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Sanità | 16 settembre 2018, 07:00

È possibile distinguere una terapia seria da una non scientifica o, peggio, truffaldina?

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È possibile distinguere una terapia seria da una non scientifica o, peggio, truffaldina?

Circolano molte informazioni su come si possono prevenire o curare le malattie - in TV, sui giornali o nel passaparola conoscenti. Alcune di queste informazioni sono corrette, molte altre sono parziali, distorte o semplicemente sbagliate. Come facciamo a sapere quali sono corrette e quali no? Come valutare, per esempio, le storie di guarigione di cui Internet è pieno? Come distinguere ciò che fa bene davvero, da un falso ben architettato? O il probabile dall'incerto?

Alcuni consigli utili provengono da una guida realizzata da un'associazione benefica inglese, Sense About Science, da anni impegnata ad aiutare le persone a capire meglio la scienza. Ecco alcuni degli elementi sui quali Sense about Science consiglia di basare il proprio giudizio in materia di terapie.

1. Il trattamento è disponibile solo su Internet e non è prescrivibile da un medico

Se è così, è il caso di insospettirsi. I siti presentano spesso delle presunte terapie, avvalorate da ricerche fasulle che sono presentate come dati di sperimentazioni cliniche. Grafici e documenti sono costruiti ad arte per convincere la gente, ma a uno sguardo più attento ci si accorge però che spesso si tratta di storie basate solo su racconti di presunti malati e di una tattica di marketing travestita da prova scientifica. Spesso, infatti, le dichiarazioni di efficacia vengono accompagnate dal racconto di pazienti che si prestano a far da testimonial.

2. Ci sono molte testimonianze di pazienti che dicono di essere migliorati o guariti

Come distinguere il paziente che lo fa in buona fede, con l'intento di aiutare chi è nella sua stessa situazione, da quello falso o manipolato? È difficile dare una risposta, ma il consiglio è di usare gli strumenti della scienza: più che valutare l'attendibilità del singolo, bisogna valutare la terapia proposta secondo criteri di scientificità. In alcuni casi si tratta di pazienti inventati, ma non sempre è così. È bene sapere che è capitato, e continua a capitare, che ai malati che accettano di pagare per pseudo-terapie spesso molto costose vengano offerti sconti in cambio di una testimonianza positiva. O possono essere incentivati a reclutare altri malati. L'uso di queste tecniche rende del tutto inaffidabili i consigli che i malati sono spinti a offrire. In sostanza, non si tratta più di testimonianze, ma di spot pubblicitari. Inoltre c'è sempre il rischio che il testimonial sia in buona fede, ma la sua storia non dimostri l'efficacia della terapia, perché i miglioramenti possono essere legati ad altri fattori, che solo una sperimentazione clinica controllata può evidenziare.

4. La notizia è stata pubblicata da un giornale, non sulla rete

Ovviamente internet non rappresenta la sola fonte di informazioni distorte: anche i mass media cadono spesso nell'errore di dare spazio e credibilità a chi non la merita, partendo dal presupposto - sbagliato - che dà il titolo alla guida di Sense About Science: "Non ho nulla da perdere a provarlo". In realtà, nella battaglia contro le bufale e la pseudoscienza hanno da perdere tutti, tranne chi le promuove e ci lucra sopra (spesso in modi subdoli e non sempre evidenti).

5. L'articolo o la fonte parlano malissimo di un trattamento proposto dalla maggior parte dei medici

Abbiamo detto che bisogna diffidare di chi vede tutto positivo, ma anche del contrario, cioè di chi esaspera gli effetti collaterali o i rischi associati ai farmaci prescritti dai medici. Quando un articolo fa un'affermazione del tipo "un farmaco per l'osteoporosi può raddoppiare il rischio di cancro", occorre cercare tutte le informazioni che sono necessarie non solo a verificare se è vero, ma anche a capire davvero il significato di un simile raddoppio di rischio. È chiaro a tutti che c'è una bella differenza se si tratta di un rischio minuscolo, che continua a restare minuscolo anche se raddoppia, o se stiamo parlando di un rischio già significativo che diventa preoccupante: quella differenza cruciale non emerge dal titolo quando non si conosce il rischio di partenza.

