“Caro Direttore, lo so che, di solito, i gatti non le scrivono, ma, d'altronde, non sta scritto da nessuna parte che non lo possano fare. Quindi ci proviamo. Siamo tre fratelli, due maschi e una femmina. Cioè: noi maschi siamo fratelli veri, la sorellina no, è arrivata dopo. Ma ci amiamo e litighiamo come tre veri fratelli. Chi ci ha adottato presumo che si chiami Mamma. Ci dice sempre frasi come ‘Vieni dalla Mamma’, ‘Non fare arrabbiare la Mamma’, ‘Amore di Mamma’. E per noi è Mamma. Ma, che si chiami Mamma o no, siamo una vera famiglia. Noi tutti, sino a quasi cinque mesi fa, vivevamo in una casa bellissima, piccola ma bellissima. La nostra casa”.
E’ questo l’inizio di una lettera che ci ha mandato una donna di Sanremo, una donna che 5 mesi fa ha dovuto abbandonare la sua casa, che sta comprando con mille sacrifici, perché inagibile a causa del crollo di un muro nell’abitazione sottostante. I fatti risalgono al 20 febbraio scorso, quando al pian terreno di un piccolo caseggiato della Pigna, il centro storico, crolla un muro in circostanze ancora da chiarire e l’affittuario che dichiara di essere stato ‘salvato’ da una libreria. Sul posto, il giorno stesso, intervengono i Vigili del Fuoco che, dopo i controlli del caso, dichiarano inagibile l’appartamento interessato dal crollo del mure e quello soprastante, quello della ‘Mamma’ dei tre gattini che, proprio da quel giorno, proseguono il loro racconto: “Avevamo un balcone dove potevamo andare in qualsiasi momento perchè c'era la nostra porticina. Una cucina e un tinello dove potevamo stare con Mamma, mangiare e vivere insieme. Le scale, che ci divertivamo a scendere a precipizio rincorrendoci, un bagno nostro e di Mamma. Una camera da letto molto divertente perchè potevamo salire sull'armadio e sulla libreria (Mamma ci aveva addirittura fatto costruire una scaletta per salire da uno all'altra) e uno sgabuzzino dove, se proprio volevamo stare soli, potevamo andare a rintanarci. Ed è lì che ci siamo nascosti quel brutto giorno di tanti mesi fa. All'improvviso la nostra piccola casa si è riempita di gente: uomini con uno strano cappello di plastica e scarponi grossi, altri vestiti di blu e altri di nero e altri ancora. Noi eravamo terrorizzati. Mamma era inebetita, non sembrava lei. Sentivamo uno degli uomini con gli scarponi dire a Mamma di preparare le sue cose per andarsene e Mamma che continuava a ripetere ‘Ma io ho tre gatti’. L'avrà detto quindici volte. Era tanto strana quel giorno. Poi, ad un certo punto il silenzio. Mamma si è presa la sorellina e alcune cose e se n'è andata con gli uomini dagli scarponi grossi. Io e mio fratello siamo rimasti soli, nel silenzio e nel buio, e, anche se Mamma aveva cercato di rassicurarci, ci sentivamo terrorizzati e abbandonati. Il giorno dopo ci è venuta a prendere con gli uomini dagli scarponi grossi e abbiamo avuto tanta paura, non volevamo lasciare la casa, andare via con degli sconosciuti, scappavamo... è stato tremendo. Per molti giorni non siamo riusciti a toccare cibo”.
Per fortuna la ‘Mamma’ è una persona buona ed ha tante amiche che le vogliono bene. Perché lei paga un mutuo e, visto che la banca non le consente di bloccarlo nei mesi in cui deve trovarsi un appartamento in affitto (e lei non si può permettere di pagare mutuo ed affitto con 1.200 euro al mese), un’amica la ospita, insieme ai tre gatti. “Alla fine siamo finiti tutti a casa di Zia – proseguono i 3 micetti - un'amica di Mamma che ci ha accolto perchè, dice Mamma, il Comune aveva offerto un posto dove stare a lei ma non a noi. ‘Li porti al gattile’ le aveva detto uno degli uomini blu. Ma per Mamma era impensabile. Lei, ce l'ha sempre detto, non vuole e non può abbandonarci. Quando parlava di noi piangeva. Siamo stati da Zia per poco più di quattro mesi. Per noi è stato difficile perchè in casa nostra eravamo liberi di fare ogni cosa che ci passava per la mente. Siamo gatti molto educati, ma Mamma dice che, a casa d'altri, bisogna essere proprio bravi bravi. Mamma dice anche che c'è un detto: l'ospite è come il pesce che dopo tre giorni puzza. Figurati dopo più di quattro mesi. Eravamo tutti affaticati da questa situazione, tutti nervosi, e ciò non ci ha aiutato. Era tanto difficile. Soprattutto per Zia che si è trovata all'improvviso con quattro presenze in più in casa. Negli ultimi giorni poi, a causa di tutto quel caldo, abbiamo incominciato a lasciare peli ovunque ed eravamo così nervosi che spesso ci azzuffavamo e volavano i ciuffi, Mamma viveva con scopa e paletta a portata di mano. Un incubo. In questi quattro mesi Mamma ha provato di tutto: la banca non le sospende il mutuo perchè non rientra nelle categorie del decreto e lei non può pagare mutuo e affitto, ha scritto a Enpa e Leiida per vedere se noi animali domestici abbiamo dei diritti e persino al Vescovo, se ci dava una casa, ma non ha ricevuto nemmeno un risposta. Si è anche sentita dire ‘Purtroppo lei ha uno stipendio, lavora’. Come se lavorare e pagare le tasse fosse una ragione in più per non aiutarci. Comunque, per ragioni che spuntano da ogni dove, non riusciamo a rientrare a casa nostra, tutto è rallentato, tutto è impossibile. Ogni soluzione fiorisce e sfiorisce in un batter d'occhio”.
