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Eventi | 11 aprile 2019, 07:35

Bordighera: da sabato prossimo la mostra di Gian Antonio Porcheddu, intervista a Marco Farotto

Gian Antonio era un uomo sensibile, colto (aveva due lauree in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, conosceva 6 lingue), elegante e un artista originale, che pur avendo vissuto solo 53 anni, ha consumato l'esperienza di un secolo

Bordighera: da sabato prossimo la mostra di Gian Antonio Porcheddu, intervista a Marco Farotto

A due giorni dall’inaugurazione della mostra di Gian Antonio Porcheddu che scatterà sabato alle 17.30 alla ex Chiesa Anglicana di Bordighera abbiamo incontrato il delegato alla Cultura del Comune di Bordighera e Curatore della Mostra: l’Architetto Marco Farotto

Marco, può descriverci a grandi linee  chi era questo importante artista? "Gian Antonio era un uomo sensibile, colto (aveva due lauree in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, conosceva 6 lingue), elegante e un artista originale, che pur avendo vissuto solo 53 anni, ha consumato l'esperienza di un secolo. Aveva una personalità complessa e una vita inquieta. Dotato di una creatività geniale e una prorompente capacità espressiva; già da bambino possedeva il senso della composizione e del colore. Le 50 opere esposte percorrono la sua vita artistica, dal 1940 fino agli ultimi anni in cui la maturità pittorica è esplosa in un astrattismo intenso, come totale libertà espressiva e creatrice, che racchiude in se una profonda cultura artistica europea".

Come è nata questa sua grande cultura? "Tale cultura si era formata con i frequenti contatti con i pittori in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania, Svizzera e Stati Uniti. Nei suoi viaggi in Europa e negli Stati Uniti egli seppe cogliere ogni possibile sfumatura che potesse contribuire ad approfondire le sue conoscenze e ad affinare il proprio gusto creativo".

Ha esposto in grandi mostre? "Ha esposto in mostre europee e americane di grande rilievo. Le sue opere erano molto richieste sul mercato tedesco e americano, ma spesso non le consegno' puntualmente. Prendeva i pennelli solo quando se lo sentiva intimamente, diceva : 'Non dipingo soltanto per fare sgorbi in serie'. Nei lavori realizzati negli anni '60 la vivacità dei colori si amalgama in una sapiente armonia di accostamenti, egli diveva: 'il quadro deve formare un tutto unico e non ci devono essere elementi contrastanti, a meno che il contrasto non sia messo volutamente come componente essenziale'. La ricerca di libertà espressivasi svolge anche nella materia usata per le composizioni".

Per le sue opere usava materiali comuni o molto particolari? "Gian Antonio usava materie inconsuete, come trucioli, rete, tela di sacco, carta ondulata, guarnizioni, plastiche, sabbia, pietre, biglie di vetro, ecc., ottenendo risultati straordinari. Nel 1965, in una intervista, alla domanda: da dove parte la tua pittura? Egli rispose: 'La mia pittura parte da uno stato d'animo, da una sensazione, da qualcosa che mi abbia particolarmente interessato. Per questo la pittura è per me un piacere, perché lavorando trovo cose nuove e sono spesso scoperte piacevoli'. L'ultima personale nell'estate del 1972 al Grand Hotel del Mare, sei mesi prima di lasciarci".

L’ultima serie dei suoi quadri sembra distaccarsi dalle sue opere tradizionali come mai questo cambiamento? "Nell'ultima serie di opere (1971/72), convivono componenti espressiviste, simboliste e surrealiste, che comunicano all'osservatore drammatiche sollecitazioni esistenziali, tensioni emozionali, angoscia e tormento. Si tratta di lavori visionari, simili a incubi notturni come memoria di paure ancestrali, con figure umane deformate e terrificanti, trasudanti autodistruzione e dolore, quasi un'allusione e un'anticipazione della morte che si avvicinava, prefigurazione di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Questa mostra, a 46 anni dalla scomparsa, vuol essere un omaggio alla sua arte, un affettuoso ricordo dell'uomo, ma anche un momento di comprensione dell'opera di un artista che ha raccolto con estrema tempestività, in Italia, le nuove tendenze della pittura internazionale, attraverso le sue ricerche sulla materia e la sperimentazione in ambito formale".

Redazione

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