6. Nell'articolo si citano come fonti altri articoli giornalistici

Gli esperti invitano a prendere con le molle anche giornali e siti web che a sostegno delle loro affermazioni citano altre cronache giornalistiche anziché studi pubblicati su riviste scientifiche. Le seconde sono più attendibili perché i loro articoli sono filtrati dalla cosiddetta peer-review, la valutazione da parte di esperti. Di solito significa che non sono in possesso di prove attendibili.

I rischi potenziali

Fare ricorso a una terapia di non provata efficacia è pericoloso e va detto in modo chiaro e senza ambiguità . Oltre al costo, che in alcuni casi può essere modesto, occorre sempre considerare i molti altri costi cui si va incontro assumendo cure inefficaci.

Alle volte ci si dimentica che anche i trattamenti alternativi, spesso presentati come naturali, sono potenzialmente nocivi, e possono interferire con i farmaci: è il caso di molti estratti di erboristeria. Un altro rischio frequente è di interrompere le cure "ufficiali", perché non del tutto soddisfacenti, andando incontro a un peggioramento, potenzialmente grave.

Consigli pratici

Una delle caratteristiche fondamentali di una buona fonte, se parla di malattie e terapie, è la citazione della rivista scientifica su cui la ricerca è stata pubblicata. Gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche, infatti, hanno superato il vaglio della cosiddetta peer-review, ovvero di revisori indipendenti con una grande competenza nel campo. I revisori valutano se il lavoro è valido, significativo e originale, considerano tutti i dettagli dello studio e verificano se i dati raccolti giustificano le conclusioni dei ricercatori.

Poiché anche un piccolo errore può essere determinante, ogni medico scrupoloso che vuole essere sicuro di aver trovato per i propri pazienti un rimedio efficace e privo di rischi affida le proprie ricerche a questa verifica incrociata. La verifica è affidata a colleghi che conoscono la materia quanto lui, sapendo bene, come ricorda la guida, che "i sintomi di molte patologie sono instabili, come i dolori dell'artrite, che vanno e vengono. E che a fasi di peggioramento seguiranno molto probabilmente periodi di normalità - che possono essere scambiati per un miglioramento. Col tempo si può anche migliorare o recuperare da molte patologie. Ciò potrebbe verificarsi in contemporanea con l'assunzione di un particolare cibo o trattamento".

Sono quindi cinque gli aspetti fondamentali su cui occorre chiarirsi le idee:

1. I risultati sono frutto di una ricerca indipendente e sono stati verificati?

2. Lo studio è stato pubblicato su una rivista scientifica?

3. Cosa dicono gli altri esperti del settore?

4. È stata fatta una sperimentazione clinica?

5. Il trattamento è autorizzato? Per quale indicazione terapeutica?

Attenzione ai familiari

Spesso familiari e amici, nel tentativo di essere d'aiuto, incoraggiano a provare tutto ciò che sembra offrire sollievo o speranza, senza domandarsi prima se si tratta di una terapia che funziona ed è sufficientemente sicura. In questo modo, senza volerlo, finiscono per esercitare su chi è già provato dalla malattia una pressione eccessiva e malposta, anche se in buona fede.

La guida di Sense About Science ha raccolto le opinioni di chi si è trovato - da malato - in questa situazione. Ecco i loro consigli:

·      Non sentitevi obbligati a provare qualcosa. Anche quando le persone intorno a voi hanno buone intenzioni, dite loro che per voi è importante avere delle prove.

·      Affrontate i nuovi trattamenti con occhio critico, specialmente se state per spendere dei soldi.

·      Sospettate dei siti web che abbagliano con informazioni pseudo scientifiche.

·      Diffidate di ogni trattamento propagandato come cura miracolosa: se sembra troppo bello per essere vero... probabilmente è perché non è vero.

 

                                                       A cura di AIRC

 

 

Responsabile di Rubrica            :       Roberto Pioppo

Contributo Psicologico              :       Dott.ssa Irene Barbruni

Contributo Ricerca Oncologica  :      AIRC,  Associazione Italiana Ricerca sul Cancro

 

 

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Compito dell’infermiere è la somministrazione della cura, il controllo dei sintomi e la cultura all’ Educazione Sanitaria.

Roberto Pioppo

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