“Lo spaventapasseri che veglia sul campo di grano vale molto perché custodisce la vita che nasce…”. Non c’era bisogno di conferme su quanto Castellar avesse a cuore le sorti delle sue “sentinelle dei campi”, ma se ce ne fosse stato crediamo sia tutta in questa affettuosa dichiarazione d’amore e di stima che campeggia sul manifesto della 25ma edizione della “Festa degli spaventapasseri” che Castellar si appresta a vivere – come di consueto – nell’arco di tempo compreso fra le prime due domeniche del mese di maggio.
Mancano soltanto più 5 giorni all’evento ed in paese c’è il fermento tipico dei laboriosi alveari. Perché qui, gli “Spaventapasseri” uniscono e c’è sinergia d’intenti. Perché qui, almeno in determinate occasioni, almeno quando serve, si rema tutti nella stessa direzione. Praticamente da sempre. Da 25 anni. Da quando Silvano Borretta, in giro in una fiera nel nord-est d’Italia, fu rapito dalla curiosa ammirazione con la quale un gruppo di ragazzini guardava estasiato uno spaventapasseri esposto e di quello spaventapasseri pensò di farne l’emblema del paese, inventandogli una festa tutto intorno. Una festa cui il paese partecipa anziché assistere. Una differenza fondamentale. Perché è con l’aiuto di tutti che si costruiscono i grandi eventi. E Castellar ne è la conferma.
Meno di 300 abitanti “sparsi” su di una superficie di 3,8 chilometri quadrati, incastrato nella quiete di colline sulle quali crescono, maturano e si affermano le mele della Valle Bronda, i “ramassin” del Monviso e – soprattutto – le uve Pelaverga: ecco perché di Castellar si dice sia un “borgo da vivere”. Un “borgo da vivere” che dal 5 al 12 maggio sarà anche e soprattutto un “borgo da vedere”, grazie ai suoi 200 e forse più spaventapasseri dislocati ovunque, ma anche all’apprezzabile Museo delle uniformi del Regio Esercito Italiano che documenta l'evoluzione dell'uniforme militare dall'Unità d'Italia alla seconda guerra mondiale, che domina uno sperone roccioso. In programma artisti di strada, giocolieri, mostre, giochi, laboratori e l’immancabile degustazione di un buon bicchiere di bicchiere di Pelaverga, il vino amato anche da Papa Giulio II Della Rovere grazie alla munificenza di Margherita di Foix, Marchesa di Saluzzo, solita fargliene dono di alcune botti.
La novità dell’anno, sono i due bus - navetta gratuiti messi a disposizione dalla Bus Company, che faranno la spola tra Saluzzo e Castellar dalle 11 alle 19,30, con partenze da Saluzzo, dal parcheggio a fianco dello stadio “Damiano” e da piazza San Lazzaro.
Biciclette con pedalata assistita (Cicli Mattio) sono a disposizione (a noleggio) previa prenotazione presso l’Ufficio turistico Iat di Saluzzo (numero verde 800392789).