Dal Comune le è stato offerto di andare a ‘Casa Serena’, ma ovviamente senza gatti, ma lei ai mici non può e non vuole rinunciare. La nostra ‘Mamma’ dei tre gattini ha così dovuto accettare l’aiuto di un’altra amica che, andata a vivere in montagna, le ha ceduto l’appartamento di Loano, dove si è trasferita con i gatti. Ma, ovviamente, c’è il viaggio avanti e indietro per andare a lavorare. Lei è sola ed i suoi animali sono la sua fonte di affetto: “E poi perché – ci ha detto - abbandonarli sull’autostrada della vita? L’abbandono non è considerato un atto meschino… in questo caso no? Per me lo è!”
Ora Mamma e i tre gattini sono a Loano ed i tre mici scrivono: “La scorsa settimana siamo andati ad abitare lontano, da un'altra Zia che ci ha offerto un posto dove stare ma tanto, tanto lontano e, ovviamente, non per sempre. Mamma, che ancora lavora (purtroppo per lei), è disposta a fare il sacrificio di viaggiare (a piedi, poi in treno e poi ancora in autobus) per 4 ore al giorno per non separarsi da noi, svegliarsi alle 5.30 e tornare dopo 12 ore. Soffriamo noi per lei che ha già la sua bella età (shhhhh ma ... over 60) e lei per noi che dobbiamo subire tutti questi spostamenti e sofferenze. Noi tutti vogliamo tornare nella nostra casa. In fondo non è caduto un muro importante. E addirittura nemmeno in casa nostra”.
Mamma ha pagato già i due terzi del mutuo e quella è la sua casa, che si è sistemata nel tempo, dove viveva felice insieme ai suoi tre gattini, anche loro felici. Ma, intanto, Mamma dovrà anche sostenere dei costi per rientrare, ma vuole farlo al più presto, pur di evitare di ‘pesare’ sulle sue pur fantastiche amiche che l’aiutano. Ed i 3 gattini pensano alla loro casa: “Da quella di Zia vedevamo la città vecchia di Sanremo. Casa nostra stava e sta benissimo. Ci sono case vicino alla nostra che sono veramente disastrate. Crepe grosse, alcune hanno anche i vetrini (dice Mamma)... ma sono tutte abitate. Solo noi siamo fuori. Solo noi dobbiamo soffrire così. Noi tutti vogliamo tornare a casa. Vogliamo correre su è giù per le scale per rincorrerci, per giocare. Vogliamo tornare sul nostro balcone ed entrare e uscire quando vogliamo per prendere il sole, litigare con i piccioni, acchiappare gli insetti e fare tutte quelle cose che ora non facciamo più.. Questa sarebbe vita per noi. Mamma è felice quando noi siamo felici. E noi non vogliamo vederla piangere. Vogliamo tornare a casa ed essere tutti felici come prima di quel brutto giorno. Ora siamo qui che dobbiamo elemosinare un posto dove vivere ed è umiliante. Mamma dice che ora che hanno aiutato i clochard e i loro cani, visto che anche noi siamo senzatetto, forse, potranno aiutare anche noi. Ma noi lo capiamo benissimo che, in fondo in fondo, non ci crede. Non crede più a niente. Un giorno le è stato detto: ‘Mi dia un giorno e vedo cosa posso fare’. Sono passati più di tre mesi ... nemmeno una telefonata. Da parte nostra abbiamo già promesso di fare un fioretto: se e quando rientreremo, giuriamo di non ‘raspare’ più nella terra delle piante... anche se, forse, loro, poverine, dopo tutto questo tempo, saranno tutte morte. Che disastro! Qualcuno ci aiuti!”
La lettera è straordinaria ma riflette un caso che può e deve essere risolto, perché la burocrazia non può allungare i tempi per sistemare un danno che non è nemmeno accaduto nella sua abitazione, in questo modo. E’ chiaro che il Comune e l’Assessorato competente ha fatto tanto per andare incontro alla nostra ‘Mamma’, ma serve un intervento preciso, affinchè vengano fatti i lavori di sistemazione del muro caduto e che la casa di ‘Mamma’ torni agibile. Lei lo merita e, ne siamo certi, lo meritano anche i tre micetti.