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Attualità | 12 ottobre 2018, 13:41

Le classi quinte del Marco Polo di Ventimiglia all’incontro a Genova con la senatrice a vita Liliana Segre

L’iniziativa va ad inserirsi nel progetto di educazione alla legalità portato avanti con molta attenzione dall’istituto

Le classi quinte del Marco Polo di Ventimiglia all’incontro a Genova con la senatrice a vita Liliana Segre

“Un’esperienza che ricorderemo per sempre”. "Una donna che, dopo aver tanto sofferto, ci ha comunicato amore per la vita e per la pace”. “L’abbiamo davvero sentita vicina a noi, ha detto che dovevamo considerarla come una nonna amorevole”.

Questi alcuni commenti a caldo degli alunni delle classi quinte del Marco Polo di Ventimiglia, dopo aver assistito martedì 9 ottobre, all’incontro a Genova con la senatrice a vita Liliana Segre sul tema ‘Il prodotto del pregiudizio, dell’odio e dell’indifferenza’. Più di duemila studenti hanno riempito il Teatro Carlo Felice e almeno altri mille in diretta, in video conferenza da Palazzo Ducale.

"L’uscita didattica - spiegano dal Marco Polo -, organizzata dalla prof.ssa Annamaria Barletta, con la collaborazione della prof.ssa Laura Delegati, risponde al bisogno degli adolescenti e di noi tutti , di conservare la memoria del passato e raccogliere testimonianze di vita che arricchiscono la coscienza civica individuale e predispongono ad essere cittadini consapevoli. Come sottolineato dalla Dirigente Scolastica Antonella Costanza, che si è complimentata con le docenti e gli alunni per la partecipazione, l’iniziativa va ad inserirsi nel progetto di educazione alla legalità portato avanti con molta attenzione dall’istituto.

La senatrice ha saputo catturare l’attenzione e il cuore dei ragazzi raccontando di lei bambina, espulsa da scuola a causa delle leggi razziali emanate dal fascismo nel 1938, per proseguire poi con l’esperienza del carcere in Italia e con l’internamento ad Auschwitz. Un racconto inframmezzato da riferimenti al nostro presente e da tanti incitamenti rivolti agli adolescenti, a non mollare mai, a sentirsi protagonisti delle proprie scelte, a lottare contro l’indifferenza, vera causa di ogni male. Il ricordo della sua amica Janine, operaia-schiava come lei, ma meno fortunata, rivive per la Segre insieme al senso di colpa che non l’ha più abbandonata, per non aver saputo rivolgerle un cenno, uno sguardo di commiato, mentre si incamminava verso la camera a gas. ‘Ci avevano tolto la dignità, la pietà’.

In chiusura, un riferimento ad un momento in cui, ormai stremata, di fronte ad uno dei suoi carnefici in fuga, ha avuto la tentazione di vendicarsi, di uccidere, ma poi ha prevalso il rispetto per la vita e la consapevolezza di non essere ‘come loro’, ma donna di pace, e così è stata per tutta la sua vita.

Grazie di cuore, senatrice, da parte di tutti i nostri ragazzi".

C.S.

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