Attualità - 08 febbraio 2018, 07:51

Ventimiglia: la dirigente del plesso scolastico della città alta risponde al Sindaco Ioculano

“Alla luce delle ultime dichiarazioni del Sindaco sono costretta a fare alcune precisazioni al fine di non ingenerare equivoci e confusione di ruoli”.

Interviene in questo modo la dirigente del plesso scolastico di Ventimiglia Alta, in risposta al Sindaco della città di confine. “In primo luogo voglio ricordare al dott. Ioculano che il soggetto preposto a provvedere alla fornitura degli edifici scolastici per l’infanzia, primaria secondaria di primo grado è il Comune (legge 23/1996) e non l’istituzione scolastica. Per cui rimando al mittente le accuse di ‘pilatismo’ giacché di fronte a un’improvvisa – quanto meramente contingente – chiusura di un edifico scolastico il Comune avrebbe dovuto provvedere a individuare un edificio alternativo dove insediare gli alunni forzatamente ‘sfollati’, non certo scaricare sulla scuola l’onere di reperire nuovi spazi. Provvedere alla fornitura di un edificio scolastico alternativo è, infatti, un problema che avrebbe dovuto essere di competenza esclusiva del Comune. E non si può certo definire una soluzione ‘non pilatesca’ l’aver compresso il carico degli alunni in altri edifici, peraltro non tutti nello stesso tipo di istituto, ma ponendo a carico di due diversi comprensivi l’allocazione di nuovi spazi. Allocazione che un domani, quando la direzione potrà non essere in capo al medesimo dirigente, potrà generare sicuramente dei problemi concreti. Problemi per i quali certamente questo Comune non vorrà essere chiamato a risponderne pur essendone unico responsabile”.

“Un Comune, in generale, soprattutto nella scuola, deve programmare non andare avanti per contingenze e impellenze urgenti, risolte sempre con la cancellazione tout court dei problemi e la promessa di ‘future’ soluzioni. Il mostrarsi accondiscendente a trovare un rimedio (speriamo) provvisorio e, soprattutto, il trovarlo attraverso un’operazione di mediazione con le famiglie e i docenti, inevitabilmente soggetta a critiche e lamentele per scelte che non mi competono e delle quali non sono assolutamente responsabile (oltre a non essere francamente d’accordo) è stata solo un gesto di collaborazione istituzionale e non un’assunzione di responsabilità per le decisioni prese dall’amministrazione nell’ambito delle proprie prerogative, ma anche dei propri obblighi. Gli edifici scolastici fanno parte dell’attività di programmazione del Comune e non si comprende perché la drastica decisione circa la chiusura della scuola del Centro Storico non sia stata presa nel periodo estivo gestendo in maniera diversa l’urgenza. Urgenza che non può essere certo dettata dalla rottura di un vetro per il vento o dalla caduta di qualche pezzo di cornicione, la scuola com’era lo scorso anno, com’era a giugno, è oggi”.

“Siamo forse stati per un intero anno in una scuola con pericolo di crollo imminente e nessuno è venuto a dirci nulla? Del resto esistono molti modi per mettere in sicurezza provvisoria un edificio senza la necessità di sgomberarlo, a meno che non ci sia un’esplicita dichiarazione d’inagibilità. Anche lo studio di fattibilità dello studio Badoino (del novembre del 2017) non fa certo emergere la necessità di un abbandono repentino della scuola, ma parla chiaramente di realizzare degli interventi di messa in sicurezza. Esiste una cantieristica del provvisorio, del costruire per porzioni e del costruire in sicurezza per chi utilizza le porzioni non soggette a interventi; così non fosse per ogni campanile o facciata pericolante andrebbero chiusi interi quartieri. Forse è stata decisa la chiusura per il rischio sismico? Anche in questo caso si dimentica che gli edifici scolastici già dal 2013 (data dell’ultima proroga) inseriti negli elenchi della Regione (Delibera GR 1384/2003) avrebbero dovuto essere stati sottoposti a verifica di vulnerabilità sismica (art. 3 comma 3 OPCM 3274/2003). E tale verifica spetta al proprietario della scuola, cioè il comune”.

“Ricordo che se è obbligatoria la verifica di vulnerabilità sismica (sempre se la scuola è nell’elenco della Regione) non è mai obbligatorio l’intervento di adeguamento sismico conseguente. Per cui non si comprende perché nel preventivo pubblicato dai giornali appaia una voce di ben un milione e mezzo di euro di spesa. Perché terrorizzare i genitori con una vulnerabilità sismica da nessuno attestata come rischio imminente, quando non c’è alcun obbligo di adeguamento. Allora tutte le scuole di Ventimiglia (tranne Torri), non essendo adeguate sismicamente dovrebbero essere sottoposte a intervento. Che facciamo, in nome dell’urgenza chiudiamo tutto? Queste decisioni vanno prese in sintonia con le famiglie e il territorio, non basta affermare che la scuola è pericolosa servono certezza che il rischio sia reale tramite una certificazione d’inagibilità susseguente a certificato d’inidoneità statica, serve un edificio provvisorio alternativo, posto nelle vicinanze dell’attuale scuola, servono certezze che l’attuale edificio sarà soggetto agli interventi previsti dalla relazione dello studio Badoino nel tempo più breve possibile, serve chiedere contributi alla Regione affinché si intervenga. Serve anche avere la certezza che la scuola rimarrà nel centro storico con l’attuale edificio. Vale la pena ricordare che l’art. 8 comma 6 della legge 23 già citata afferma che ‘gli immobili sui quali sussiste il vincolo di interesse storico-artistico utilizzati come sede di istituzione scolastica, previo accertamento del vincolo stesso ai sensi delle norme vigenti, non possono essere soggetti a trasferimento né della proprietà né della destinazione’. Costruendo una nuova scuola che destino potrebbe avere l’attuale edificio se non sarà possibile poterlo cedere a terzi o dargli un uso alternativo?”

“Forse – termina la dirigente - è stata decisa la chiusura per la sentenza della Cassazione Penale n. 190/2018? Tale sentenza (di là del fatto che le sentenze non sono certo una norma) è rivolta agli edifici scolastici per i quali è stata accertata un’alta vulnerabilità sismica o è stato emesso un certificato che attesta l’inidoneità statica ed è stato già disposto un sequestro preventivo. Allora viene da chiedersi se sull’edificio di Ventimiglia alta non ci sia stata una dichiarazione di alta vulnerabilità sismica o un certificato di inidoneità statica dal quale emerga medesima considerazione o, peggio, non ci sia stato già un sequestro preventivo. Perché realmente così fosse sarebbe opportuno venire a conoscenza degli atti esistenti in merito, così non fosse prima di procedere con la chiusura del plesso sarebbe stato opportuno procedere con l’incarico a un tecnico di redigere il predetto certificato di idoneità statica”.