Politica - 12 ottobre 2018, 07:05

Sanremo Sostenibile contesta il Puc approvato in Consiglio "Risponde ad una cieca necessità politica di sviluppo"

“La crescita urbanistica viene ancora indicata come una cura allo stato delle cose, nonostante ne sia stata certamente una concausa, dagli anni ‘60/’70 ad oggi. Lo sguardo rivolto alla tutela del territorio continua ad essere oggetto di compromessi a prescindere (vedi le premialità) invece che a restituire maggiore dignità".

“A dieci anni della nascita di Sanremo Sostenibile continuiamo a denunciare che il cambiamento climatico in corso e le questioni ambientali, sono i grandi assenti dalle politiche non solo italiane. Come ricorda Guido Viale ‘c’è un negazionismo esplicito che risorge periodicamente nonostante l’evidenza dei fatti, un negazionismo di fatto che consiste nel parlarne e farne parlare il meno possibile (i problemi sono altri… il problema è la crescita…)’. Bisogna invece prender atto che il cambiamento climatico sta assumendo un andamento irreversibile”.

Interviene in questo modo l’associazione matuziana, che contesta le scelte sul Puc, approvato martedì scorso dal Consiglio comunale di Sanremo. “L’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change) ha valutato che ‘la maggior parte dell’aumento osservato delle temperature medie globali dalla metà del XX secolo, è molto probabilmente dovuto all’aumento delle concentrazioni di gas serra di origine antropica. Ora evidenti influenze dell’attività umana si estendono anche ad altri aspetti del clima, inclusi il riscaldamento degli oceani, l’aumento delle temperature medie sui continenti, le temperature estreme e le strutture dei venti’. Una strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici dovrebbe partire dal dissesto idrogeologico, che rappresenta una delle maggiori criticità del territorio italiano, riducendo al minimo i rischi per proteggere la salute , il ben-vivere e i beni della popolazione. Una maggiore incidenza di eventi meteorologici intensi, con conseguente incremento del rischio di erosione e dei fenomeni alluvionali, in ragione delle dinamiche di consumo di suolo e impermeabilizzazione nei vari territori, produce danni sempre più rilevanti su un piano economico e ambientale”.

“Proprio in considerazione dell’incidenza dell’uomo sull’ambiente, secondo l’ISPRA (Istituto Superiore di Protezione Ambientale) il consumo di suolo in Italia non conosce soste: continua, sistematicamente e ininterrottamente, a ricoprire aree naturali e agricole con asfalto e cemento, pari a 27 ettari al giorno (8 metri al secondo). E’ urgente dunque invertire la rotta e costruire dalla dimensione locale processi di resilienza, iniziare graduali percorsi di conversione ecologica dell’energia, dell’agricoltura, dell’alimentazione, dell’edilizia, della salvaguardia del territorio, poiché il suolo è una risorsa finita e non rinnovabile, preziosa alla pari dell’acqua, dell’aria e del sole. Se vogliamo considerare veramente il paesaggio un bene comune e dare speranze alle generazioni future, dobbiamo tornare a posare lo sguardo su un territorio innanzitutto per quello che è e non per quello che potrebbe diventare. Il PUC approvato, con la crescita di 345 mila metri quadri di superficie edificabile risponde ad una cieca necessità politica di sviluppo. Il nuovo riassetto urbanistico, a fronte di quasi tre decenni di deregolamentazione del territorio, un andamento demografico in diminuzione e un mercato immobiliare ormai saturo, promuove una crescita economica ancora incentrata sul cemento che è la forma di arricchimento più immediata, più primitiva e che richiede meno investimenti tecnologici”.

“La crescita urbanistica viene ancora indicata come una cura allo stato delle cose, nonostante ne sia stata certamente una concausa, dagli anni ‘60/’70 ad oggi. Lo sguardo rivolto alla tutela del territorio continua ad essere oggetto di compromessi a prescindere (vedi le premialità) invece che a restituire maggiore dignità. L’arresto al consumo di suolo è dunque una priorità inderogabile e l’unica scelta che possa provare a mettere suolo, paesaggio e natura in una posizione dominante rispetto alle canoniche richieste trasformative dell’urbanistica e della politica. Occorre un nuovo paradigma dello sviluppo che sappia mettere al centro la salvaguardia del territorio, che come il nostro è drammaticamente fragile e vulnerabile. Sono queste le convinzioni e le speranze riposte nella ‘Proposta di Legge d’Iniziativa Popolare’ norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati, promossa dal Forum Italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio, di cui Sanremo Sostenibile fa parte, entrata nella sua fase più delicata con la discussione nelle Commissioni parlamentari, un percorso iniziato dai territori e costruito da un Gruppo di lavoro tecnico-scientifico di assoluto livello”.

“L’urbanistica deve parlare a tutti e come ha scritto Paolo Pileri, docente in urbanistica al Politecnico di Milano ‘i consumi di suolo nascono proprio dalla manomissione delle parole dell’urbanistica e dall’ignoranza, dall’abitudine a fare urbanistica in un certo modo e dalla incomunicabilità tra chi abita la città e chi decide del suo futuro’. A quando allora, l’approvazione di un PUC per l’arresto al consumo di suolo?”

Redazione