Si parla oggi di propaganda russa intesa a destabilizzare l'Occidente e a seminare confusione. Una pratica non nuova da parte dei russi fin dal tempo degli zar, passando per i soviet. E proprio questi ultimi fecero ogni sforzo per infiltrarsi, per esempio, tra i militari stranieri a scopo di spionaggio e di reclutamento, ad iniziare dall'epoca del Komintern. Sanremo, già meta frequentata dai cittadini russi di ogni estrazione prima della rivoluzione del 1917, era già stata una città vigilata speciale dalla polizia segreta dello zar anche ai fini del controllo dei residenti di quel Paese nella zona, ma anche per acquisire notizie (anche militari) a tutto campo sul territorio: un territorio che comprendeva, nella visione d'insieme russa, una linea immaginaria che univa Nizza, in Francia, con Genova. Alla vigilia della prima guerra mondiale tale territorio vedeva, peraltro, la massima concentrazione di spie di ogni parte del mondo. La presenza in Sanremo e dintorni di insediamenti militari suscitava, del resto, il crescente interesse del nuovo regime moscovita, che ereditava approcci e disegni informativi del precedente regime per infiltrarsi in settori importanti degli stati esteri.
Obiettivo principale a Sanremo dell'attenzione russa, alla fine del 1926, non era solo una possibile rivoluzione, ma anche le strutture militari, nelle quale affluivano a titolo diverso un gran numero di personale delle Forze Armate del Regno d'Italia, personale che si trovava in posizione logistica vicina alla Francia. Una celebre cartolina di saluti da Sanremo riportava l'immagine dei bersaglieri di stanza in Piazza Colombo aveva goduto una certa fortuna in Russia, ma pure delle attenzioni degli organi spionistici di quel Paese. In un dispaccio urgente della competente Autorità militare i responsabili delle varie Armi nella Liguria occidentale erano stati allertati in proposito, dopo che una circolare del Ministero dell'Interno aveva segnalato, sulla scorta di notizie confidenziali filtrate dai servizi segreti italiani operanti nella capitale russa, l'invio di direttive da parte del Comitato Centrale Internazionale di Mosca per l'avvio di propaganda nell'Esercito italiano. L'intensificazione di tali operazioni al confine italo-francese corrispondeva all'interesse sovietico di stabilire un collegamento tra la propaganda in Francia e quella in Italia.
Nel ricordare che la vigilanza si estendeva anche alla parallela società civile, dove agenti sovietici si muovevano, facendo riferimento, al tempo, ad una loro base coperta in via del Castillo a Sanremo, è qui il caso di trascrivere direttamente la circolare del Ministero dell'Interno del 29 dicembre 1926, indirizzata, tra l'altro, anche al Prefetto di Imperia: 'Il Comitato Centrale Internazionale di Mosca avrebbe, secondo notizia confidenziale, diramato le seguenti istruzioni per la propaganda comunista nell'Esercito; in linea generale, l'attività della propaganda nell'esercito deve distinguersi in due fasi, la fase preparativa e quella attiva. Attualmente il Partito Comunista Italiano deve limitarsi, per forza maggiore, alla fase preparativa, visto che nell'Esercito Italiano questo genere di lavoro è all'inizio. In ciascuna circoscrizione militare si deve trovare un informatore, il cui incarico consiste nel conoscere la situazione sociale, lo stato d'animo dei soldati, le loro idee, la loro tendenza politica, la causa del loro malcontento, ecc. Dopo aver raccolto queste informazioni e trasmesse alla Commissione speciale per la propaganda nell'Esercito, che sarà composta di alcuni membri della Sezione del Komintern, i predetti informatori divengono agenti propagandisti attivi, che reclutano fra i soldati i cosiddetti "aiuti". L'incarico di questi ultimi è di riunire gli elementi malcontenti e di formarne cellule regolari.
Termina così la prima fase. il lavoro attivo comincia dopo la formazione di cellule. Sarà stabilito uno stretto collegamento fra le cellule, che saranno soggette e guidate da Comitati speciali. Tutta l'attività delle cellule sarà diretta da un'organizzazione speciale, denominata Sezione militare del Comitato Centrale del Partito Comunista. La linea di propaganda è la seguente contro i corpi di comando, contro il regime e per la costituzione del potere del proletariato'.
La nota ministeriale si conclude, raccomandando la massima vigilanza, d'intesa con le Autorità militari, allo scopo "di impedire qualsiasi tentativo di simile propaganda, segnalando ogni emergenza". Fin qui la circolare, indirizzata anche al Prefetto di Imperia. L'azione di contrasto, a quanto se ne sa, vide operativi uomini come il sanremese Bartolomeo, agente speciale italiano, di cui, a suo tempo su Sanremonews, ho ricordato le importanti missioni svolte in Russia al tempo della rivoluzione e che fortuitamente fu conosciuto da mio nonno Lorenzo. Tali operazioni non si limitavano solo, dunque, al controllo dell'attività di propaganda politica nelle forze armate di stanza nella Liguria Occidentale, ma anche alla scoperta, tramite iniziative di controspionaggio, di agenti sovietici presenti da Imperia a Ventimiglia e non di rado a cavallo della frontiera italo-francese. Il ricordo di Bartolomeo va di pari passo alla verifica di agenti sovietici infiltrati nelle fila dei dissidenti italiani domiciliati a Mentone e Nizza. Come si vede: i tempi cambiano, ma certe tendenze restano invariate. E Sanremo era e rimane un riferimento strategico aldilà del suo richiamo turistico e culturale.