Economia - 25 maggio 2018, 21:32

Un accessorio per la danza: i salvapunte

Un accessorio per la danza: i salvapunte

Abbigliamento e accessori

Per chi si dedichi alla danza, sono fondamentali alcuni articoli di abbigliamento, in particolare tre: un body, che potrà essere in cotone o in lycra; un paio di collant, possibilmente rosa, per consentire a chi danza e all’istruttrice di osservare i muscoli delle gambe; delle scarpette (in genere, si inizia con delle mezzepunte), a suola intera per le principianti e a suola spezzata per le avanzate. Questo elenco è ovviamente minimale: indica cioè l’imprescindibile per una pratica confortevole della danza.

Volendo essere un po’ più precisi, si potranno indossare anche altri capi o accessori: è il caso, ad esempio, di un gonnellino, che può essere di velo o di chiffon; di un paio di scaldamuscoli, buoni, non solo nella stagione più fredda, per evitare stiramenti e dolori; un copri spalle, soprattutto nella stagione invernale; una larga fascia per capelli, per evitare di essere disturbate da qualche ciocca ribelle.

Un altro accessorio indispensabile

Un altro accessorio che ballerine e ballerini conoscono bene è il salvapunte. Si tratta di un articolo il cui utilizzo è controverso, in quanto alcuni maestri lo sconsigliano vivamente, mentre altri lo esigono, almeno in determinate situazioni.

È un imbottitura che andrà inserita internamente alla scarpa da punta, al fine di preservare le dita dalle continue pressioni cui sono sottoposte durante le ore di allenamento: questo spessore protegge il piede da eventuali sfregamenti durante il movimento ed evita dunque la formazione di vesciche.

Un solo salvapunte?

I salvapunte, come è facile immaginare, non sono tutti uguali, ma in base al materiale con cui sono realizzati, se ne distinguono due tipi.

Quelli in lattice e quelli in spugna hanno uno spessore medio o sottile, ma, nonostante il vantaggio di una minor invasività all’interno della scarpa, hanno una durata più limitata, in quanto tendono a sbriciolarsi e a rompersi. Sono indicati per chi calzi le scarpe da punta per un massimo di una o due ore.

Quelli in silicone hanno solitamente uno spessore più importante, che garantisce una maggiore protezione e una maggiore durata. Sembrerebbe essere il modello, che più di altri si adattai a qualsiasi forma di piede, in virtù dell’elasticità del gel di silicone. Sono leggermente meno economici, ma sono da preferire da chi per allenamento indossi le scarpette per parecchie ore consecutive.

Stando a quanto si vede nelle palestre, il silicone è il materiale più frequentemente utilizzato da apprendisti e da esperti ballerini, grazie anche al maggiore comfort che offre. Chi invece preferisca il lattice, potrà evitare il formarsi delle fastidiose bolle fasciando ogni singolo dito con il cerotto di carta

I contrari

Secondo quanto sostenuto dai detrattori di questo accessorio, l’utilizzo dei salvapunte impedirebbe alle dita di rinforzarsi adeguatamente.

Non solo. Il dolore è passeggero e sopportabile (si dice), mentre non sarebbero passeggere le deformazioni alle dita provocate dall’uso continuo di questi accessori.

I quali avrebbero anche l’inconveniente di impedire il movimento separato delle singole dita del piede; in questo modo la ballerina perderebbe la sensibilità e non riesce a sfruttare a pieno le potenzialità offerte da un appoggio sulle 5 dita.

I favorevoli

Sul versante opposto si situano coloro che al contrario vedono una certa utilità in questi spessori per le scarpette.

I salvapunte, infatti, consentirebbero, durante il loro utilizzo, di allenarsi senza sentire il dolore e contemporaneamente di sostenere il rafforzamento progressivo delle dita. Il ballerino che durante gli esercizi provi dolore, adotterebbe di riflesso una postura sbagliata, che con il passare del tempo, si installerebbe e sarebbe difficile da correggere. Il consiglio è quindi quello di fare diversi test, assieme all’insegnante, per valutare l’opportunità o meno dell’utilizzo dei salvapunte.

Quindi, sostengono i favorevoli, anziché fasciare le singole dita (come propongono i contrari), in una maniera che non potrà che essere approssimativa e poco “scientifica”, l’approccio migliore è quello del salvapunte, strutturato e creato appositamente a questo scopo.

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