Alle soglie dei suoi settant'anni di vita, nata nel 1949 prima come semplice rivendita di giornali e poi trasformatasi nel tempo come cartoleria e libreria in particolare, chiude a fine anno a Ventimiglia, in pieno centro, in via della Stazione, una delle attività commerciali più antiche e conosciute della città di frontiera: la ‘Cartolibreria indipendente Casella’.
Il 31 dicembre la liquidazione totale della merce, che avrà inizio in questi giorni, segnerà quindi la fine di un'altra realtà commerciale storica ventimigliese. Grande il rammarico dei titolari per una decisione sofferta e dolorosa, ma altrettanto obbligata a fronte del mutato e sempre più consolidato scenario commerciale nazionale e cittadino in particolare. Impossibile far fronte alle ingenti spese di gestione, condizionate da un mercato sempre più selvaggio e depresso. Nonostante i numerosi tentativi di resistere e incentivare un settore in continua crisi, la decisione, rimandata nel tempo, è ora diventata irrevocabile a fronte di una situazione che penalizza fortemente le piccole e indipendenti realtà imprenditoriali.
Quando chiude una libreria è sempre una sconfitta, anche se non era quella che si frequentava abitualmente. Perché una libreria è anche un punto di incontro, un luogo della vita, uno di quei posti dove per secoli gli italiani si sono confrontati, combattuti, amati. E quando una libreria chiude, la città perde un pezzo di sé. Perché una libreria, soprattutto, è un punto di resistenza che avrebbe ragione di esistere e resistere ancor più in questo momento storico. A maggior ragione se si tratta di quella che sin dal suo primo giorno della nuova gestione, nel Giugno del 2001, con la presentazione di “Terre di mare” dell'amico Nico Orengo, si è resa protagonista di innumerevoli incontri d'autore, presentazioni letterarie, reading ed eventi culturali, in tutto il Ponente ligure e in Costa Azzurra, sempre apprezzati e affollati, sempre organizzati in luoghi istituzionali o inusuali e originali, cercando di coinvolgere costantemente Cittadinanza e turisti.
“Ci viene chiesto perché chiudiamo – dicono i titolari - perché non ce la facciamo più. I libri costano troppo e noi, piccola libreria indipendente, non possiamo competere con le rivendite gestite dalle grandi case editrici e dai supermercati, che praticano sconti che noi non possiamo applicare, per non parlare delle vendite online. Le librerie indipendenti sono un patrimonio dell'umanità e solo una politica miope può fingere di non capire che la loro scomparsa è una sconfitta per tutti. Occorre fare qualcosa per invertire questa tendenza, ci vogliono interventi a sostegno di chi, con fatica e passione, si impegna a creare cultura e a rinforzare i legami sociali. Quello che ci resta è un'esperienza bellissima e un patrimonio di emozioni e umanità acquisite in tutti questi anni, frutto di conoscenze e amicizie, nuove o consolidate nel tempo. Ma ogni volta che chiude una libreria si spegne una luce e quando saremo al buio non potremo più guardarci negli occhi”.