sempre valido documento sull'errore della deputazione provinciale di Genova nel 1946.

Nel 1946, durante i lavori preparatori, il Presidente dell’Assemblea Costituente aveva chiesto pareri alla allora Deputazione Provinciale di Genova in merito alla proposta deliberata dalla Seconda Sottocommissione della Costituente per la creazione di una Regione Emilia-Lunense.

Dall’opuscolo a stampa pubblicato dalla Provincia di Genova all’inizio del 1947 si rileva l’insistenza sul principio del ‘fattore etnico’ quale determinante del criterio di delimitazione dei territori regionali.

Nella pubblicazione si rimarca tuttavia una palese contraddizione, poiché, mentre da un lato si rivendicano nei confronti della Provincia di Alessandria i territori di Novi Ligure, Gavi, Serravalle Scrivia e Rocchetta Ligure, e nei confronti della Provincia di Piacenza il mandamento di Ottone in quanto ‘territori di carattere eminentemente ligure’ (ma che…restarono alle Regioni confinanti), in un altro punto dello stesso opuscolo ( pag. 12) si legge testualmente: ‘Il problema della sistemazione e dello sviluppo della rete stradale potrebbe consentire soluzioni più agevoli ed organiche qualora… fosse curato da una sola provincia, mentre ora deve subire arresti e disuguaglianze e diventa più complicato e difficile per le inevitabili interferenze dovendo svolgersi con interminabili serie di pratiche tra due province diverse…’.

Non è forse, questa, una palese ammissione che certi problemi si risolverebbero più facilmente in una Regione funzionale, in grado di agire senza troppi ostacoli al di sopra di criteri puramente etnici, legati soltanto al retaggio del passato?

Ma ecco, prudentemente la conclusione dello studio che riportiamo testualmente: ‘Vogliamo infine fare la ipotesi che nella delimitazione territoriale delle regioni, si dia minore importanza agli elementi etnico, geografico, storico, e si preferisca dare maggior peso all’elemento economico.
In questa non creduta ipotesi la Provincia di Genova tiene a precisare il suo pensiero in simile eventualità,

Le province che gravitano su Genova con la quale hanno consuetudine di commercio e di affari ancor più che coi loro capoluoghi di regione sono Alessandria, Novara, Piacenza e Vercelli. Gli stessi problemi delle comunicazioni fra Genova, il suo entroterra ed i valichi alpini, sono vissuti nello stesso modo da queste Province.

Genova, 16 gennaio 1947 Il Presidente – Avv. Enrico Raimondo’.

Enrico Berio”.

Redazione

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